Capello, mi spezzo ma non mi spiego
Otto-nove milioni l'anno per un altro pareggio, stavolta in casa, contro la Moldova; trentaquattro secondi dopo averla così faticosamente aperta, su rigore, quella maledetta scatola più nera che giallobù. E se neanche stavolta Fabio Capello dovrà dare spiegazioni alla Duma, il parlamento russo - come invece sembrava dopo il flop mondiale in Brasile - stavolta sarà lui a volere, a pretendere, spiegazioni. Una grande squadra non può subire gol, per di più su corner, mezzo minuto dopo averlo fatto e mentre sul tabellone dello Stadion Spartak ancora campeggiava l'immagine di Dzyuba, l'autore del vantaggio russo. Tantomeno una Squadra di Capello, confermato forse più dalla penale di 30 milioni che dalla piena fiducia del presidente federale Nikolai Tolstikh. Il grande problema di don Fabio, dopo 27 partite su quella panchina, è che la sua, ancora, squadra non è: attacca, attacca, ma sbaglia in proporzione, e prima o poi il golletto finisce per prenderlo. E poi il Grupp...