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Visualizzazione dei post da ottobre 5, 2017

La caliente Semana Catalana di Piqué

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Referendum e lacrime la domenica a Barcellona. Fischi e insulti all'allenamento in nazionale il lunedì alla Ciudad del Futbol di Las Rozas, a Madrid. La conferenza stampa più difficile in carriera, sempre nella Coverciano spagnola, il mercoledì. L'Albania al "Rico Perez" di Alicante il venerdì. Che settimana, per Putxi; al secolo Gerard Piqué Bernabéu, con l'ex gemello Carles Puyol lo yin e lo yang del barcelonismo, e dell'identità stessa della regione. La Semana Catalana - una volta - era soltanto una demi di ciclismo. Una mini-semiclassica a tappe che la Catalunya ha celebrato con orgoglio per 42 anni, dal '63 al 2005, con solo una interruzione: nel 1980. Cinque anni dopo la morte del Generalìsimo: Francisco Franco. Prima di questa semana catalana, il bollente inizio d'ottobre 2017, era stato quello - la cosidddetta Transició democràtica espanyola - il periodo più difficile vissuto dalla Catalogna nel post-dittatura. Sessantadue anni è dur

L’avanzata del separatismo

A causa della crisi economica e dell’intransigenza di Madrid, in pochi anni un movimento marginale si è esteso a tutti i settori della società Cécile Chambraud, Le Monde, Francia Nel suo ufficio nel palazzo della Paeria, Angel ros, il sindaco della città di Lleida, mostra l’ultima lettera di minacce che ha ricevuto. tra i tanti insulti rivolti al sindaco socialista della sesta città della Catalogna c’è anche “franchista”. In serata sotto le sue inestre centinaia di dimostranti coprono la facciata dell’edificio di manifesti indipendentisti e chiedono le sue dimissioni, accusandolo di essere un botifler , un traditore della nazione catalana, un insulto che risale alla guerra di successione spagnola (1701-1714). Da quando è stato indetto il referendum sull’indipendenza è diicile essere un sindaco socialista in Catalogna. I socialisti catalani erano contrari alla consultazione, che violava la costituzione spagnola. Criticavano l’immobilismo del governo conservatore spagnolo di

DA MADRID - Rispondere con fermezza

Il premier Mariano rajoy deve mettere da parte le esitazioni e ristabilire l’ordine, scrive il quotidiano conservatore El Mundo, Spagna Il sistema di decentramento basato sulla costituzionale del 1978; cessioni di competenze in settori cruciali come l’istruzione; la politica di pacificazione portata avanti da diversi governi di fronte a un nazionalismo insaziabile: niente di tutto questo è bastato a mettere un limite alla slealtà dell’indipendentismo catalano , diventata ormai una sfida che mette a rischio la convivenza . Davanti a questa sida non hanno più ragione d’esistere atteggiamenti come quello di Pedro Sánchez, segretario del Partito socialista spagnolo : Sánchez ha invitato a dialogare con dirigenti che con il loro comportamento ingiustificabile hanno calpestato l’ordine legittimo. Rompere l’unità del blocco costituzionalista è un errore gravissimo. Ma la responsabilità del comando ricade sul premier. Nessuno capisce cosa stia aspettando il capo del governo spagnolo

La rivolta catalana

L’uso della forza per impedire il referendum sull’indipendenza del 1 ottobre ha alimentato l’ostilità della Catalogna al governo spagnolo. Ora gli spazi per una trattativa sono ridotti al minimo e i due fronti sono sempre più lontani di José Miguel Catalayud, New Statesman, Regno Unito Alle 8.30 di domenica primo ottobre , a Barcellona e nel resto della Catalogna la situazione appariva tempestosa, in senso metaforico e letterale. Giorni di estate tardiva e manifestazioni festose avevano lasciato il posto a un cielo coperto e a un’atmosfera di tensione nelle strade e soprattutto in alcune scuole, che alle 9 avrebbero dovuto aprire per permettere ai catalani di votare al referendum sull’indipendenza.  Il voto era stato dichiarato incostituzionale dalle autorità spagnole , che avevano cercato in tutti i modi di impedirne lo svolgimento. Ma nonostante gli arresti e il sequestro delle urne e delle schede elettorali, il governo catalano aveva ribadito che il referendum ci sareb

DA BARCELLONA - La strada è segnata

El Punt Avui, Spagna L’immagine di migliaia e migliaia di persone che hanno dato un esempio di dignità civile e hanno affrontato ogni avversità – compresa la violenza gratuita – per poter esercitare il diritto di voto è destinata a commuovere l’opinione pubblica democratica in tutta l'Europa, Spagna inclusa. Mariano Rajoy però continua a negare la legittimità del referendum del primo ottobre e minaccia ancora più repressione. Il governo spagnolo ha reagito come ci si attendeva, perché non ha alcun progetto. Questa mobilitazione civile merita una risposta dall’Europa, perché il caso della Catalogna ne chiama in causa i valori fondamentali. La Catalogna si è guadagnata il diritto a essere ascoltata e riconosciuta quando sarà il momento. Un momento che arriverà al termine di un processo lungo e complesso, ma ormai avviato, e che avrà bisogno di una grande partecipazione civile. La Spagna si accorgerà sulla propria pelle che la Catalogna è il suo principale motore. La Cata

Catalogna, lunedì sì all’indipendenza «Il re ci ha deluso»

Il presidente catalano Puigdemont prepara la dichiarazione unilaterale  Madrid: «Rinunci».  No alla mediazione del Podemos di Filippo Maria Ricci @filippomricci CORRISPONDENTE DA MADRID - Gazzetta dello Sport, 5 ottobre 2017  Quattro giorni per trattare . Poi lunedì alle 10 il Parlament catalano si riunirà per discutere dei risultati del referendum di domenica e potrebbe dichiarare l’indipendenza in maniera unilaterale .  Questa almeno è l’idea della Cup , il partito della sinistra indipendentista , che ieri ha reso pubbliche le proprie intenzioni per bocca della deputata Mireia Boya: lunedì chiederanno l’applicazione dei risultati del referendum e quindi di fatto la dichiarazione d’indipendenza, attivando misure preventive per andare avanti anche in caso di arresti dei deputati . Martedì in un’intervista alla BBC il presidente del Govern catalano Carles Puigdemont aveva detto la stessa cosa. VERSO LA DUI  Ieri Puigdemont ha letto un messaggio alla nazion

Piqué, l’indipendentista spagnolo

Controversa conferenza del difensore catalano: «Gioco in Nazionale, ma non sono incoerente» di FILIPPO MARIA RICCI Gazzetta dello Sport, 5 ottobre 2017 Domenica le lacrime, lunedì i fischi e gli insulti, ieri le parole . Gerard Piqué è il suscettibile centro di gravità permanente della Spagna che domani giocherà contro l’Albania, una partita di cui nessuno parla.  Piqué ci ha messo la faccia, ha insistito più volte sui termini rispetto e dialogo ma ha fallito in quella sua idea un po’ paracula di provare a convincere e abbracciare tutti. Gerard si sente catalano ma vuole giocare con la Spagna, flirta con l’indipendenza catalana ma non vuole inimicarsi coloro che la vedono come un colpo di stato, passa dalla difesa della creazione di un nuovo Stato come la Catalogna alla rivendicazione della globalità di un mondo senza confini rappresentata dai suoi figli multinazionali, viene scorticato di fischi ogni volta che esce dalla sua regione ma dice che invitandoli a cena convince