La parabola di Grandolfo: dalla tripletta al Bologna alla discesa in Serie C


Vittorio Rotondaro
May 22, 2021 08:04+02:00

Francesco Grandolfo divenne famoso per la tripletta in Bologna-Bari del 22 maggio 2011: da allora il declino che lo ha portato a giocare in Serie C.

Di meteore, di promesse non mantenute, il calcio ne è pieno: predestinati che non riescono a sfondare, a compiere l'ultimo passo verso la dimensione del campione che resta un miraggio per molti. Ebbene, Francesco Grandolfo fa parte di questa categoria, di coloro che nonostante avessero appiccicata addosso l'etichetta di potenziale numero uno, non hanno fatto in tempo a confermare quanto di buono si diceva nei loro confronti.

La storia di questo ragazzo nato a Castellana Grotte è anomala, diversa da tutte le altre: stavolta il lieto fine è all'inizio e non poco prima dei titoli di coda. 22 maggio 2011, al 'Dall'Ara' si gioca Bologna-Bari: è l'ultima giornata di campionato, il clima è disteso per via della situazione già delineata (felsinei salvi, pugliesi retrocessi) che conferisce all'incontro le sembianze di un'amichevole prima del classico 'rompete le righe'.

Grandolfo quel giorno è titolare, schierato in attacco in coppia con Huseklepp: una soddisfazione enorme per lui che appena quindici giorni prima aveva esordito in Serie A contro il Palermo, nulla in confronto a quello che sarebbe successo quel giorno in Emilia. Il Bari parte forte, consapevole del suo destino già segnato: a Grandolfo bastano 28 minuti per realizzare la prima rete tra i grandi, con un sinistro da posizione ravvicinata che è meglio anche di un rigore in movimento. Non gli resta che ringraziare i difensori del Bologna, particolarmente distratti e con la testa in vacanza, che si dimenticano di marcare quel giovane semisconosciuto.

La giornata da 'mille e una notte' di Grandolfo prosegue nel migliore dei modi a inizio ripresa: stavolta deve impegnarsi un po' di più per battere Viviano, superato con un mancino chirurgico che va ad infilarsi nell'angolino. Finita qui? Nemmeno per sogno: sette minuti dopo arriva la tripletta con un tiro ciabattato che termina la sua corsa in fondo al sacco, dettaglio che basta per far capire che quella è la sua partita, il suo giorno perfetto con tanto di titoli sui giornali, più che meritati.

Tutto così in fretta, senza il tempo di comprendere a pieno la portata dell'impresa appena compiuta (primo calciatore a segnare una tripletta in trasferta nella storia del Bari) a 18 anni e 10 mesi: di solito a quell'età i ragazzi prendono la patente e vivono la vita scolastica, Grandolfo invece si diverte a fare il bomber in Serie A come se nulla fosse. Mutti gli concede la passerella finale sostituendolo con Strambelli, mettendo fine ad una partita da 9 in pagella che poi sarebbe finita nel mirino del procuratore federale Stefano Palazzi nell'ambito del filone del calcioscommesse.

Una 'macchia' che però non cancella le emozioni provate quel giorno da Grandolfo, deciso a difendere con le unghie e con i denti la genuinità di una tripletta rimasta nella storia del club barese.

"Normale che la gente possa pensare di tutto sulla mia tripletta con il casino (calcioscommesse, ndr) che sta succedendo. Nessuno però macchierà il mio ricordo: quei tre goal sono stati frutto del mio sudore. Sul campo non ho mai avuto la sensazione che si trattasse di una partita addomesticata, non mi ha mai sfiorato il dubbio che i difensori mi avessero spalancato la porta".

Il Bari - come detto - retrocede dopo una stagione da dimenticare e chiusa all'ultimo posto, per Grandolfo c'è l'occasione di confermarsi con la maglia del Chievo che lo acquista in prestito con diritto di riscatto: in Veneto però gioca solo due partite e, improvvisamente, svaniscono tutte le parole d'elogio spese dagli addetti ai lavori, forse troppo precipitosi nei giudizi. Annata condizionata da alcuni infortuni che rappresentano uno 'sliding doors' bello e buono.

"Un paio di infortuni hanno condizionato la mia stagione, quando sono guarito ho capito che i dirigenti del Chievo avevano cambiato idea su di me. E pensare che volevano riscattarmi già a gennaio. Ho avuto tanti complimenti ma poco spazio, mi sono sentito preso un po' in giro".

Grandolfo torna al Bari che non punta su di lui: le cessioni in prestito a Tritium e Savona determinano la fine dell'avventura con i 'Galletti', che non gli rinnovano il contratto. L'eroe di Bologna si ritrova così libero e senza un progetto, e decide così di rimettersi in gioco ripartendo addirittura dalla Serie D con la Correggese: qui (evidentemente l'aria emiliana gli fa bene) vive la sua annata migliore con 23 gol in 40 partite che lo riproiettano in Serie C.

Il ritorno nella sua Puglia con l'approdo alla Fidelis Andria è povero di soddisfazioni, ottenute a fasi alterne con il Bassano Virtus (11 goal nel campionato 2016/17) e la Virtus Verona. La parentesi veneta si conclude con il passaggio alla Vis Pesaro, mentre dopo la parentesi alla Sambenedettese ha sposato la causa del Legnago dove attualmente milita. Nulla, però, paragonabile all'impatto devastante avuto con la Serie A quel pomeriggio di dieci anni fa. 

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