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Roche-Visentini, guerra e pace

LA STAMPA, Anno 121 - Numero 123  Giovedì 28 maggio 1987  Sul Terminillo la maglia rosa fallisce l'attacco al Giro e al compagno-rivale  Vittoria di tappa al cameade francese Bagot - Saronni (a l'56") e Argentin (a 3'24") le sole vittime della battaglia in salita  DAL NOSTRO INVIATO - GIAN PAOLO ORMEZZANO TERMINILLO — Per coloro i quali pensano che Saronni non è in un lunghissimo momento-no, chissà se reversibile, e che questo Argentin può già vincere un Giro d'Italia, la tappa di ieri, Terni-Terminillo, con arrivo a quota 1670, è apparsa sconvolgente. Infatti Saronni ha preso 3'05 e Argentln 4'33 da un certo Jean-Claude Bagot, francese di ventinove anni, sconosciuto alle nostre strade, alla nostra gente, e vincitore più sbalordito che allegro. E da Roche, sempre maglia rosa, sempre con 32" su Visentini, Saronni ha preso l'56" e Argentin 3'24", così che ora in classifica generale sono rispettivamente 24° e 21°, a

SOGNANDO UN GIRO D'ALTRI TEMPI

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Le cronache di Mario Fossati scritte per Repubblica di MARIO FOSSATI la Repubblica, 20 maggio 1987 IL SETTANTESIMO Giro ciclistico d'Italia si presenterà, domani, a Sanremo, come da programma: "Operazioni preliminari". Posdomani ci offrirà il prologo, chilometri 4 contro il tempo. Venerdì un'arrampicata, si fa per dire, al San Romolo: e una cronodiscesa dalla cima del Poggio sempre su Sanremo.  Io pensavo che gli 8 chilometri di discesa, trasformati in una cronometro all'ingiù, fossero stati ispirati a Torriani da un sogno ovvero, nel caso, da quell'attività psichica che il patron svolge durante i suoi tradizionali sonni epatici . Invece, no: sembra che il "numero" glielo abbia suggerito Fiorenzo Magni, che un altro anno (me lo ha confidato lui stesso) solleciterà Torriani ad indire una nuova importante dantesca "calata", dalla vetta dello Stelvio a Bormio.   A me pare che le folle del ciclismo si entusiasmino assai più a ve

I RAGAZZI DI PAPA' CRUIJFF

di FABRIZIO BOCCA la Repubblica - 15 maggio 1987 "L'OLANDA è morta, scordatevela". Lo ripeteva convinto, era presuntuoso, e certamente sapeva di rendersi così ancora più antipatico. Del resto aveva solo bisogno di far soldi: il fisco ormai gli stava addosso peggio di un terzino e Cor Coster , suo suocero, "re dei diamanti" e grande speculatore, gli aveva fatto buttare almeno tre o quattro miliardi in affari sballati.  Lo avevano già chiamato dalla Spagna, lui ogni tanto pensava persino all'America, un'idea buffa di certi suoi amici. Magari lì avrebbe potuto giocare senza problemi, e soprattutto, cosa che lo allettava moltissimo, lo avrebbero ricoperto di dollari.  Era il settembre del '73, appena tre mesi prima aveva vinto la sua terza Coppa Campioni, a Belgrado contro la Juventus: decise di andarsene al Barcellona. Tanto ormai in Olanda, e soprattutto all'Ajax, non lo sopportavano e questo non poteva proprio permetterlo. Già, perc

Giro '87, la corsa è dura ma Roche vuole vincerla

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"Il libro del Giro d'Italia 1987" supplemento al n. 5 di Bicisport, maggio 1987 Stephen Roche, ventottenne, professionista dal 1981, ha ritrovato la grinta dei giorni migliori. Il rigenerato coridore irlandese ha più volte ripetuto che parteciperà al Giro con l'obiettivo di vincerlo. Roche ha dimostrato nella pim parte della stagione di essere tornato in gran forma e anche alle classich del Nord è andato vicinissimo a vittorie di grande prestigio. Sa che il percoso del Giro è dei più duri e la concorrenza molto agguerrita ma preferisce così perché sono condizioni che ben si adattano alle sue caratteristiche di atleta generoso. Per quanto riguarda il Tour pensa che la gara francese sia ancora più difficile del Giro. Questo non significa comunque che la corsa rosa vada affrontata come allenamento per prepararsi alle difficoltà del Tour. Sono in molti a dirlo ma Roche ci ride sopra: sarebbe un allenamento troppo lungo e poi i più forti corrono solo per vincere.

Giro '87, Visentini: Bisognerà intuire i momenti giusti

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"Il libro del Giro d'Italia 1987" supplemento al n. 5 di Bicisport, maggio 1987 Roberto Visentini, trenta anni il due giugno, professionista dal 1978, affronta questo Giro ben consapevole di essere l'uomo da battere. ma è ben felice di farlo, anche perché il percorso disegnato da Torriani incontra la sua approvazione. E' infatti un tracciato più difficile che favorisce una maggiore selezione e questo, almeno sulla carta, lo avvantaggia. Scaramanticamente però precisa che non basta che il percorso vada bene, bisogna che ad andar bene sia lui ed è questa l'unica cosa che lo impegna: la ricerca della forma ottimale. Non si sbilancia sulla sua tattica di corsa. Lo scorso anno ha entusiasmato uscendo allo scoperto subito, ma era un Giro diverso, più facile, nel quale bisognava cercare di sfruttare tutto per acquistare un vantaggio rassicurante. Quest'anno bisognerà correre in maniera diversa. Il finale durissimo costringe a correre anche un po' al