Capello, mi spezzo ma non mi spiego

Otto-nove milioni l'anno per un altro pareggio, stavolta in casa, contro la Moldova; trentaquattro secondi dopo averla così faticosamente aperta, su rigore, quella maledetta scatola più nera che giallobù. E se neanche stavolta Fabio Capello dovrà dare spiegazioni alla Duma, il parlamento russo - come invece sembrava dopo il flop mondiale in Brasile - stavolta sarà lui a volere, a pretendere, spiegazioni.

Una grande squadra non può subire gol, per di più su corner, mezzo minuto dopo averlo fatto e mentre sul tabellone dello Stadion Spartak ancora campeggiava l'immagine di Dzyuba, l'autore del vantaggio russo. Tantomeno una Squadra di Capello, confermato forse più dalla penale di 30 milioni che dalla piena fiducia del presidente federale Nikolai Tolstikh.

Il grande problema di don Fabio, dopo 27 partite su quella panchina, è che la sua, ancora, squadra non è: attacca, attacca, ma sbaglia in proporzione, e prima o poi il golletto finisce per prenderlo.
E poi il Gruppo G, pur non proibitivo, non lo aiuta: l'Austria, giovane e talentuosa, vola: 7 punti in tre gare, compresi i 3 contro la Moldova, che ha già battuto il Montenegro, e che alla fine potrebbero pesare. La Russia aveva l'occasione di agganciare in testa l'Austria, e l'ha sprecata. 
La classifica non inganni: col Lichtenstein, in una partita dominata, il 4-0 è arrivato con una punizione deviata di Ignashevich (lo stesso che poi nel gol del pari si perderà il moldavo Epureanu), un'autorete e un rigore, prima che Dzyuba - oltre alla traversa - trovasse pure il suo primo gol in nazionale; a Stoccolma, la Svezia, senza Ibra e sullo 0-1, ha sbagliato un rigore.

Le note liete ci sono e arrivano dalla rinascita di Akinfeev, dalla spinta di Cheryshev e dai gol di Kokorin e Dzyba. Ora serve la squadra. Altrimenti, stavolta sì, alla Duma vorranno spiegazioni.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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