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Visualizzazione dei post da marzo, 2023

Kuiper al Fiandre '81: li ha messi tutti a Post

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«Nel 1981 vinse Hennie Kuiper, anche se sul Koppenberg era ultimo»  - Roger De Vlaeminck  di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per © Panache magazine Koppenberg , in olandese, alla lettera, la montagna ( berg ) dei ciottoli ( koppen , da kinderkoppen , testa di bebè).  È il Muro peggiore. Non il più ripido: si sale sul pavé all’11%, il Paterberg va su al 13% e fino al 20%; né il più lungo (682 metri) o tantomeno il più elevato (77 metri). Sì, è quello col tratto più duro (22%), eppure non è neanche questo a renderlo… il Koppenberg. È, piuttosto, il suo mix di pendenza e strettoie sul ciottolato più sconnesso dell’intero percorso.  Nella Ronde "siberiana" dell’85, sarebbe stato il Koppenberg a rimettere in gara Eric Vanderaerden, che,, dopo aver forato, lo scalò rimontando dall’ultima alla dodicesima posizione di quel che rimaneva del plotone, già decimato dal maltempo. E di lì, galeazzianamente , «andò a vincere».  Al Fiandre '87, il danese Jesper Skibby - fu tamponato

Fiandre '85, l'educazione siberiana di Eric Vanderaerden

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per © Panache magazine «Una Ronde leggendaria, di quelle che fanno scrivere Sport con la maiuscola. Un freddo come in Siberia, tutto il giorno pioggia a torrenti ( regende het pijpenstelen ) [...] In quello scenario apocalittico Eric Vanderaerden, che pareva battuto, ha rimontato e ha corso davanti da solo per venti km. Impressionante.» - Rik Vanwalleghem, Het Wonder van Vlaanderen La Sallanches del Fiandre.  Questo e molto altro è stata la Ronde ’85, (anche senza) forse la più dura del dopoguerra. Solo in 24 (su 173) all’arrivo. Nove in più del mondiale ’80 dominato da Bernard Hinault, con Gibì Baronchelli e Miro Panizza cirenei alla sua ruota, su e giù per venti (!) volte sul Golgota de la Côte de Domancy.  Ai mondiali come al Fiandre mai, in tempi moderni, ne sarebbero arrivati meno.  Giornata terribile, quella prima domenica di aprile. Pasqua di tempesta, deflagrata ancor di più a metà corsa. «Una corsa da uomini», tuonò - più dentro che fu

Il Fiandre '92 di «Jacky chi?» Durand

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di CHRISTIAN GIORDANO  © in esclusiva per Panache  magazine  © E adesso andate al Fiandre, così imparate come si corre.  Non siamo storyteller che s'inventano il virgolettato perché non c'erano. Noi non c'eravamo ma, testuale a parte, alla Ronde ’92 andò davvero così. Fidatevi.  La Castorama, che poi l'avrebbe pure vinto, a quel Fiandre mandò la squadra B. Per punizione.  La prima squadra, diesse “Napoleon” Cyrille Guimard compreso (per il quarto anno in fila), fu spedita a una corsetta locale, il Gran Premio di Rennes in Bretagna, che allora per i dirigenti contava di più, specie perché quella, con i titolari, una concreta chance di vincerla almeno l’avevano.  Su e giù per i Muri, invece, anche schierando i migliori avrebbero fatto al più le comparse. Il capitano, Thierry Marie, era comunque al via nonostante la costola rotta, regalino della caduta alla Tre Giorni di La Panne conclusa tre giorni prima con un eroico terzo posto dietro l’olandese Frans Maassen e il russo

THE HISTORY OF THE TOUR OF FLANDERS: TALES FROM DE RONDE

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https://www.rouleur.it/blogs/the-rouleur-journal/the-history-of-the-tour-of-flanders-tales-from-de-ronde MARCH 31, 2023 Eight tales from the history of the Tour of Flanders, from the Koppenberg to Tom Simpson and the race's founding father WORDS: PAUL MAUNDER PHOTOS: SIMON SCARSBROOK When the men’s and women’s pelotons roll respectively out of Bruges and Oudenaarde on April 2, bound for hundreds of kilometres of tortuous twists, turns and narrow cobbled climbs, it will be the 107th and 20th editions of the Tour of Flanders , arguably the finest of the Classics. The route may change slightly each year, but the hellingen that pack the region and define the race are a given, guaranteed to produce worthy winners of a true Monument. In the Ronde, only the strong survive. From Issue 61 of Rouleur magazine, first published in 2016, Paul Maunder delves into eight memorable episodes in the past of Flanders’ Finest. FATHER’S FINEST The first Tour of Flanders, in May 1913, was both a marketi

Criquielion al Fiandre '87: le cadute degli dei

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per Panache magazine © Rainbow Sports Books © C’era un vallone al Fiandre. E (trent’anni) dopo di lui, solo Philippe Gilbert .  Non poteva essere banale, l’unico successo di Claude Criquielion nella corsa che per i belgi vale una carriera, e figuriamoci per un francofono. E col senno del poi, conoscendone la storia (Renaix ’88), non poteva mancare una caduta decisiva. Stavolta pro domo sua, però.  Mai amati freddo e pavé, lo sfortunato - pure nella sua troppo breve vita - Criq.  Stavolta però era stato tutto diverso. A cominciare dalla preparazione: meticolosa, ossessiva, mirata. La settimana prima, su quelle strade ci si era allenato a lungo, provando e riprovando il tratto - in lieve discesa - del gran finale. Picchiando giù dal Bosberg, aveva notato, c’era sempre lo stesso refolo di vento che soffiava alle spalle. Un trampolino perfetto, ma non avendo tutto ’sto gran spunto veloce, meglio arrivarci da solo.  La Liegi buttata via di lì a tre sett

I due Fiandre ('79, '83) di Raas, gli occhiali del diavolo

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  di CHRISTIAN GIORDANO © RAINBOW SPORTS BOOKS  © in esclusiva per Panache  magazine  ©  La tattica? Sempre quella, eppure vincente. Almeno tre “TI-Raileigh” che scattavano a ripetizione per sbaragliare la concorrenza, e alla fine vinceva Jan Raas.  Alla classica di casa, poi, la strategia avrebbe raggiunto perfezione e ripetitività tali da far pensare seriamente a una sua facile ridenominazione: Amstel Gold Raas . Cinque successi, di cui quattro consecutivi (1977-80, il primo però con la Frisol, cui quell’anno regalo pure la Sanremo), e filotto interrotto solo da sua maestà Bernard Hinault. Prima e dopo, altri due podi: secondo dietro Freddy Maertens nel ’76, terzo alle spalle di Phil Anderson e Jan Bogaert nell’83.  La Ronde del 1° aprile ’79 non fa eccezione. Lui per sé, tutti per lui: il capitano. Il prediletto del “Tiranno” Peter Post, che proprio da quell’anno - per quelle differenze tra figliocci e figliastri - aveva perso Hennie Kuiper, passato alla Peugeot.  Annusato l’odore