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Visualizzazione dei post da gennaio 31, 2018

BONTEMPI, BELLA FUGA NELLA FATICA

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la Repubblica © - 21 luglio 1990 LIMOGES - Partenza da Castillon la Bataille, non lontano dai pregiati vigneti del St-Emilion: per una volta, il taciturno Gianni Bugno si permette d'essere spiritoso. Spiega in termini enologici la vittoria del giorno prima: Chateau d'Ax, il miglior cru. S'intende, dei vini di Bordeaux, traguardo magico. Gli è accanto Giovanni Fidanza , il velocista: osserva la planimetria della diciannovesima tappa, 182 chilometri e mezzo direzione Limoges, dove l'anno scorso aveva vinto proprio Bugno. Si consiglia col capitano: fino al St. Pardoux la Rivière non succederà nulla, poi si va in quota. Scoppierà là la bagarre. Passa in quel momento Guido Bontempi , altro velocista a digiuno di volate, ha ascoltato la battuta dell'amico e avversario: chilometro 114; ma oggi vinco io, azzarda lo sprinter della Carrera, la squadra di Chiappucci. Una battuta? Macché: una promessa. Una promessa mantenuta. Bontempi, infatti, è stato di parola. Ha vinto

Azeglio Vicini (1933-2018)

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La nazionale più bella. La più simpatica. La più seguita. Quella che non ha vinto, sì, ma come giocava.  Notti magiche , inseguendo un gol. Quello decisivo è sempre mancato sul più bello. Sempre ai rigori. Con lui, per la prima volta, "maledetti". In finale a Euro '86 con la Spagna Under 21 di Luis Suarez, all'unico successo da allenatore. In semifinale contro l'Argentina di Maradona, capopopolo per una volta "spaccanapoli". In un Mondiale, Italia 90, che non si poteva perdere. E che invece chiudemmo al terzo posto davanti all'Inghilterra. Tempi lontani, quelli di Vicini. Dopo il disastro di Messico 86, il suo quinto Mondiale da vice, subentrò allo stanco Bearzot. Promosse il blocco della Under senza perderne l'incanto: Zenga, Bergomi, Maldini e Ferri; De Napoli, Donadoni e Giannini; e là davanti Mancini & Vialli. I "Gemelli del gol che funzionavano alla Samp, meno in azzurro. Poi, Baggio & Schillaci. Don Azeglio, il &qu