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Visualizzazione dei post da dicembre 8, 2017

Storia di Renato Laghi

http://www.museociclismo.it/content/articoli/1393-Storia+di+Renato+Laghi/index.html Nasce a Errano di Faenza nel 1944 e gareggia nelle categorie minori con la locale Società Sportiva Zannoni. Prima come allievo e poi come dilettante dal 1961 al 1966 emergono le sue capacità di passista dotato di fondo e il suo temperamento battagliero che lo portano spesso in primo piano. Totalizza 15 vittorie: lo scarso spunto veloce gli impedisce di poterne raccogliere in maggior numero.  Passato professionista nel 1967 con la Germanvox gareggia nella massima categoria per tredici stagioni risultando per diverso tempo valida spalla di Franco Bitossi. Ottiene piazzamenti onorevoli sia in linea che nelle gare a tappe, dimostrando una buona continuità di rendimento.  A trentatré anni, nel 1977, ottiene l'unica vittoria da professionista con un'impresa memorabile al Giro d'Italia: vince per distacco l'ultima tappa di montagna, la durissima Madonna di Campiglio-San Pellegrino

Renato Laghi, gregario da favola

http://www.museociclismo.it/content/articoli/5657-Renato+Laghi%2C+gregario+da+favola/index.html Tuttobici , n. 3/2005 di Gino Sala Ogni volta che metto piede in Romagna ho l'immenso piacere di incontrare Renato Laghi. Dico immenso perché mi trovo di fronte a un uomo con un sorriso luminoso che è poi quello di sempre, quello che ha mostrato dal 1967 al 1979, vale a dire nel lungo periodo di attività professionistica.  Perfetto e felice nella sua mansione di gregario, generoso, costante e tenace in ogni apparizione, una sola vittoria, raccolta nel '77 sul traguardo di San Pellegrino a conclusione della tappa del Giro d'Italia, e un'infinità di gare nelle quali il suo comportamento è risultato determinante per il compagno di squadra più titolato, vuoi che fosse Vito Taccone, Franco Bitossi o Roberto Visentini . Nonno Laghi, sessanta anni e due figli che gli hanno dato tre nipotini, appartiene a quella schiera di personaggi descritti nelle filastrocche de

Renato Laghi

http://www.museociclismo.it/content/articoli/5263-Renato-Laghi/index.html Un esempio di dedizione verso il ciclismo e i suoi valori. Una carriera lunghissima tutta votata ai sui capitani e ai colori delle proprie squadre. Renato Laghi rappresenta lo stereotipo del corridore poco dotato di talento, pronto a mettere a frutto la sua crescita, orientarla nelle giuste direzioni, fino a superare decine e decine di colleghi nati con mezzi decisamente superiori. Nel suo genere è stato un grande verso il quale c'è da togliersi il cappello.  Cresciuto nella squadra giovanile del suo paesino delle colline faentine, ispirata e fondata da Don Zannoni, un parroco amante del ciclismo e operatore instancabile già negli anni trenta, Renato si dimostrò presto un corridore dotato di fondo, dallo spirito battagliero e con una palpabile capacità di soffrire. Totalmente privo di sprint, pagò in termini di vittorie questa sua mancanza, ma al traguardo arrivava sempre, spesso coi primi. Abbastanz

Renato Laghi

https://www.facebook.com/Storie-di-ciclismo-313059979101026/ Tanti auguri oggi a Renato Laghi, nato l'8 dicembre 1944 a Errano, nei pressi di Faenza. Professionista dal 1967 al 1979, Laghi si dimostrò presto un corridore dotato di fondo, dallo spirito battagliero e con una palpabile capacità di soffrire. Totalmente privo di sprint, pagò in termini di vittorie questa sua mancanza, ma al traguardo arrivava sempre, spesso coi primi. Abbastanza per essere preso in considerazione dagli occhi lunghi e dal buon senso degli operatori tecnici del professionismo di allora. Con un bottino che conteneva una quindicina di successi dagli allievi ai dilettanti passò così nell'elite del ciclismo nel 1967, nelle fila della Germanvox. In questo contesto, notevole il suo terzo posto nella Coppa Sabatini '68. Nello stesso anno, chiuse 24° il Giro d'Italia. Nel '70 passò alla Sagit e finì la "corsa rosa" in venticinquesima posizione. Nella stagione, sempre p

Daniele De Paoli

https://www.facebook.com/Storie-di-ciclismo-313059979101026/ L'8 dicembre 1973 nasce a Pavia Daniele De Paoli, professionista dal 1997 al 2002 e poi dal 2005 al 2006. De Paoli esordisce tra i "grandi" con la maglia della Ros Mary e nel corso della stagione partecipa al suo primo Giro d'Italia, concludendo il 29esima posizione. Proprio la Corsa Rosa esalta le buoni doti di scalatore del ciclista lombardo che nei due anni successivi, 1998 e 1999, si classifica in ottava posizione, a cui è da aggiungere, sempre nel 1999, un terzo posto al Giro dell'Appennino alle spalle di Simone Borgheresi e Pavel Tonkov. Nel 2000 giunge infine la prima vittoria da professionista, quando De Paoli si impone al Giro d'Abruzzo, per poi l'anno dopo far sua la settima tappa del Giro di Catalogna, con arrivo a Els Cortals d'Encamp. Al Giro non conferma i buoni piazzamenti del passato, chiudendo solo 36esimo nel 2000 e 21esimo nel 2001, per poi essere terzo al campionato