MARK EATON - La leggenda del re stoppatore


di DANIELE VECCHI
Old Timers -  Quando la NBA era lʼAmerica
https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php

Un buontempone con discreti poteri mediatici, tanti, tanti anni fa, aveva spacciato tra gli appassionati di basket NBA una singolare, ma accattivante, leggenda metropolitana, ossia che Mark Eaton, centrone degli Utah Jazz, fosse colui che stava dentro il gigantesco Chewbacca, il Wookie fido compagno di Han Solo (Harrison Ford) nella trilogia di Guerre Stellari. Quella “vera”, quella degli anni Ottanta. Il buontempone aveva messo in giro questa voce, mai smentita, che dagli ignari adolescenti di allora, grandi appassionati del grande sport d’oltreoceano e giocoforza impossibilitati (per mancanza di strumenti mediatici e di fonti autorevoli) a verificarne lʼattendibilità, era stata presa come un dato di fatto, una verità assodata (altre fonti forse meglio informate hanno poi suggerito che l’uomo dentro Chewbacca fosse Mark McNamara, meteora NBA in maglia Sixers). 

Mark Eaton è stato il primo big man nella storia moderna della NBA (il primo, negli anni Quaranta-Cinquanta, fu George Mikan con i suoi 2 metri e 8 centimetri), o perlomeno quello di gran lunga più alto. Gli altissimi di quel periodo erano Kareem Abdul-Jabbar (2.16) e Wayne “Tree” Rollins (2.14), e il lunghissimo Eaton con i suoi 2 metri e 22 centimetri, così “bianco” e con quelle braccia che sembravano due infiniti tentacoli, era ancora più impressionante da vedere. 

Nonostante la statura spropositata fin dalla giovanissima età, a Mark Eaton incredibilmente non è mai stato proposto di giocare a basket, né lui ha mai espresso il desiderio di indossare pantaloncini e canotta per correre dietro a un pallone a spicchi. Più che altro Eaton aveva un futuro come centroboa di pallanuoto, sport in cui eccelleva da adolescente. Risparmiandoci le classiche, ultra-riciclate battute tipo che «a pallanuoto era avvantaggiato, perché non doveva restare a galla, toccava», Mark già allora aveva una grande passione per lʼagonismo, ma nonostante la prestanza fisica il suo sport sembrava proprio non essere il basket. 

Nato a Inglewood, California, il 24 gennaio 1957, dopo essersi diplomato alla Westminster High School ed essere diventato un bravo meccanico in Arizona, Eaton si avvicina alla pallacanestro grazie al “solito” assistant coach di passaggio. Stavolta è il turno di Tom Lubin, assistente allenatore al Cypress Junior College, che vide Eaton fare due tiri in partitella al playground, tra gli stupefatti sguardi dei bambini che guardavano quel pennellone di oltre 2 metri e venti cimentarsi un po’ goffamente sotto un canestro. Mark fu convinto da Lubin a giocare per il Cypress College, e mai decisione fu più giusta. Ma la strada verso la costruzione del Mark Eaton giocatore ad alti livelli perlomeno accettabile era ancora lunga e tortuosa. 

Dopo due discreti anni a Cypress (14.3 punti di media), per Eaton arriva la prima “grande occasione”, la gloriosa casacca true blue and gold dei Bruins di UCLA, che lo chiamò con una borsa di studio per i rimanenti due anni di college, magari non per rinverdire i fasti di Lew Alcindor o di Bill Walton, ma per dare presenza e sostanza sottocanestro. In due stagioni in mezzo all’area del Pauley Pavilion, Eaton però fallì completamente. Nella stagione da senior, 42 minuti in totale, con misere medie di 1.3 punti e 2 rimbalzi in 11 partite. Non proprio le cifre di una futura scelta NBA. 

Invece al Draft del 1982 qualcuno credette di riuscire a fare del ruvido Eaton un solido giocatore degno della miglior lega al mondo. A Salt Lake City arrivò infatti Frank Layden, che nel nativo di Inglewood vide un giocatore su cui puntare e poter lavorare. Chiaro, i Jazz credevano in Eaton ma non poi tantissimo (Utah scelse con il numero 3 Dominique Wilkins, salvo poi cederlo poco dopo ad Atlanta in cambio di John Drew e Freeman Williams, non esattamente la mossa del secolo), visto che lo chiamò al quarto giro, al numero 72. Ma sono in molti a pensare che, se i Jazz di Layden non avessero scelto Eaton, nessunʼaltra franchigia lo avrebbe fatto. 

Mark nella NBA giocò undici stagioni, tutte negli Utah Jazz, non fu mai un grande realizzatore (6 punti per gara), non ebbe mai una grande percentuale ai tiri liberi (64%) né dal campo (45%), soprattutto per la tipologia di conclusioni che un centro di 2 metri e 22 si prende, fu però un discreto rimbalzista (quasi 8 di media). 

Non fosse per tutte quelle cose che non vengono riportate nel foglio delle statistiche, la carriera NBA di Mark Eaton sarebbe stata solo discreta, senza infamia e senza lode, priva di particolari riconoscimenti. Invece, sin dal suo arrivo nella lega, dimostrò innate doti difensive e una straordinaria propensione a negare l’accesso a canestro agli avversari. Le cifre che più la dicono lunga sul potere di intimidazione dell’ex meccanico losangeleno sono quelle sulle stoppate, 3.5 di media (la più alta nella storia della NBA), con punte massime nelle stagioni 1984-85 (5.6) e 1985-86 (4.6). Defensive Player of the Year 1984-85 e 1988-89, leader delle stoppate per quattro stagioni, Eaton diventò una colonna portante dei Jazz degli anni Ottanta, dando un fondamentale contributo difensivo alla squadra di Frank Layden, che aveva in Karl Malone e John Stockton due giocatori emergenti che avrebbero fatto dei Jazz una delle migliori squadre NBA per moltissimi anni. E con la sua mentalità vincente, la grande etica del lavoro e il forte peso psicologico che aveva nello spogliatoio dei Jazz, Eaton ha contribuito a “forgiare” il giusto atteggiamento dei due immensi Hall-of-Famers che, a Salt Lake City, hanno fatto la storia del basket. 

Mark si è quindi dimostrato saggio nella vita e anche sul campo, soprattutto nei suoi ultimi anni di carriera, quando, martoriato dagli infortuni alle ginocchia e con cronici problemi alla schiena, vide il suo rendimento lentamente affievolirsi, il che però non gli impedì di restare concentrato sulla squadra, lavorando sulla crescita soprattutto psicologica e comportamentale dei compagni in maglia Jazz. 

Il gonfalone raffigurante il suo «53», numero ritirato con una bellissima cerimonia il 1° marzo 1996, è appeso al soffitto della Energy Solutions Arena a Salt Lake City. Oggi Mark Eaton è un creativo a tutto tondo, anchor-man, proprietario di raffinati ristoranti (come il “Tuscany”, in italiano Toscana), oratore, scrittore e, in generale, convinto assertore del “credere in se stessi”, filosofia che ha sperimentato sulla propria pelle, riuscendo a rimettersi continuamente in gioco e a diventare un grande giocatore NBA. 


MARK E. EATON 

Ruolo: centro 
Nato: 24 gennaio 1957, Westminster, California (USA) 
High school: Westminster (California) 
Statura e peso: 2,22 m x 135 kg 
College: Cypress Junior College (1978-1980), UCLA (1980-1982) 
Draft NBA: 4º giro, 3ª scelta, 72ª assoluta, 1982 (Utah Jazz) 
Pro: 1982-1993 
NBA: Utah Jazz (1982-1993) 
Riconoscimenti: 2 NBA Defensive Player of the Year (1985, 1989), NBA All-Star (1989), 3 NBA All-Defensive First Team (1985-1986, 1989), 2 NBA All-Defensive Second Team (1987–1988), 4 classifica stoppate NBA (1984, 1985, 1987, 1988), numero 53 ritirato dagli Utah Jazz 
Cifre NBA: 
punti: 5.216 (6 PPG) 
rimbalzi: 6.939 (7,9 RPG) 
stoppate: 3.064 (3,5 BPG) 
Numero: 53 

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