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Visualizzazione dei post da aprile 25, 2020

CAPITOLO 20 - Il triangolo nì

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«L’attacco a triangolo? Jordan ha talmente tanto talento che vincerebbe anche in un attacco a quadrato, a trapezio o a…»  – David Falk di CHRISTIAN GIORDANO © Michael "Air" Jordan © Rainbow Sports Books Quando, nel 1987, il GM dei Bulls Jerry Krause, dopo aver inutilmente inseguito Jackson fin dai tempi in cui Phil era giocatore, riuscì a coronare il suo sogno di averlo sulla panca, seppure ancora soltanto come assistente, nello staff tecnico dei Bulls erano già a libro paga califfi come Fred “Tex” Winter per l’attacco e John Bach per la difesa (tra l’altro l’unico che sua maestà Jordan ascoltasse e che potesse fargli arrivare i “messaggi” che la proprietà intendeva mandargli). Head Coach era Doug Collins e il problema numero uno della triade di cervelloni era trovare un sistema che facesse in modo di valorizzare al massimo l’infinito talento di Jordan (reduce dall’incredibile media di 37.1 ppg nel campionato ’86-87) canalizzandolo però in una strategia di sq

CAPITOLO 19 - Un triangolo alla testa (1989-90)

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«Guardare Michael Jordan risolvere una partita è una cosa di rara bellezza.  Ma io non voglio abusarne.  Mi piacerebbe vederlo dover impiegare meno energie e raggiungere qualche traguardo in più.» – Phil Jackson di CHRISTIAN GIORDANO © Michael "Air" Jordan © Rainbow Sports Books Appena quattro giorni dopo essere stati eliminati dai playoff del 1989, i Bulls stupirono molti tifosi e i media lasciando andare Doug Collins, che addusse “differenze di filosofia” con il management. Sebbene i Bulls avessero vinto 50 partite e raggiunto per due volte le Finali della Eastern Conference, Krause avvertiva che i Bulls erano già andati più lontani che potevano sotto l’intenso Collins e che avessero bisogno di una mano più morbida alle redini per poter vincere un campionato. Reinsdorf gli diede manforte e la mossa fu fatta.  Come giocatore, Phil Jackson era stato un’ala di riserva conosciuta per prima cosa per la sua difesa sotto il coach dei New York Knicks, Red Holzman

CAPITOLO 18 - The Shot, Part II (1988-89)

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«Credevo di essere in un’ottima posizione su di lui, ma non c’è modo di fermare un tiro come quello. Lui sta semplicemente sospeso in aria e poi ha quel tocco... Non avrei potuto fare altro.» – Craig Ehlo di CHRISTIAN GIORDANO © Michael "Air" Jordan © Rainbow Sports Books Il GM Jerry Krause si era ormai convinto che, per continuare a progredire, i Bulls avessero bisogno di una presenza più forte in area. Così, subito prima del Draft NBA del 1988, cedette ai New York Knicks l'ala forte Charles Oakley per il centro di 2,13 Bill Cartwright, veterano che ai Knicks ritenevano sacrificabile in seguito all'acquisizione di Patrick Ewing. La cessione scatenò un putiferio a Chicago. Molti dei giocatori dei Bulls, Jordan compreso, vedevano Oakley come una sorta di bodyguard della squadra, l’unico che non cercava mai scuse e che affrontava a muso duro tattiche e atteggiamenti intimidatori degli avversari, specie quelli dei “Bad Boys” di Detroit. Come molte

CAPITOLO 17 - Great Scottie! (1987-88)

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«Il mio giocatore ideale è alto 1.96 m, pesa 90 chili, salta come Michael Jordan, ha il numero 23 come Michael Jordan e… gioca come Michael Jordan.» – Doug Collins «I fell in love. I thought, ‘Oh my god'». – Jerry Krause su Scottie Pippen a The Vertical di CHRISTIAN GIORDANO © Michael "Air" Jordan © Rainbow Sports Books A Krause i conti della stagione 1986-87 dei Bulls (leggasi risultati) non portano e quindi si mette di buzzo buono ad eseguire opportune sottrazioni al roster. Poi è la volta delle addizioni e quelle (importantissime) arrivano direttamente dal draft NBA del 1987: il GM questa volta si supera e porta a casa due pietre angolari per il futuro della franchigia. Grazie alle sue Grandi Manovre, Chicago ottiene l’ottava e la decima chiamata del draft e Krause, in un primo momento, crede di poter mettere agevolmente le mani su uno “sconosciuto” (agli addetti ai lavori) quando individua il versatile Scottie Pippen di Central Arkansas. C

CAPITOLO 16 - I Bulls alla carica (1986-87)

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«Quando la media di Michael scenderà a 25, 28 punti a partita, i Bulls avranno una squadra migliore.»  – Pat Riley di CHRISTIAN GIORDANO © Michael "Air" Jordan © Rainbow Sports Books Per rimpiazzare Albeck come allenatore, Krause si rivolse al 35enne ex giocatore Doug Collins , che veniva da due anni come commentatore di basket per la CBS Sports dopo che le sue uniche esperienze di panchina erano state tre stagioni come assistente allenatore a livello di college, una alla University of Pennsylvania e due ad Arizona State. Krause chiamò anche il coach veterano Johnny Bach e l’ex giocatore Gene Littles per i ruoli di assistenti accanto all’eterno coach Tex Winter, confermato dallo staff di Albeck come uno dei pupilli personali di Krause. Poi si mise a riattrezzare il roster, sbarazzandosi di quei giocatori che riteneva non rientrassero nei suoi piani per il futuro: Orlando Woolridge, Sidney Green, David Greenwood e Jawann Oldham, che furono tutti spediti v

CAPITOLO 15 - Toro scalognato (1985-86)

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«Io credo che sia Dio travestito da Michael Jordan. È il più grande giocatore della NBA. Oggi al Boston Garden, in diretta tv nazionale, nei playoff, ha messo in scena uno dei più grandi spettacoli di tutti i tempi. Non credevo che qualcuno potesse fare una cosa del genere contro i Boston Celtics» – Larry Bird «Quando gioco come quel giorno a Boston, non ce n’è davvero per nessuno. E una volta iniziata bene la partita, mi sono sentito come se niente avesse potuto fermarmi. Avrei potuto correre per giorni, e se fosse stato per me, forse staremmo ancora giocando…»  – Michael Jordan di CHRISTIAN GIORDANO © Michael "Air" Jordan © Rainbow Sports Books Il secondo campionato di Michael Jordan nella NBA sembrava destinato a grandi cose. Nella seconda metà della stagione ’84-85, il GM dei Bulls, Jerry Krause, aveva incominciato il difficile compito di assemblare una squadra che integrasse l’immenso talento della sua superstar. Il primo pezzo del puzzle, che

CAPITOLO 14 - L’uomo da 6 milioni di dollari (per 7 anni)

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«Sono contento di essere arrivato nella NBA e di aver fatto meglio di quanto la gran parte della gente si aspettasse. È stato esaltante e mi sono divertito un mondo. Forse in tutta la mia carriera non avrò mai un’altra stagione come questa, con tutta questa pubblicità e tanta attenzione da parte dei media…» – Michael Jordan «È come far parte del Victory Tour di Michael Jackson coi Jacksons Five. Lui era Michael e noi i Jacksons» – Orlando Woolridge di CHRISTIAN GIORDANO © Michael "Air" Jordan © Rainbow Sports Books Il lancio della monetina. Abbiamo già visto com’era andata: lanci in aria una moneta e a volte vinci, a volte perdi. I Chicago Bulls, stavolta, avevano vinto, senza neanche partecipare. Ora passavano alla cassa a riscuotere. Prima, però, dovevano essere loro ad allargare i cordoni della borsa: i Tori avrebbero dovuto mettere in palio la posta necessaria per poter “scoprire” l’asso che la dea bendata aveva messo loro in mano. Quanto valeva quella posta