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Visualizzazione dei post da agosto, 2016

Qualificazioni Conmebol, la Russia è lontana

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Neanche il tempo di asciugarsele, quelle lacrime di gioia per il primo oro olimpico del Brasile, che l'ex capitano Neymar torna alla Seleção maggiore con un unico obiettivo: Russia 2018. Due anni dopo lo storico mineirazo visto da spettatore per l'entrataccia di Zuniga, o' Ney si riprende la amarelinha che più conta per trascinarla al prossimo mondiale in un girone sudamericano con gerarchie tutt'altro che definite dalle due Copa América vinte in due anni sempre ai rigori, sempre dal Cile, sempre contro l'Argentina. I campioni del continente affrontano in trasferta il Paraguay (che ha 9 punti come il Brasile), mentre la prima Seleccion di Bauza giocherà in casa il derby del Rio de la Plata contro l'Uruguay di Suárez con il rientrante Messi ma senza Higuaín - che el Patón richiamerà quando, parola del nuovo Ct, il Pipita si sarà rimesso in forma dopo una lunga estate calda. Nel 4231 blanquiceleste ballottaggio "italiano" tra Banega e Dybala per lo s

Peña Cabarga, il solito volo di Froome

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Il passero Froome, il condor Quintana e il colibrì Chaves: tutti e tre lassù dove osano le aquile. E anche il vecchio Pistolero Contador. Vincendo ai 565 metri di Peña Cabarga, il britannico nato in Kenia spiccò al volo alla Vuelta 2011, corsa in appoggio a un Bradley Wiggins in difficoltà.  Cinque anni dopo, con una stagione di caccia già da leggenda con Tour e secondo bronzo olimpico consecutivo a cronometro, Chris Froome ha fatto capire al clan dei colombiani che sì, può essere lui il terzo della storia (dopo Anquetil '63 e Hinault '78) a vincere, nello stesso anno, i giri di Francia e Spagna. Negli ultimi due km della 11esima tappa, all'indomani del primo dei due riposi, a scatenare la bagarre è stato Chaves, ripreso ai 700 metri dai big, che si sono giocati l'ascesa allo sprint: a spuntarla è stato il capitano del team Sky, che festeggia in maglia bianca di viceleader della combinata proprio davanti a Quintana, che conserva quella rossa in cima alla gener

João Havelange: the iron hand in an iron glove

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http://thesefootballtimes.co/2015/05/30/joao-havelange-the-iron-hand-in-an-iron-glove/ 05/30/2015 The bags around his eyes droop like a weary basset hound. Liver spots creep steadily across his brow and cheeks. Although there are still some wispy strands of silver atop his head, they are becoming fewer and fewer, and the lines drawn across his forehead should tell many stories. It is strangely difficult to read Jean-Marie Faustin Godefroid de Havelange’s face, however. His steely, piercing dark eyes throw you off balance for a moment, but a moment is all Havelange has ever needed – this is the self-made man who rose from a comfortable upbringing to work as a lawyer and vice president of two Brazilian bus companies and eventually become arguably the most influential man in the world. Europe and Latin America are worlds apart, and yet tied inextricably together by the world’s most popular religion. If football could be indeed considered thus, then without question Havelange would ha

Conte, buona la Premier

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L'esultanza è sempre quella, sono cambiati il contesto, lo scenario. Non il sacro fuoco, la fame di vittoria. E' arrivata, la vittoria, con il primo amore: il 4-2-4, l'all-in a 5' dalla fine cambiando gli esterni (Pedro e Moses per Willian e Hazard) e rischiando tutto col doppio centravanti: dentro Bathsuayi accanto a Diego Costa. E proprio quei due hanno combinato l'azione del 2-1, con la sponda del colpo da 33 milioni di sterline per il gol numero 33 in 55 gare coi Blues del brasiliano naturalizzato spagnolo. Prima, però non è che fosse andato tutto liscio. Se il suo esordio in Premier è vincente, Conte lo deve anche al rigore di Hazard regalato - curiosità - da Antonio, esterno alto che Bilic ha schierato terzino. Il ruolo che era stato una delle poche lacune nella magica scorsa stagione degli Irons.A gennaio era arrivato dal Leeds per 6 milioni di sterline il 22enne Sam Byram, che Bilic tardivamente fa entrare punendo Antonio anche per colpe non solo sue.

Emirates show, reds in groppa a Klopp

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Dieci anni di Emirates Stadium non potevano essere celebrati meglio. Per i Gunners, risultato a parte, of course. Una magnifica cornice, e un bellissimo big-match già alla prima giornata: Arsenal e Liverpool hanno regalato errori ed emozioni in serie. E il 4-3 finale dei reds fa presagire una stagione in cui entrambe saranno protagoniste, anche se la storia insegna che difficilmente - squadre che dietro concedono così tanto - alla fine diventano campioni. L'Arsenal, al solito, avevo illuso: nel giro di un minuto, Walcott dimostrava il peggio e il meglio del repertorio. Rigore (su fallo del solito Moreno) parato da Mignolet e destro nell'angolo lontano dopo magnifico stop a seguire su magia di Iwobi, nipotino d'arte di Jay Jay Okocha. Poi, s'è acceso Philippe Coutinho e il Liverpool in dieci minuti ha dilagato: prima la punizione al sette dell'ex vizcaino e Inter; poi Lallana - su assist di Wijnaldum - ha riscattato il pallone perso sul gol preso; e di nuovo Cout

Piccoli Bosman crescono

In principio fu l’inglese George Eastham, se non il primo, uno dei pionieri capaci di sfidare, nel 1960, lo strapotere dei club. Nel ’56 era stato ceduto dai nordirlandesi dell’Ards al Newcastle United e dopo tre anni voleva lasciare il nord-est ma la dirigenza gli negò il trasferimento. Eastham, per tutta risposta, si ritirò. L’anno dopo, la sua vecchia squadra si accordò per cederlo all’Arsenal ma Eastham portò il caso all’Alta Corte di Giustizia, e il giudice Wilberforce dispose che essendo quel sistema-trasferimenti «un’immotivata restrizione del mercato», o il club riassumeva Eastham o doveva lasciarlo libero senza pretendere indennizzi.  Nel giugno ’98 la cestista polacca Lilia Malaja firma per lo Strasburgo, che ha già due giocatrici extra-comunitarie. La Federbasket locale annulla il tesseramento e il presidente del club alsaziano si appella all’accordo fra Polonia (più altri 23 Paesi) e UE del 16 dicembre 1991, relativo alla circolazione di lavoratori nell’ambito SEE (Spa

FOOTBALL PORTRAITS - Bosman, il partigiano Jean

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 Anniversari/Dieci anni di “Bosman” (1995-2005) È diventato suo malgrado il simbolo della “resistenza” dei calciatori contro lo strapotere dei club. E del viceversa. Vinta la battaglia legale, il belga ha perso quella della vita: affetti, soldi, una casa e quel che più amava, il calcio. Ma rifarebbe tutto… di Christian Giordano © Guerin Sportivo © Per i più giovani urge un distinguo. Il Bosman bravo si chiama Johnny ma era un altro: il possente ex nazionale olandese Anni 80, scuola Ajax, finalista di Coppa delle Coppe ’88 contro i belgi del Malines, un Europeo vinto lasciando il posto a van Basten. Quello famoso invece è un ex modesto centrocampista belga, classe 1964, di nome Jean-Marc. Dieci anni fa, senza volerlo, ha cambiato il calcio per sempre e si è rovinato la vita. Ha vinto la battaglia legale, ma ha perso molto: la moglie Carol (che l’ha lasciato nel 2000 causa anche l

Premier, primo sabato del villaggio globale

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C'è pareggio e pareggio, e ce ne sono stati tanti in questa apertura di Premier League: tre su sette, tutti per uno a uno. E sarebbero stati quattro se a 3' dalla fine - con l'autogol tanto goffo quanto sfortunato di Paddy McNair - il Sunderland non avesse regalato al Pep i tre punti nel soffertissimo, sul piano del gioco, esordio del Manchester City ancora assai poco guardioliano. Ma se la laboriosa gestazione di un nuovo progetto tattico, e specie con l'ex Barça e Bayern al comando, sorprende poco, ci si aspettava di più dal secondo Leicester di Ranieri, che dell'ingranaggio campione ha perso solo un pezzo, per quanto importante, come Kanté, finito al Chelsea di Conte che invece debutterà nel Monday Night in casa contro il West Ham. Le Foxes si sono fatte impallinare dalla meraviglia "à laDjorkaeff" della quale si contendono la paternità Adama Diomandé e Abel Hernández , con l'ex Palermo più veloce a esultare e il norvegese, cui verrà assegnato i

FOOTBALL PORTRAITS - Cesarini, i diari del Cè (2006)

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AMAZON https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 SPOTIFY https://open.spotify.com/episode/6vV5AE1UGN8caJ1mu1yvMO Storia e mito di un Maestro di calcio e di vita e di un’altra epoca, quando lo stile-Juventus non era soltanto un’astrazione ma una splendida realtà, anche e non solo vincente di CHRISTIAN GIORDANO © Guerin Sportivo © "La cosa più simile alla vita? Un campo di calcio. Lì ci sono tutti i personaggi". Come nella vita, non sorprende che anche lì quelli che vale la pena di conoscere siano pochi, e maledettamente difficili da trovare. Deve quindi esserci qualcosa di speciale sui dolci pendii che proteggono Senigallia (Ancona) prima che essa si conceda al quieto Adriatico.  Proprio lì, nella frazione di Castellaro, l'11 aprile 1906 comincia la straordinaria vicenda umana di Renato Cesarini, maestro di fútbol e di vita al quale da settant'anni si deve l'omonima "zona": gli ultimi istanti di gio

Leo resta, perché non se n'è mai andato

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Torna, ma non se n'è mai andato, Leo Messi dalla Seleccion. A soli 29 anni sarebbe stato assurdo per tutti, a cominciare da lui: la Pulga. Per il Mundo Deportivo , non sempre affidabilissimo ma storicamente vicino alle cose blaugrana, la prima missione di Edgardo Bauza, è compiuta: "il crack del barca ha comunicato" al neo Ct argentino " di voler continuare con la albiceleste, nonostante le dichiarazioni rilasciate lo scorso 27 giugno, subito dopo la finale di Copa América persa ai rigori contro il Cile. La seconda in due anni.  Mica sprovveduto el Paton : in presentazione, il 6 agosto, aveva subito detto "Non sono qui per convincere nessuno". Tre giorni dopo, viaggio e fuso orario compresi, era già a Barcellona e certo non per una vacanza in Costa Brava. Il successore del mai amato gerardo tata Martino ha parlato anche con capitan Mascherano. E come per incanto, la Pulce è tornata sui suoi rapidissimi e inafferrabili passi: Messi ha espresso l&#

Cancellara: The Book of Fabian

https://rouleur.cc/journal/riders/fabian-cancellara-interview 10.08.16 From his breakthrough performance at Paris-Roubaix in 2004 to his triple wins at both Roubaix and Flanders, the man they call Spartacus oozes class. Fabian Cancellara reflects on a fine career Words by Andy McGrath There are many great cyclists in history, but few classy ones. Class takes a career to construct, a consensus to maintain and a moment to erode. It can be gone in a ragged pedal revolution, the announcement of a positive doping test or even the pinch of a podium girl’s bottom. Aesthetics, comportment and quality on the bike matter, but the measure of the man is the foundation. In professional cycling, Fabian Cancellara epitomises class. He is an object of beauty, flowing round corners like a brook following the natural contours of the land. There is precious little battle between his body and bicycle, even at times of great stress. He goes with it, tames it, his torso all stillness, his whirring le

Cancellara, un addio d'oro

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"Ho lavorato duro, durissimo. Negli ultimi giorni ero tormentato dai dubbi. Poi sono riuscito a sintonizzarmi sulla gara: è stata la mia corsa perfetta"  - Fabian Cancellara La crono della vita come bacio d'addio. La carriera già leggendaria carriera di Fabian Cancellara non poteva avere epilogo milgiore: l'oro nella crono di Rio, il secondo nella specialità otto anni dopo Pechino 2008, quando vinse anche il bronzo nella gara in linea. Lo svizzero, a 35 anni, s'è goduto un'annunciata ultima stagione alla Kareem Abdul-Jabbar. Una festa itinerante per un campione amato e rispettato, e a volte tenuto come uno degli ultimi, veri sceriffi del gruppo. A Rio, dopo una partenza difficile, ha dominato i 54.6 km sotto la pioggia del circuito di Grumari, staccando di 47" l'olandese Tom Dumoulin, argento nonostante la frattura al radio subita al Tour, e di 1'02 il britannico Chris Froome che la Grande Boucle l'ha vinta. Un'altra impresa

Frank de Boer: un po' Cruijff e un po' Van Gaal

http://calcioolandese.blogspot.it/2011/01/frank-de-boer-un-po-cruijff-e-un-po-van.html di Chris Holter Finalmente l'Ajax ha di nuovo un allenatore che pensa, parla ed agisce come un ajacide; un allenatore che ha un (grande) passato biancorosso e che predilige il 4-3-3 con due ali, un centrocampista offensivo dotato del famoso killer instinct e un centrale difensivo capace di costruire il gioco. Frank de Boer era questo: un difensore dotato di grandissima visione di gioco, grazie alla quale ha vinto la Champions League, la Coppa Intercontinentale, la Supercoppa Europea, la Coppa UEFA, cinque titoli nazionali e due coppe d'Olanda. Da pochi giorni, Frank de Boer, dopo essere stato assistente di Bert van Maarwijk sulla panchina dell'Olanda al Mondiale di Sud Africa, è diventato l'allenatore dell'Ajax, ottenendo un contratto fino al 2014.  Uomo di fiducia di Johan Cruijff, fu scoperto dal leggendario numero 14 dell'Ajax quando giocava, insieme al fratello

Mou, Pogba & Ibra: Man Utd già da titolo

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Una settimana al via della Premier, un mese al derby col Man City del rivale storico Guardiola. Per il primo United di Mou non c'era tempo da perdere. Serviva un trofeo, subito, per dare e darsi un segnale: questa squadra, con gente come Ibra e Pogba, è condannata a vincere. Con Bailly, Pogba, Mkhitaryan e Ibra la spina dorsale è fatta, quindi. E nel teorico 4-2-3-1 caro a Mourinho, che però col Leicester è spesso deragliato nel 4-3-2-1 con Martial anche più avanzato di Ibra, chissà quanto spazio avranno i giovani lanciati da Van Gaal (cui Mou ha dedicato il Community Shield) e i veterani che sotto l'olandese erano finiti ai margini della rotazione. Fellaini che con un retropassaggio manda in porta Vardy.  Schweinsteiger, spedito ad allenarsi con i ragazzini. Mata, che van Gaal penalizzava all'ala e che proprio Mourinho spedì dal Chelsea allo United nel gennaio 2014. Lo Special One gli ha concesso l'ultima mezzora, ma in stagione difficilmente Mikitarian (costato

FOOTBALL PORTRAITS - Ronaldo: dopo Maradona, lui

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 Dopo Maradona, lui. Luiz Nazario de Lima. Per tutti, per sempre, Ronaldo. Perché Cristiano, in Brasile, sarà solo, e soltanto, "O portogues". Perché di Ronaldo ce n'è e ce ne sarà soltanto uno: il Fenomeno. Unico e solo, quindi irripetibile. Come le sue serpentine a velocità supersonica. Il centravanti del Terzo Millennio: un cyber-corpo venuto dal futuro, con la tecnica attaccata al passato. L'ultimo dei grandissimi. Più di van Basten. Meglio di Zidane. Ce ne accorgeremo fra vent'anni, quando ripenseremo al bambino catapultato dalla favela di Bento Ribeiro al gelo di Eindhoven, dalla paura del buio a quella della neve. Che non aveva mai visto. Come non si era mai visto un fuoriclasse così. Tanto grande quanto sfortunato. Primi calci "veri" nel São Cristóvão , l'esplosione nel Cruzeiro, il primo Mondiale, Usa '94, vinto da mascotte, a 17 anni come