Criquielion al Fiandre '87: le cadute degli dei


di CHRISTIAN GIORDANO ©
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C’era un vallone al Fiandre. E (trent’anni) dopo di lui, solo Philippe Gilbert

Non poteva essere banale, l’unico successo di Claude Criquielion nella corsa che per i belgi vale una carriera, e figuriamoci per un francofono. E col senno del poi, conoscendone la storia (Renaix ’88), non poteva mancare una caduta decisiva. Stavolta pro domo sua, però. 


Mai amati freddo e pavé, lo sfortunato - pure nella sua troppo breve vita - Criq. 

Stavolta però era stato tutto diverso. A cominciare dalla preparazione: meticolosa, ossessiva, mirata. La settimana prima, su quelle strade ci si era allenato a lungo, provando e riprovando il tratto - in lieve discesa - del gran finale. Picchiando giù dal Bosberg, aveva notato, c’era sempre lo stesso refolo di vento che soffiava alle spalle. Un trampolino perfetto, ma non avendo tutto ’sto gran spunto veloce, meglio arrivarci da solo. 

La Liegi buttata via di lì a tre settimane nel surplace con l'irlandese Stephen Roche, mentre da dietro rimontava un incredulo e feroce Moreno Argentin, esemplificherà nel modo più crudele il concetto. 

Anno dopo anno, la Ronde gli aveva riservato solo delusioni, e pressoché identico copione: aveva cominciato a perderla già salendo sul Koppenberg, ben lontano dall’arrivo. Anche stavolta il Koppenberg sarebbe stato fatale. Ma per gli altri. 

La caduta sul quarto dei tredici muri, a -72 km dal traguardo, attarda parecchi fra big e gregari più o meno illustri: Phil Anderson, il cavallone australiano, ne tira giù - stando a qualche maligno, forse addirittura apposta (?!) - a domino. E sulla strettoia s’impantanano in tanti, tra questi gli italiani Moreno Argentin, “Guidone” Bontempi, Giuseppe Calcaterra e Bruno Leali, prossimo campione italiano (il 28 giugno, Coppa Agostoni a Lissone) e l’unico che riuscirà a riportarsi sulla fuga dei migliori, prima che una foratura lo tagliasse fuori dei giochi.

A proposito di fuga e di cadute, l’edizione ’87 passerà alla storia del Fiandre per lo scivolone di Jasper Skibby, col povero danese, fuggitivo solitario della prima ora, finito a terra sulle saponose rampe in pavé del Koppenberg e poi investito da un’auto dell’organizzazione. 

Evento, immortalato in una serie di foto entrate subito nel mito della Ronde, che porterà alla cancellazione - per 15 anni, e previa corposi (e costosi) ristrutturazione e allargamento della sede (si fa per dire) stradale - del pur iconico Koppenberg dal percorso. 


Dopo il Koppenberg se ne ne vanno in dieci, tra cui Criq e i grandi favoriti. Su tutti l’irlandese Sean Kelly - secondo l’anno prima e alla perenne ricerca dell’unica monumento che sempre gli sfuggirà - e il fiammingo Eric Vanderaerden, vincitore della memorabile edizione “siberiana" dell’85 e dato in formissima: la settimana dopo, infatti, vincerà la Roubaix. 

Criq misura la febbre al selezionato gruppetto sferrando un primo attacco quasi ai piedi del Grammont (o Kapelmuur, se preferite), undicesimo e terzultimo muro. Poi, piazza il colpo decisivo scattando ai -14, proprio su quel tratto provato e riprovato nell’ultima settimana di avvicinamento. 

L’unico a rispondere è il campione nazionale belga Marc Sergeant, che però si defila presto. 

Nel gruppetto battistrada solo i due ultimi vincitori possono contare su un compagno: Vanderaerden (Panasonic) ha Allan Peiper (futuro tattico sopraffino in ammiraglia oggi alla UAE Emirates), Adrie van der Poel (sprinter papà del fenomenale Mathieu) l’infido Steven Rooks (PDM). Il buon Eric ci prova anche a tirare ancora il collo a Peiper, ma gli legge negli occhi che l'australiano non ne ha più. Criq, e con lui il Fiandre, è andato. Col rapportone. 

Su quel rettifilo in leggera discesa e mandato a memoria, sospinto anche dal vento, Criquielion vola col 52x12. Dopo 260 km una pazzia, ma nelle sue (super) condizioni una lucida follia: quasi dieci metri a pedalata e un minuto tondo rifilato ai big, regolati in volata da Kelly, ancora piazzato, su Eric Vanderaerden e Steve Bauer, il canadese che, l’anno dopo, butterà giù Criq nella volata mondiale di Maurizio Fondriest a Renaix (Ronse, se preferite). 


Il giorno di dolore da cui il belga, iridato sul durissimo Montjuïc ’84 già di Gimondi ’73, mai si riprenderà. La legge della giungla per il primo vallone re leone delle Fiandre. 

CHRISTIAN GIORDANO ©
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I 13 Muri della Ronde 1987: 
  1. Molenberg 
  2. Oude Kwaremont 
  3. Paterberg 
  4. Koppenberg 
  5. Taaienberg 
  6. Berg ten Houte 
  7. Eikenberg 
  8. Varent 
  9. Keiweg-Leberg 
  10. Berendries 
  11. Muur-Kapelmuur 
  12. Bosberg 
  13. Pollareberg 
Ordine d’arrivo Ronde 1987: 
71-esima edizione, 5 aprile 1987, Sint-Niklaas - Meerbeke (Ninove), 274 km, media 37,35 km/h 
  1. Claude Criquielion (Bel) Hitachi 7h 15' 30" 
  2. Sean Kelly (Irl) KAS +1’ 00" 
  3. Eric Vanderaerden (Bel) Panasonic s.t. 
  4. Steve Bauer (Can) Toshiba-La Vie Claire s.t. 
  5. Marc Sergeant (Bel) Lotto-Merckx s.t. 
  6. Steven Rooks (Ned) PDM s.t. 
  7. Ronny Van Holen (Bel) Lucas–Mullers s.t. 
  8. Adrie van der Poel (Ned) PDM s.t. 
  9. Ludo Peeters (Bel) Superconfex s.t. 
  10. Allan Peiper (Aus) Panasonic s.t. 
Arrivati: 88 su 233. 


Kristoff al Fiandre 2015, sopra il giorno di campione che uno ha

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