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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

2021: un Giro a misura Duomo

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Come nel 2020, anche nel 2021. Stesso copione: a Filippo Ganna la prima rosa col cronoprologo, e la crono finale di Milano. Al suo capitano l’ultima: Tao Geoghegan Hart un anno fa, e ora Egan Bernal ; che ha dominato le prime due settimane, e gestito la terza dopo le sue imprese di Campo Felice e Cortina.  A 22 anni il Tour, a 24 il Giro da miglior giovane: l’ultimo dei leggendari escarabajos colombiani, sette anni dopo il trionfo di Nairo Quintana, è già nella Storia.  Sette come le vittorie italiane: Ganna, Vendrame-Nizzolo-Fortunato-Bettiol-Caruso-Ganna; come una filastrocca di Gianni Rodari, omaggiato dal Giro 104 col passaggio a Omegna come fatto con Dante, i 160 anni dell’Unità d’Italia, gli immortali toscani del nostro ciclismo: Gino Bartali, Alfredo Martini, Gastone Nencini.  Il secondo dell’èra-Covid, il primo col ritorno del pubblico: 2021, il Giro della rinascita, della ripartenza.  Una corsa moderna, spettacolare, con colpi di scena fino all’ultimo: Ganna che fora a -1,5 k

Belgrado 1973 - Oranje amara

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1973, il primo esodo del tifo è bianconero di CHRISTIAN GIORDANO © - Guerin Sportivo n.1, 7-13 gennaio 2003 © Rainbow Sports Books Un anno dopo all’ultimo atto si presenta ancora l’Ajax e sempre contro un’italiana, la Juventus. Come con i greci del Panathinaikos e con l’Inter, per la terza volta consecutiva si ha una gara senza storia.  I bianconeri arrivano senza grosse difficoltà alla loro prima finale, superando il Marsiglia (0-1/3-0), il Magdeburgo (1-0/1-0), l’Ujpest Dosza (0-0/2-2) e il Derby County (0-0/3-1). Sedici anni prima del tanto strombazzato esodo degli 80 mila rossoneri a Barcellona per Milan-Steaua, il 30 maggio 1973 non meno di 40 mila juventini stipano il «Marakana» di Belgrado.  Nella diversità della vigilia vissuta dai diretti protagonisti c’è, oltre ad una parziale spiegazione dell’andamento della gara, uno scontro di filosofie: di vita prima ancora che calcistiche. Gli italiani vanno in ritiro nel senso più seminaristico del termine, gli olandesi

Madrid 1957 - La prima volta viola: triste, solitaria e finale

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https://www.youtube.com/watch?v=b3UcycTmgRI di Christian Giordano ©, Guerin Sportivo © n. 1 - 7-13 gennaio 2003 © Rainbow Sports Books  Andando indietro con gli anni, dal 1956 al 1960 compare solo un nome nell’albo d’oro della allora Coppa dei Campioni, quello del grande Real Madrid. Una squadra- monstre , capace di rispedire a casa, dopo pochi mesi, un asso (lento) come il brasiliano Didi perché «non all’altezza». La Coppa sembra un fatto privato delle merengues e per le italiane è dura.  Nel 1956 un Milan un po’ anzianotto, che al centro dell’attacco schierava ancora il bisonte Nordahl, era stato battuto in semifinale da Di Stéfano & C. (2-4 a Madrid e solo 2-1 a Milano), poi vittoriosi sui francesi dello Stade Reims per 4-3 dopo esser stati sotto di due reti.  Va meglio alla matricola Fiorentina, che l’anno dopo arriva in finale (questo il cammino dei ragazzi di Bernardini: 1-1/1-0 con gli svedesi del Norrköping, 3-1/2-2 con il Grasshopper di Zurigo, 1-0

Roma 1984 - Profondo giallorosso

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di CHRISTIAN GIORDANO © - Guerin Sportivo n.1, 7-13 gennaio 2003 © Rainbow Sports Books L’anno dopo Atene tocca per la prima volta alla Roma. Complici infortuni (Ancelotti in primis) e leggerezze difensive dovute principalmente al passaggio di Vierchowod alla Sampdoria, la «Maggica» abbandona già nel girone d’andata le speranze di bis in campionato. Ma in coppa marcia spedita superando l’IFK Goteborg (3-0/1-2), il CSKA Sofia (1-0/1-0), la Dynamo Berlino (3-0/1-2) e il Dundee United (0-2 in Scozia, 3-0 all’Olimpico) del caso Vautrot.  Con la finale in casa, tutto sembra pronto per celebrare Di Bartolomei che alza la Coppa dei Campioni, compreso il concerto gratuito di Venditti al Circo Massimo. La sindrome-Amburgo, evidentemente, non ha insegnato nulla. E così, il 30 maggio, la Roma, che deve fare i conti con l’assenza per squalifica del terzino sinistro Maldera e gli acciacchi di Falcão, non può che partire favorita.  La partita però si mette subito male. Al 15’ Neal, capit

Un'altra vita da Damiano

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Una vita da Damiano. E un’altra, la seconda, da campione. L’epifania ai -6,5km dalla vetta della durissima Alpe Motta. Penultimo atto di un Giro da sogno. La pacca sulla spalla al compagno Pello Bilbao, un gesto che fa capire quanto grande sia il cuore di questo ragazzo, che, a 33 anni, s’è scoperto capitano. E che non dimentica chi e cosa è sempre stato e sempre sarà. È in quel gesto, semplice e non scontato, che c’è tutto il nuovo Damiano Caruso, più ancora che il traguardo a braccia alzate dopo la tappa della vita. Vinta con 24” sulla maglia rosa Egan Bernal, che a 24 anni ha - di fatto - conquistato il suo secondo grande giro in tre anni; e 35 sull’altro colombiano Daniel Martinez, fondamentale per il successo della Ineos Grenadiers. Podio e gerarchie paiono definiti: Bernal ha 1’59” su Caruso e 3’23” su Yates, che ha pagato l’impresa del giorno prima sull’Alpe di Mera. Per Damiano, prima che il sogno diventi realtà, manca ancora la crono di 30 km da Senago a Milano.  Caruso - l’a

Il topolino Yates e la montagna Caruso

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E fu così che la montagna - inedita e dura - dell’Alpe di Mera partorì il topolino: 28 secondi al traguardo sulla maglia rosa Egan Bernal e 32 secondi su Damiano Caruso. I rivali da podio. Nella generale, ordine immutato e distacchi appena appena limati: ancora secondo ma a 2’29 ” Caruso, sempre terzo ma a 2’49” Simon Yates, che vincendo il penultimo tappone alpino magari la Rosa a Milano non la indosserà lo stesso, ma ha almeno ha dato un senso al Giro suo e della sua Bike Exchange. Vien da chiedersi che cosa sarebbe successo se non si fossero voluti - e dovuti - saltare Fedaia e Pordoi nella frazione-regina di Cortina, e in questa penultima fatica alpina il Mottarone - doveroso l’omaggio della direzione di corsa e del sindaco di Stresa e bel gesto il premio-tappa devoluto dai corridoi al piccolo Ethan, l’unico superstite. Ci si interroga anche però sulla gestione da parte della deceuninck quickstep, sia per Evenepoel sia per Almeida, che se non fosse stato per la cotta di Sestola sar

Bruxelles 1958 - Gento di passioni

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1958, per il Milan prove tecniche di grandezza di CHRISTIAN GIORDANO © - Guerin Sportivo n. 1 - 7-13 gennaio 2003 © Rainbow Sports Books L’anno dopo la «mission impossible» della Fiorentina ci riprova il Milan. Orchestrati da tre «cervelli» (Cesare Maldini in difesa, Liedholm in mediana e Schiaffino sulla trequarti) e contando sull’esplosività del centravanti argentino Grillo, i rossoneri arrivano alla finale di Bruxelles, la prima in campo neutro, dopo aver superato il Rapid Vienna (4-1/2-5; 4-2 nello spareggio, allora ancora previsto), il Glasgow Rangers (4-1/2-0), il Borussia Dortmund (1-1/4-1) e il Manchester United (1-2/4-0). Ma il 28 maggio 1958 allo stadio «Heysel», ancora una volta, è il Real ad imporsi. La partita è avvincente e vede il Milan capace di portarsi sul 2-1, a 13 minuti dal termine ma agli uomini di Viani, oltre a un pizzico di fortuna, manca ancora una certa «abitudine» a vincere, rara e intangibile qualità che al club madridista non fa certo difetto.

Vienna 1964 - Un Mazzola così

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1964, il Colonnello «rivede» capitan Valentino: da Mazzola a Mazzola di CHRISTIAN GIORDANO © - Guerin Sportivo n.1 7-13 gennaio 2003 © Rainbow Sports Books La Coppa dei Campioni passa da via Serbelloni a via Dante ma resta a Milano, non per merito del Milan campione in carica (eliminato ai quarti dal Real, 1-4/2-0), bensì dei «cugini» nerazzurri. L’Inter del “Mago” Herrera e del «presidentissimo» Angelo Moratti elimina l’Everton (0-0/1-0), i francesi del Monaco (1-0/3-1), il Partizan Belgrado (2-0/2-1) e il Borussia Dortmund (2-2/2-0). In finale, a Vienna, il 27 maggio 1964, l’attende il grande Real Madrid. Di Stéfano è al canto del cigno, ma le «merengues», con Puskas, Gento e Santamaria, fanno sempre paura. Sospinti da migliaia di tifosi giunti da tutta Italia, i nerazzurri si impongono per 3-1. Sul finire del primo tempo, Mazzola scaglia dal vertice sinistro dell’area un potente destro che non dà scampo a Vicente: 1-0. Dopo un’ora di gioco l’Inter raddoppia con Milani. Lan

Stoccarda 1988 - Anche il resto è noia

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Come due anni prima, per assegnare il trofeo occorrono i tiri dal dischetto. Ma stavolta vincono i favoriti (si fa per dire: appena tre le vittorie su nove gare, pari nelle ultime cinque).  Il PSV schiera quattro giocatori che in estate bisseranno in oranje il titolo di campioni d’Europa: van Breukelen, van Aerle, R. Koeman e Vanenburg. Non c’è invece il mediano Arnesen, fermo per la frattura a una gamba.  Dall’altra parte, Diamantinho (distorsione ai legamenti di un ginocchio) viene sostituito con Sheu, il cui compito è tagliare i rifornimenti alla prima linea Magnusson-Aguas.  Come spettacolo (tattica a parte), una noia mortale: il primo tiro arriva al 53’ con Vanenburg, ma Silvino para in tuffo.  Dal dischetto, l’""eroe" è van Breukelen. Ma il mito (autentico) di Guus Hiddink (forse) miglior allenatore del mondo nasce lì.  CHRISTIAN GIORDANO © Guerin Sportivo © IL TABELLINO Stoccarda (Neckarstadion), 25 maggio 1988  PSV Eindhoven-Benfica 0-0 (6-5 d.c.r.)  PSV Eindho

Atene 1983 - Palombella biancorossa

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Sei campioni del mondo (Zoff; Gentile, Cabrini; Scirea, Tardelli e Rossi), più uno mancato, Bettega, per un ginocchio rotto (con Munaron, portiere delllAnderlecht, negli ottavi di Coppa Campioni l’anno prima) più Boniek e Platini, terzo e quarto con Polonia e Francia a Spagna 82.  Questa la Juventus tutta stelle che dovrebbe far polpette del piccolo galletto amburghese.  Finisce invece allo spiedo, infilzata come Zoff (alla gara d’addio) dalla palombella maligna di Magath. Futuro tecnico del Bayern e tuttora premiato per quel gol dalle tifoserie di Inter e Milan.  Platini, annullato da Rolff (che si ripeterà in nazionale), esce dalla gara. La Juve pare come bloccata, come il Trap, e dà il la a una delle maggiori sorprese nella storia della manifestazione.  CHRISTIAN GIORDANO © Guerin Sportivo © IL TABELLINO Atene (stadio Olimpico), 25 maggio 1983  Amburgo-Juventus 1-0  Amburgo (4-3-2-1): Stein – Kaltz, Jakobs, Hieronymus, Wehmeyer – Groh, Rolff, Magath – Milewski, Bastrup (56’ von He

Roma 1977 - Scouser se esisto

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Gran partita, con Heighway sugli scudi come suggeritore.  Al 28’ per McDermott, sul centro-destra, destro secco e palla che trafigge Kneib sul palo lontano.  I tedeschi non ci stanno e quando Case perde palla sul lato sinistro della mediana, Simonsen se ne va e appena in area lascia partire un gran sinistro che fa secco Clemence sul palo lontano, sotto l’incrocio.  La prima finale romana e anche una delle più belle.  Chiusa di testa da Smith al 65’, su cross di Heighway e impacchettata da Keegan, che all’83’ va giù in area contro “Terrier” Vogts: il rigore è trasformato da Neal.  È la prima volta di un club inglese.  Smith rimanda i propositi di ritiro e intanto, la Città Eterna è invasa dalla Kop in festa. Qualcuno dei kopiters , intrufolatosi nell’albergo della squadra, si butta in piscina coi giocatori. Altri tempi.  CHRISTIAN GIORDANO © Guerin Sportivo © IL TABELLINO Roma (stadio Olimpico), 25 maggio 1977 Liverpool-Borussia Mönchengladbach 3-1  Liverpool (4-3-3): Clemence – Neal,

Lisbona 1967 - Cotti e mangiati

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L’ex "Grande" Inter si scioglie come neve al solleone. In otto giorni perde campionato (storica papera di Giuliano Sarti a Mantova) e le Coppe, Italia e dei Campioni.  Prima britannica in finale e non latina a vincere, il Celtic sorprende per ritmo, lunghi traversoni, maglia simil-rugby, e numeri sui calzoncini.  Nati a Glasgow e dintorni, gli uomini di Jock Stein corrono (e picchiano) e vivono sul genio dell’aletta Johnstone (deceduto il 13 marzo 2006), che fa impazzire i terzini Facchetti e Burgnich.  A Lisbona però decidono Gemmell e Chalmers.  Il primo (che nel secondo tempo replica la traversa colpita da Auld) con un missile dai venti metri che infila da sinistra Sarti nell’angolo alto.  Il secondo deviando quasi sulla linea di porta un tiro di Murdoch, innescato dal “solito” Gemmell. Lì davvero Stein, secondo il collega e conterraneo Bill Shankly, diventa «immortale».  CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo IL TABELLINO  Lisbona (Da Luz), 25 maggio 1967  Celtic-Inter 2-1 

Istanbul 2005 - Lost Dance

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Due gare da un tempo.  Nel primo il Milan domina (3-0) dall’alto di una superiorità persino imbarazzante nello strapotere tecnico e fisico (strepitoso, con l’eterno Maldini, in gol al primo assalto, l’asse Kaká-Crespo).  Nel secondo, il Liverpool centra il miracolo di riaprire una gara che sembrava impossibile. I rossoneri si disuniscono e in 6’ subiscono tre reti. Ci sarebbe il tempo per riportarsi sopra, ma per il Milan i fantasmi albergano in ogni anfratto.  Dudek nega a Shevchenko, senza nemmeno sapere come, un gol “fatto”.  Ai rigori, Dida e Sheva non sono quelli del 2003. Mentre il polacco inscena la "Dudek Dance", ispirandosi alla "Spaghetti Dance" del sudafricano Bruce Grobbelaar di Roma 1984. Ahimilan, funzionerà.  CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo IL TABELLINO  25 maggio, Istanbul (Izmir Atatürk) Liverpool-Milan 3-3 (6-5 d.c.r.) Liverpool (4-4-2): Dudek – Finnan (46’ Hamann), Hyypia, Carragher, Traoré – Kewell (23’ Smicer), Xabi Alonso, Gerrard, Riise –

GIRI & GIRINI. ROBERTO PAGNIN, BASTA CHE SIA FUGA

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https://www.tuttobiciweb.it/article/2021/05/24/1621785672/roberto-pagnin-giro-italia-2021?fbclid=IwAR3v-AI0cZKVN8Rc03Fs1peGMDp6B6P7pD-4ABg_1OaHqCZmf8fQYCc61Ko STORIA | 24/05/2021  di Marco Pastonesi Era il re della fuga. Scattava, attaccava, allungava, insisteva, resisteva, arrivava. La fuga come stato di bisogno, come carta di identità, come filosofia di corsa. La fuga come senso della vita. Roberto Pagnin da Galta di Vigonovo, Riviera del Brenta, non più Padova ma già Venezia. Papà calzolaio, mamma casalinga, nonno appassionato di ciclismo. Un regalo del nonno, la prima bici, di ferro: “Le tolsi i parafanghi e la trasformai da corsa. A quel tempo, o pallone o bicicletta, o calcio o ciclismo. A calcio – mi spiegò il nonno -, su cento ce la fanno in due o tre. Nel ciclismo dipende solo da te. La seconda bici era da corsa. Ormai avevo deciso quale fosse la mia strada”. La strada di Pagnin? La strada. “La prima corsa in paese, a Fiesso d’Artico . Categoria giovanissimi. Sette anni. Un c

Barcellona 1989 - Le favole di Esodo

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Che la Steaua ’86 non fosse giunta in fondo per caso lo dimostra questa edizione. E pazienza se stavolta all’ultimo round fa da sparring partner ad un peso massimo fra i più forti di ogni epoca, il Milan del primo Sacchi. Quello vero.  In un esodo mai visto (almeno 80 mila rossoneri), un trionfo - e un calcio - da favola: la compagine rumena viene martellata alle corde con un ritmo altissimo, pressing e forcing (che sarebbe bene non confondere), fuorigioco e diagonali come se piovesse.  A piovere sono invece i palloni dei fuoriclasse olandesi al loro massimo splendore. Di testa, da fuori area, di destrezza e di potenza.  Un inno al calcio moderno, che, paradossalmente, farà danni per via dei tanti maldestri imitatori.  Curiosità, in cotanto dominio (memorabile la doppia umiliazione al Real Madrid in semifinale), a Belgrado il Milan, in svantaggio con la Stella Rossa negli ottavi, si salvò con la nebbia e, nel replay, ai rigori.  Christian Giordano, Guerin Sportivo IL TABELLINO Barcell

Parigi 2000 - Gemelli diversi

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Nell’anno della Spagna (tre semifinaliste), si consacra la stella di Raúl , nell’èra moderna uno dei campioni più sottovalutati.  In finale, in coppia col “gemello” Fernando Morientes mata il Valencia-rivelazione (memorabile la lezione di calcio inflitta alla Lazio nei quarti).  Nella sfida che vale il titolo, però, la differenza di classe e di "abitudine" a vincere emerge in tuto il suo fragore.  La “Cúperativa”, mediana delle meraviglie (Mendieta, Gerard, Farinós, Kily González) che funzionerà solo insieme e con Cúper allenatore, nulla può contro il talento di Fernando Redondo, la giornatona di Steve McManaman e i satanassi là davanti. Non a caso tutti a segno.  Particolarità: è la prima finale che i Merengues giocano senza camiseta blanca , sostituita da una moderna mise da all-blacks.  CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo IL TABELLINO Stade Saint-Denis, Parigi (Francia), 24 maggio  Real Madrid-Valencia 3-0  Real Madrid (4-3-1-2): Casillas – Michel Salgado, Ivan Campo, Ka

Vienna 1995 - Amaro 18

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Terza finale consecutiva per gli Invincibili (in campionato). Stavolta però la spunta la freschezza della serra creativa Ajax.  Il senso geometrico di Louis van Gaal, da giocatore ex riserva dell’ultimo Johan Cruijff (e da allenatore autore del "memorabile" colpo di karate mimato contro l’entrata di Desailly su Litmanen), non sfocerà mai in un elogio allo spettacolo, ma come copertura del campo resta un autentico clinic.  La non brillantezza di troppi rossoneri fa il resto, prima che il neoentrato re bambino (18 anni e 327 giorni, il più giovane marcatore nelle finali) anticipi totem Baresi e infilzi a sinistra Rossi.  Per Rijkaard, che chiude nel club dove ritrova il suo armadietto di gioventù, un successo agrodolcissimo.  Christian Giordano,  Guerin Sportivo IL TABELLINO  Ernst Happel Stadion, Vienna (Austria), 24 maggio 1995 Ajax-Milan 1-0  Ajax (3-4-3): van der Sar – Reiziger, F. de Boer, Blind – Seedorf (53’ Kanu), Rijkaard, Davids, Litmanen (70’ Kluivert) – Finidi, R. d

Vienna 1990 - Frank tiratore

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Per i cultori del genere. Per chi ama il calcio, uno stillicidio di sbadigli.  Gullit («sono al 70%») aveva giocato la sua prima gara stagionale la settimana precedente. Eppure tiene 90’.  Non ce la fa il Benfica erikssoniano, che tiene palla nel tentativo di innescare Magnusson (33 gol in campionato). Gli scombina i piani una percussione di Rijkaard, liberato in porta da una magica intuizione di van Basten, a sua volta innescato dalla trama F. Galli-Costacurta. Fine delle trasmissioni.  Il Milan resta in cima all’Europa e, di lì a fine anno, come i cugini interisti 35 anni addietro, anche al mondo. Uno sparo nel buio.  CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo IL TABELLINO Vienna (Austria), "Prater", 23 maggio 1990 Milan-Benfica 1-0  Milan (4-4-2): G. Galli – Tassotti, F. Baresi, Costacurta, P. Maldini – Colombo (90’ F. Galli), Rijkaard, Ancelotti (75’ Massaro), Evani – Gullit, van Basten. All.: Sacchi.  Benfica (4-5-1): Silvino – José Carlos, Ricardo Gomes, Aldair, Samuel – Ví

La parabola di Grandolfo: dalla tripletta al Bologna alla discesa in Serie C

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https://www.goal.com/it/notizie/parabola-grandolfo-tripletta-bologna-discesa-in-serie-c/1uzlzph4u4yj1ze0d0d2u5qpr Vittorio Rotondaro May 22, 2021 08:04+02:00 Francesco Grandolfo divenne famoso per la tripletta in Bologna-Bari del 22 maggio 2011: da allora il declino che lo ha portato a giocare in Serie C. Di meteore, di promesse non mantenute, il calcio ne è pieno: predestinati che non riescono a sfondare, a compiere l'ultimo passo verso la dimensione del campione che resta un miraggio per molti. Ebbene, Francesco Grandolfo fa parte di questa categoria, di coloro che nonostante avessero appiccicata addosso l'etichetta di potenziale numero uno, non hanno fatto in tempo a confermare quanto di buono si diceva nei loro confronti. La storia di questo ragazzo nato a Castellana Grotte è anomala, diversa da tutte le altre: stavolta il lieto fine è all'inizio e non poco prima dei titoli di coda. 22 maggio 2011, al 'Dall'Ara' si gioca Bologna-Bari: è l'ultima giornata

SEVENTIES - Vestivamo alla Mariner

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https://www.indiscreto.info/2009/12/vestivamo-alla-mariner.html di Christian Giordano © - Indiscreto.it © Rainbow Sports Books © Comincia a giocare dalle sue parti, nel Lancashire, al Chorley, club dilettantistico di non-league, prima di essere ceduto al Plymouth Argyle per quattro soldi nel luglio 1973. Poche settimane della nuova stagione e Paul Mariner  (Bolton, 22 maggio 1953 ) ha già rubato il posto a Jimmy Hinch , mettendosi in luce come uno dei migliori attaccanti della Third Division.  Nel 1975-76, in coppia con Billy Rafferty trascina l’Argyle alla promozione in Second Division. Su di lui mettono gli occhi club di First Division quali Ipswich Town, West Bromwich Albion e West Ham United. Ma è di Bobby Robson, nell’ottobre 1976, la padriniana offerta che il club del Devon non può rifiutare. Con sette gol in dieci giornate di campionato, Mariner dimostra di saper segnare in Division Two come aveva fatto in Division Three, e così l’Argyle ne accetta la valutazion

Wembley 1963 - A Cesarone quel che è di Cesarone

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A sorpresa, il “Tempio” è per metà vuoto.  Secondo stereotipo italianista, contro i campioni in carica il Milan pensa prima a non prenderle. Niente ala Barison e vai con Pivatelli sul faro Coluna (che sull’1-1 finirà azzoppato, e decentrato sull’out come si faceva per i “rotti” quando non c’erano le sostituzioni).  Il Benfica deve rinunciare all’infortunato Germano. La partenza è sottoritmo e prevale la prudenza col Benfica che palleggia fino con Santana e Coluna.  Al 18’ Eusébio lascia sul posto il Trap (che poi passerà su Torres, lasciando la Pantera nera a David) e fa secco Ghezzi sul palo lontano.  Al 58’ Trap pesca da destra Altafini al limite dell’affollatissima area. Il brasiliano si gira e tiene bassa la palla che infila Costa Pereira.  Un pasticcio difensivo, al 66’, permette a Rivera di mandare in porta Altafini, che sbaglia la prima conclusione prima di ribadire a rete. È il suo 14° sigillo del torneo. Un record, e vale la prima Coppa italiana.  CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sp

REMCO PIU’ ALEX CHE EDDY. IL TENNIS FEMMINILE NEL DESERTO. L’OLIMPIA ALLE FINAL 4. AL CALCIO TOCCA IL FONDO (E SCAVA)

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https://www.sport-e-cultura.com/2021/05/21/remco-piu-alex-che-eddy-il-tennis-femminile-nel-deserto-lolimpia-alle-final-4-30-anni-dopo-al-calcio-tocca-il-fondo-e-scava/?fbclid=IwAR14Af8gU0Ul67OxhHPthM4wItqQ3hI5qs429YWFKQs-iX-9mpInOapP8Fw Taccuino di ordinaria follia. Quasi quanto i playoff NBA introdotti da un prologo esaltante come il play-in tra Lakers e Warriors, LeBron James contro Steph Curry, gli uomini-immagine (gemelli diversissimi, uniti dall’eccezionalità del loro chassis) di un’epoca quasi al termine. O le Olimpiadi più incerte (e malvolute: a Tokyo) dell’era moderna. Evitando i refusi più duri, tipo la grafica RAI nella frazione (tostissima) del Giro sopra Rocca di Cambio, là dove osano le aquile (e gli orsi). Nella sovraimpressione, Campo Felice diventava Campa Felice... * Nelle campagne del Brunello, sullo sterrato che fuma polvere, la teoria del caos che comanda i Giri senza faro rivela il padrone della contesa. Il più forte, il più atteso: Egan Bernal. Essendo nel suo in