WORLD B. FREE - LʼUtopia del Mondo Libero


di DANIELE VECCHI
Old Timers -  Quando la NBA era lʼAmerica

Innanzi tutto una precisazione. Voci narrano che fu lo stesso Lloyd B. Free a rinominarsi World B. Free, per ostentare nellʼuniverso la convinzione di essere il più grande giocatore del mondo. Tutto questo non corrisponde a verità, il nickname “World” risale ai tempi in cui Free era uno dei dominatori dei playground di New York, e il soprannome gli fu affibbiato al Rucker Park da Herb Smith, colui che ha ribattezzato decine di giocatori durante le infuocate sfide sulla 155th Street negli anni Settanta. “World”, mondo, perché Free, libero, volava con i suoi 112 centimetri di elevazione a schiacciare dopo un 360°. 

Nato il 9 dicembre 1953 nella bellissima quanto pericolosa Savannah, in Georgia, Lloyd Bernard Free ben presto si trasferisce a Brooklyn, New York, più precisamente a Brownsville, uno dei quartieri più degradati e malfamati della città. Ma Lloyd lì è una stella, e nessuno si sognerebbe mai di molestarlo o di fargli del male, perché lui è il vero e unico orgoglio di Brownsville. 

Le sue evoluzioni sul cemento e soprattutto alla Canarsie High School di Rockaway Boulevard fanno il giro della città e arrivano agli scout universitari, sempre alla ricerca di talenti newyorkesi da domare, e da incanalare nel gioco di squadra. Il più grande pregio e difetto di World B. Free è infatti quello di non passare mai la palla, di tirare sempre, senza soluzione di continuità. Lloyd è un attaccante devastante, difficile da gestire, ma impossibile da fermare. 

Alla fine del liceo, nonostante le grandi prestazioni con la Canarsie HS, Lloyd viene però snobbato dalle grandi università, poco fiduciosi nelle capacità di adattamento al gioco di squadra di un giocatore così tipicamente newyorkese, ovvero poco avvezzo agli schemi e propenso a vincere le partite da solo. La spunta così il Guilford College di Greensboro, North Carolina, ateneo di Division I che disputa il NAIA Tournament, torneo che pare fatto apposta per lʼimmenso talento offensivo di Free. 

Già da freshman trascina Guilford alla vittoria del torneo, con logica nomina a MVP del NAIA per il già “World” B. Free, mattatore nella vittoriosa cavalcata dei Quakers. 

Nonostante il NAIA Tournament sia ben lontano dal grande basket di college, Free viene scelto al secondo giro (23ª chiamata) del Draft NBA 1975 da una squadra che pian piano stava riprendendosi due anni dopo la stagione più disastrosa nella storia della NBA, i famigerati Sixers del 1972-73 (9 vinte e 73 perse). 

Al suo anno da rookie, nonostante fosse impiegato con il contagocce da coach Gene Shue (che per formazione ed esperienza non ha mai apprezzato i giocatori troppo offensivi ed egoisti, specie se newyorkesi), mantiene una media di 8.3 punti a partita, facendosi sempre trovare pronto ogni qualvolta veniva chiamato in causa. 

La svolta per i Sixers si ha nella stagione 1976-77, con lʼarrivo in Pennsylvania di Julius “The Doctor” Erving, strappato a suon di (6) milioni di dollari ai New York Nets della ABA. E pronto per riportare i Sixers al titolo NBA dieci anni dopo lʼultimo, risalente allʼepoca di Wilt Chamberlain, nel 1967. 

Quella stagione sarà indimenticabile per i Sixers, in tutti i sensi. Philadelphia dà spettacolo per tutta la regular season, chiusa con un record di 50 vinte e 32 perse, ma soprattutto portandosi in giro la fama di essere uno show itinerante. «Eravamo una gara delle schiacciate prima ancora che la partita cominciasse – ricorda World –. Il momento più emozionante della serata erano le nostre linee di riscaldamento. Poi cominciava la partita, e non eravamo niente male neanche lì». 

Julius Erving, 21.6 punti a partita; George McGinnis 21.4, Doug Collins 18.3 e World B. Free 16.3 punti in 29ʼ di impiego medio. Queste le devastanti armi offensive dei Sixers di quellʼanno, prima che accada lʼirreparabile. Nelle Eastern Conference Finals contro gli Houston Rockets, Free riceve un duro colpo che gli fa collassare un polmone e lo terrà fuori dal resto della serie, che però i Sixers vinceranno lo stesso, per 4-2. 

World torna nel roster per la Finale NBA contro Portland, ma in pratica non mette piede in campo. Bill Walton domina la serie e dopo il 2-0 dei Sixers nelle prime due gare allo Spectrum di Philly, in casa i Trail Blazers – allenati da un philadelphiano doc come Jack Ramsey – centrano quattro vittorie consecutive e si infilano al dito lʼanello di campioni NBA. Eloquenti le parole di Erving dopo la sconfitta: «Non voglio cercare scuse, ma sono sicuro che avremmo vinto noi il titolo se avessimo avuto Lloyd in condizione di giocare. Se è in forma, nessuno lo può fermare». Forse The Doctor voleva in realtà cercare scuse, ma rimane il fatto che Free era un fattore fondamentale nellʼattacco dei 76ers. 

Dopo unʼaltra buona stagione con Phila nel 1977-78 (sconfitta in Finale della Eastern Conference contro i Washington Bullets futuri campioni NBA), chiusa a 15.7 punti in 27 minuti di media a partita, Free viene ceduto ai San Diego Clippers. Finalmente leader offensivo della squadra, cosa che non accadeva a Philadelphia, con i tanti galli nel pollaio di coach Cunningham, il talento cresciuto a Brownsville impenna il proprio rendimento offensivo. Capace di segnare da qualsiasi posizione (con un tiro da lontanissimo ad amplissima parabola), di penetrare in area e di giocare efficacemente in post basso, Free in maglia Clippers si scatena: due volte secondo miglior realizzatore della NBA (28.8 punti per gara nel 1978-79, 30.2 nel 1979-80) sempre dietro George “Iceman” Gervin dei San Antonio Spurs. Nonché giocatore con il maggior numero di falli subiti e di tiri liberi tentati e realizzati, sintomatologie classiche del giocatore immarcabile. 

Da questʼultima stagione, nella NBA viene introdotto il tiro da tre punti, potenzialmente unʼarma devastante per il gioco di Free, abituato a tirare da distanze inimmaginabili. Lloyd, però, non è facilmente gestibile, e fa impazzire gli allenatori che si trovano a negoziare con lui un qualsiasi schema offensivo. 

Dopo le due stagioni al confine con il Messico, World B. Free viene infatti ceduto ai Golden State Warriors e anche lì non si fa pregare per mettere la palla arancione dentro il canestro. Poco più di due anni nella Bay Area a 23.6 punti di media, come a San Diego senza però mai raggiungere i playoff, e dopo 19 partite della stagione 1982-83, la sua terza a Oakland, eccolo ai Cleveland Cavaliers, la peggior squadra della lega, con una situazione critica anche a livello di pubblico, come racconterà lo stesso Lloyd: «Tutti mi hanno sempre detto: “Se un giorno verrai ceduto a Cleveland, quella sarà la tua ultima squadra, perché dopo non potrai più riprenderti dallo squallore e dalla tristezza della città e dellʼambiente”. Ma io non mi sentivo ancora pronto per chiudere la carriera. Quando arrivai ai Cavaliers cʼerano solo Phil Hubbard e un paio di journeymen (mestieranti, nda). Alle partite cʼerano dodici persone, e la prima cosa che mi sono detto è stata: devo fare qualcosa per aiutare questa franchigia». 

Piano piano World trasforma la peggiore franchigia NBA in una squadra da playoff. Nella stagione 1984-85, sotto la guida di un giovanissimo coach, il 33enne George Karl, dopo un tragico inizio da 2 vittorie e 19 sconfitte e un parziale di 34-27, acchiappa lʼultimo posto valido per la postseason. E lì prova a mettere i bastoni tra le ruote ai titolatissimi Boston Celtics di Larry Bird, che vincono 3-1 una serie in cui entrambe le squadre segnano lo stesso totale di punti, tanto per sottolineare quanto i Cavs abbiano messo in difficoltà i campioni uscenti. Lloyd chiude da mattatore la serie (26.3 punti e addirittura 7.8 assist di media nella serie) e la stagione (22.5 punti di per gara), dimostrando di essere un leader e di poter migliorare il proprio rendimento anche nei playoff. 

Dopo unʼaltra stagione produttiva per lui (23.6 punti per gara) ma negativa per i Cavs (29 vinte e 53 perse), Free torna per una stagione ai Sixers, nei quali parte dalla panchina e gioca poco, prima di chiudere la carriera NBA nel 1986-87 con gli Houston Rockets, anche lì senza trovare troppo spazio. 

Nel 1986, prima di andare ai Rockets, World B. Free era stato Giocatore dellʼanno nella USBL, trascinando al titolo i Miami Tropics con il suo gioco offensivo, ancora di unʼaltra categoria. Oggi Lloyd è Ambassador of Basketball per i Philadelphia 76ers, portatore di saggezza cestistica nelle scuole, nei camp e nei playground nella Città dellʼAmore Fraterno. 


WORLD B. FREE (Lloyd Bernard Free) 

Ruolo: guardia 
Nato: 9 dicembre 1953, Atlanta, Georgia (USA) 
High school: Canarsie (Brooklyn, New York) 
Statura e peso: 1,87 m x 83 kg 
College: Guilford College (1972–1975) 
Draft NBA: 2º giro, 23ª scelta assoluta 1975 (Philadelphia 76ers) 
Pro: 1975-1991 
Carriera: Philadelphia 76ers (1975-1978), San Diego Clippers (1978-1980), Golden State Warriors (1980-1982), Cleveland Cavaliers (1982-1986), Philadelphia 76ers (1987-88), Miami Tropics (USBL, 1987), Houston Rockets (1987-88), Atlanta Eagles (USBL, 1991) 
Riconoscimenti: NBA All-Star (1980), All-NBA Second Team (1979) 
Cifre NBA: 
punti: 17.955 (20,3 PPG) 
rimbalzi: 2.430 (2,7 RPG) 
assist: 3.319 (3,7 APG) 
Numeri: 21, 24, 12 

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