I due Fiandre ('79, '83) di Raas, gli occhiali del diavolo
di CHRISTIAN GIORDANO ©
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in esclusiva per Panache magazine ©
La tattica? Sempre quella, eppure vincente. Almeno tre “TI-Raileigh” che scattavano a ripetizione per sbaragliare la concorrenza, e alla fine vinceva Jan Raas.
Alla classica di casa, poi, la strategia avrebbe raggiunto perfezione e ripetitività tali da far pensare seriamente a una sua facile ridenominazione: Amstel Gold Raas. Cinque successi, di cui quattro consecutivi (1977-80, il primo però con la Frisol, cui quell’anno regalo pure la Sanremo), e filotto interrotto solo da sua maestà Bernard Hinault. Prima e dopo, altri due podi: secondo dietro Freddy Maertens nel ’76, terzo alle spalle di Phil Anderson e Jan Bogaert nell’83.
La Ronde del 1° aprile ’79 non fa eccezione. Lui per sé, tutti per lui: il capitano. Il prediletto del “Tiranno” Peter Post, che proprio da quell’anno - per quelle differenze tra figliocci e figliastri - aveva perso Hennie Kuiper, passato alla Peugeot.
Annusato l’odore del sangue, lo squalo Raas scatta ai -30 km, e arriva - sfatto - da solo. Vince con 1’03” sui primi inseguitori, tra cui altri quattro olandesi e cinque belgi (con Marc Demeyer e Daniel Willems nell’ordine sul podio) nella top ten.
Jan Raas vince il Fiandre 1979
Francesco Moser, che col Fiandre aveva e avrà un conto aperto mai saldato, versa un pesante tributo alla sorte. Bonus che riscuoterà poi doppio nel giro di una settimana.
Mercoledì 4 aprile, è il primo italiano a vincere la Gand Wevelgem - volatona su Roger De Vlaeminck, rivale di sempre rimontato a dieci metri dal traguardo. Una superiorità tale da indurre persino il Gipsy King belga, mai noto per fair-play e complimenti, a stringergli la mano. Lui che era appena passato alla concorrenza (GiS), alla lettera e alle creme, lasciando la Sanson dopo l’anno di impossibile coesistenza col Moserone. E dire che ci sarebbero pure ricascati nel metterli insieme quei due, nell’84 alla GiS del patron Pietro Scibilia, deluso dall'altro dioscuro Beppe Saronni.
E domenica 8, infilando la seconda - primo italiano al bis sul pavé - delle sue tre perle consecutive a Roubaix. Stavolta con tanto di foratura ininfluente (ai -8 km), a differenza di quelle, nei momenti-clou, di Marc Demeyer e dello stesso De Vlaeminck prima e di Kuiper poi.
Nel frangente decisivo della Ronde, invece, mentre inseguiva Didi Thurau, a sua volta partito in caccia della lepre Raas, il Moserone s’era trovato la strada sbarrata dall’ammiraglia del tedesco, che aveva appena cambiato bici. Finito per le terre, e pur ferito, era ripartito ma solo per chiudere undicesimo a 1’30” dall’olandese involato.
Il vero pesce d’aprile, e che pesce, l’occhialuto del Diavolo lo confezionerà però pochi mesi dopo. A casa sua, nella carognata di Valkenburg. Forse (?) in combutta con lo stesso Thurau (erano compagni alla TI-Raileigh nel '76), provocherà (o perlomeno non farà niente per evitarla) la caduta dell’azzurro Giovanni Battaglin - in formissima: sesto e in maglia à pois al Tour, triplete nelle premondiali Matteotti, Placci e Agostoni - nel famigerato sprint a tre che regalerà a Raas l’iride, a Thurau l’argent (che in francese assume più ampia accezione…) e all’azzurro ferite che non si rimarginano. La strada è o no la vita?
Tabula Raas
Il bis di Jan Raas alla Ronde arriverà quattro anni dopo, il 3 aprile 1983.
Per gli italiani una batosta senza precedenti: zero-dicasi-zero fra i 38 (su 188) arrivati. Un flashback di almeno vent’anni, ai tempi - grami - in cui salivamo lassù a far da comparse se non solo a prender legnate. Un’epoca in cui gli antichi suiveur si beavano se un paisà, figurarsi, entrava nei primi dieci.
Meteo, tanto per (non) cambiare, da tregenda. Vento, pioggia e freddo non necessariamente nell’ordine. Anzi, spesso e malvolentieri insieme spassionatamente.
Per resistere al passo di Raas, Moser salta però già al terzo muro, il Taaienberg.
Francobollato dalla ciurma TI-Raleigh del capitano olandese, il nostro non riesce a rientrare. E nel dopocorsa sarà ancor più spiazzante, anche per i fedelissimi più smagati, ammettendo - proprio lui - di aver avuto paura sul pavé.
Strano ma inverosimile per uno che, appena dieci giorni prima, il 24 marzo, dopo essere caduto, s’era rialzato e poi fiondato in picchiata sul bagnato, in curve e controcurve verso Sorrento, per andare a sfilare in volata al rivalissimo Gibì Baronchelli nientemeno che il Giro di Campania (sic) di 236 km.
Col senno del poi (eppure il suo clan lo aveva avvertito), galeotto fu il suo cervellotico avvicinamento alla Ronde. Francesco era arrivato - stanco - al solito Holiday Inn di Gand appena alla vigilia, sabato 2 aprile. Il giorno dopo aver disputato l’insignificante (per gli altri) circuito di Noto, nel Siracusano, da lui vinto sì ma l’anno dopo. Comunque una (evitabile) sfacchinata logistica seguita dal volo - in due tratte - tutt’altro che rilassante alla volta del Belgio. Finché si vince (o si porta a casa il grano), tutto bene. Ma un Fiandre valeva un Noto?
Moser, poi, sapeva di andare a caccia nella tana dei lupi. Alla vigilia aveva confidato di temere quelli della Raleigh. Bella forza: a parte lo jellato Gerrie Knetemann, a lungo immobilizzato in ospedale dopo essere finito, nella Dwars door België il 24 marzo, contro un’auto parcheggiata (e di lì in parabola discendente, non a caso in uscita dalla Raileigh), i giallorossoneri stavano facendo tabula rasa di classiche. E non solo con l’altro pirata occhialuto, bramoso di concedersi il bis alla Ronde.
E che arriverà - inesorabile - per distacco: 1'30" sul compagno Ludo Peters e Marc Sergeant; e ben tre TI-Raleigh (settimo l'olandese Johan van der Velde) in una top ten con sette belgi, due olandesi e un australiano, Phil Anderson, che quel volpone di Post avrebbe arruolato per l'annata successiva in una Panasonic stellare. Un dream team di All-Star tra cui Theo de Rooij, Johan Lammers, Henk Lubberding, Guy Nulens, Eddy e Walter Planckaert, Eric Vanderaerden, Gert-Jan Theunisse, Steven Rooks e Peter Winnen. Ma non Raas.
Nel giro di una settimana, la corazzata diretta per l’ultima stagione da Post avrebbe affondato tutti di qua e di là dell’Atlantico: con Leo van Vliet, mercoledì 6 alla Wevelgem (intruppato nei ventagli Moser, partito senza licenza pro’, rubatagli all’Holiday Inn di Gand il lunedì) e con Bert Oosterbosch (che, a differenza di van Vliet, Post si porterà l'anno dopo alla neonata Panasonic), domenica 10, nel Giro delle Americhe.
Alla TI-Raleigh, ormai ai colpi di coda, sfuggirà però la Roubaix, andata al grande ex, Kuiper, che di Post s’era già vendicato vincendogli in faccia al pupillo Raas - terzo - la Ronde ’81.
Il fato - e chissà se invocato da Battaglin, che però è e resta un gentleman - si sarebbe invece vendicato di Raas come su Knetemann, l’altro occhialuto del diavolo che per l'iride aveva turlupinato Moser a Nürburgring '77. Jan volò per terra giù dalla Cipressa alla Sanremo ’84, e la schiena non gli tornò più come prima.
Ritiratosi l’anno dopo da campione d’Olanda, resterà nell’ambiente guidando la discussa (eufemismo) armata arancione Rabobank. Sul sedile come in sella (vedi iconico cazzotto al fotografo sul Koppenberg '85), per dirla col chirurgo-aedo del ciclismo Gian Paolo Porreca, Ti raccomando Raas.
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Il pugno di Jan Raas a un fotografo sul Koppenberg
nella Ronde "siberiana" dell'85, vinta da Eric Vanderaerden
De Ronde 1979
Ordine d’arrivo Ronde 1979:
63ª edizione, 1º aprile 1979, Sint-Niklaas - Meerbeke, 267 km, media 40,971 km/h
1. Jan Raas (Ned) TI-Raleigh-McGregor 6h31’00”
2. Marc Demeyer (Bel) Flandria-Cava Seul 1’04”
3. Daniel Willems (Bel) IJsboerke-Warncke 1’15”
4. Marc Renier (Bel) KAS-Campagnolo s.t.
5. Piet van Katwijk (Ned) TI-Raleigh-McGregor s.t.
6. Jos Schipper (Ned) Zeepcentrale Marc s.t.
7. Hennie Kuiper (Ned) Peugeot-Esso-Michelin s.t.
8. Walter Godefroot (Bel) IJsboerke-Warncke s.t.
9. Guido Van Calster (Bel) DAF Trucks 1’20”
10. Joop Zoetemelk (Ned) Miko-Mercier 1’25”
Arrivati: 34 su 180.
I 9 Muri della Ronde 1979:
- Oude Kwaremont
- Koppenberg
- Taaienberg
- Eikenberg
- Volkegemberg
- Boigneberg
- Steenberg
- Muur van Geraardsbergen
- Bosberg
De Ronde 1983
https://www.youtube.com/watch?v=lP10-xX5H-w
Ordine d’arrivo della Ronde 1983:
64ª edizione, 3 aprile 1983, Sint-Niklaas - Meerbeke, 272 km, media 41,061 km/h
1. Jan Raas (Ned) TI-Raleigh-Campagnolo 6h37’27”
2. Ludo Peeters (Bel) TI-Raleigh-Campagnolo 1’30”
3. Marc Sergeant (Bel) Europ Decor s.t.
4. Luc Colyn (Bel) Fangio s.t.
5. Guy Nulens (Bel) Jacky Aernoudt-Rossin s.t.
6. Paul Haghedooren (Bel) Splendor-Euro Shop s.t.
7. Michel Pollentier (Bel) Safir-Van De Ven s.t.
8. Johan van der Velde (Ned) TI-Raleigh-Campagnolo s.t.
9. Phil Anderson (Aus) Peugeot-Shell s.t.
10. Jan Bogaert (Bel) Europ Decor 6’22”
Arrivati: 38 su 188.
I 12 Muri della Ronde 1983:
- Oude Kwaremont
- Koppenberg
- Taaienberg
- Berg ten Houte
- Eikenberg
- Volkegemberg
- Varent
- Molenberg
- Berendries
- Pijpketel
- Muur-Kapelmuur
- Bosberg
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