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Visualizzazione dei post da 2012

FOOTBALL PORTRAITS - El Shaarawy, Faraonico (2012)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 È l’uomo nuovo del nostro calcio. Segna e fa sognare. Ha una storia da predestinato. Le giovanili nel Genoa, la corte della Juventus, lo speciale taglio di capelli («non glieli può far tagliare nemmeno Berlusconi»), la nazionale, il Milan. Questo ventenne ha un grande futuro Le cessioni di Ibra e Cassano post-lodo Mondadori, gli infortuni di Pato e Robinho, il ritiro di Inzaghi, ma soprattutto il talento gli hanno fatto alzare la cresta. A vent’anni l’ex genoano ha tutto per diventare il numero uno nel Milan e della nazionale a Brasile 2014  di CHRISTIAN GIORDANO  © Guerin Sportivo  ©  n. 12, dicembre 2012 Per gli americani è chamber cinema. È il Dustin Hoffman che, dopo otto mesi di lavoro sul copione di Kramer contro Kramer e la fresca separazione nella vita reale, improvvisa davanti la cinepresa la scena della colazione. È il talento che ti esplode in faccia, quando vuole, anche o soprat

FOOTBALL PORTRAITS - Bendtner, c’è del macho in Danimarca (2012)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-vita-ebook/dp/B01KI1XRO6/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1471436349&sr=1-1 Ultima scelta al posto del top player perduto, l’ex Arsenal può essere l’arma segreta della Juventus. Dopo i prestiti in chiaroscuro al Birmingham City e al Sunderland e un buon Europeo, il gigante danese col look da modello e la fama da duro non più fallire di CHRISTIAN GIORDANO © Guerin Sportivo © n. 11, novembre 2012 Da uno a nove, dieci. Non ci voleva lo psicologo, ma è stato proprio lo specialista dell’Arsenal, Jacques Crevoisier, nella primavera 2010, a quantificare con un test di self perceived competence l’infinita autostima di Nicklas Bendtner: «Mai visto niente del genere. Pat Rice (per 16 anni vice di Wenger, nda) era seduto accanto a me, e non la smetteva più di ridere». Anche se tifosi e addetti ai lavori non ne hanno mai compreso appieno i motivi, la fiducia in se stesso del neo-juventino ha radici lontane.

Real Madrid's Luka Modric: from Balkan warzone to the Bernabéu

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https://www.theguardian.com/football/blog/2012/oct/04/real-madrid-luka-modric-spurs-bernabeu Aleksandar Holiga, The Guardian Thursday 4 October 2012  After initial plaudits that came his way, Luka Modric's career at the Bernabéu seems to be off to a rocky start. He remained on the bench in the Champions League match at Ajax on Wednesday and is by no means certain to play in Sunday's Clásico . But if Modric's personal history is anything to go by, the former Tottenham Hotspur creative force can overcome any obstacle and become one of the leading stars at Real Madrid. He's been through hell more than once in his life, coming back stronger each time. Last month, a Spanish TV crew travelled to coastal Croatia to find "the origins" of Modric and to film this short documentary . They talked to his one-time coaches, former team mates from NK Zadar's youth ranks, friends of the family and journalists. Modric's father, Stipe , didn't ta

UK, un calcio a tutta birra

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di  Christian Giordano ©,  Guerin Sportivo  © «Team which drinks together wins together», la squadra che insieme beve insieme vince. La nota citazione di Richard Gough, ex capitano dei Rangers, spiega molto della drinking culture  del calcio britannico. A metà anni 90 i Blues dettavano legge in campo e al pub, ambiti dove Gascoigne, lo stesso Gough, Ally McCoist, Ian Durrant e compagni dettavano legge. Altri tempi. Nel calcio britannico la “cultura del bere” era tradizione. E lo è ancora, nelle serie inferiori. Si gioca, e dopo si va a pinte. George Best, Paul “Gazza” Gascoigne, Paul Merson, Tony Adams (56 giorni di carcere alla Chelmsford Open Prison nel ’90 per guida in stato di ebbrezza; a Jamie Pennant del Liverpool, Jermaine Defoe del Portsmouth e tanti altri è andata meglio), sono solo i più famosi ad essersi spinti troppo oltre, fino a scivolare nell’alcolismo o in altre patologiche dipendenze.  Merson (oltre 500 mila sterline perse alle scommesse) si ritrovò a guidare d

Mercato totale globale

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di Christian Giordano Fenomenologia del nuovomercato globale. I top player - pochi e buonissimi - che hanno lasciato grandi club per club ancora più grandi; come van Persie e Song dall'Arsenal al Manchester United e al Barcellona. O, viceversa, passati da club già grandi a club che investono per diventarlo; come Ibra, Thiago Silva e Lavezzi al Paris Saint-Germain. C'è invece un'altra metà del cielo, quella del campione prossimo al tramonto, indeciso fra la "esperienza di vita" e gli ultimi scampoli di gloria nel calcio che conta. E' il caso di Del Piero, tentato dal nuovo mondo. Alex in Australia fa ripensare alla scelta, quella sì, da pioniere diBob Vieri, il papà di Bobo, che a fine a fine anni Settanta andò a svernare al Marconi dopo il freddo preso a Toronto, nella stessa squadra, i Blizzard, di Bettega dopo una vita alla Juve. Erano gli anni di Krol a Vancouver, di Pelé, Beckenbauer e Chinaglia ai New York Cosmos, Cruijff a Washington e Los

Ferrari il santone - Quando lo sport non conosce etica

http://archiviostorico.gazzetta.it/2012/agosto/09/Ferrari_santone_Quando_sport_non_ga_10_120809001.shtml Test, laboratori viaggianti, grandi risultati. Così tanti campioni si mettono in fila da lui. Assistente di Conconi a Ferrara, negli anni Ottanta collaborò con molte federazioni. La sua idea: doping è ciò che si trova ai controlli, tutto il resto può essere preso Gazzetta dello Sport,  9 agosto 2012 DAL NOSTRO INVIATO MARCO PASTONESI LONDRA - Scienziato, stregone. Medico, allenatore. Ricercato, vigilato, indagato. Mito, «Testarossa», «Number one». «Wanted». Michele Ferrari, nato il 26 marzo 1953 - 59 anni fa - a Ferrara. Laureato all'Università di Ferrara in Medicina e Chirurgia, nel 1978, con una tesi sulla valutazione della soglia anaerobica nella corsa . E specializzato all'Università di Roma, in Medicina dello sport, nel 1981. Ma già collaboratore della Federazione italiana di atletica leggera, dal 1977 al 1980, poi di quella di biathlon, dal 1980 al

Rudisha, e i più grandi Ottocento della storia

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1'40" e 91. Non c'è stato solo l'uomo-leggenda Usain Bolt nella magica notte londinese. C'è stato anche David Rudisha, il primo uomo a rompere il muro del minuto e quarantuno sugli Ottocento.  E quell'uomo non poteva che essere keniano, anche se con la fortuna di essere figlio d'arte. Suo padre Daniel a Messico '68 vinse la staffetta 4x400. Il figlio, a Londra 2012, la correrà in omaggio al papà. Ma la sua specialità è il "doppio giro della morte".  Il primato del mondo, 1'41"01, era già suo. Lo aveva fatto segnare al meeting di Rieti nel 2010. L'anno scorso ha dominato al mondiale sudcoreano di Daegu, la sera del 9 agosto 2012 s'è divorato - da lepre di se stesso - i più grandi ottocento della storia: 49"28 nel primo giro, addirittura 51"63 nel secondo. Con l'evidente sensazione che quasi ne avesse ancora. Runner di regale eleganza, falcata impossibile per tutti, Rudisha è l'evoluzione

Pulnikov, il solista sulla salita più dura

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https://www.giornaledibrescia.it/sport/pulnikov-il-solista-sulla-salita-più-dura-1.1308574 di EMANUELE GELSI Il Giornale di Brescia, 7 agosto 2012 Si può anche dire addio. Chiudersi la porta dietro le spalle e cambiare del tutto orizzonte per costruirsi nuove certezze. Ma, si sa, di notte alcune difese vengono meno.  Così a Vladimir Pulnikov, a 13 anni dal taglio netto col mondo del ciclismo , capita di sognare. «Devo prepararmi per una corsa - racconta -. Il giorno si avvicina e io non mi sono allenato bene». Poi magari il corridore, meglio l'ex corridore ucraìno , apre di colpo gli occhi e si rassicura pensando che l'ultima volta che si è seduto su un sellino è stato per andare al lavoro alla GMP di Rovato, paese in cui vive. Quel lavoro che ora ha perso perché l'azienda, settore montaggio e manutenzione piscine, è in liquidazione. Lasciando al campione, uno dei nomi forti del ciclismo anni '90, l'unico appiglio del sussidio di disoccupazione d

Greatest game nobody ever saw

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https://www.si.com/more-sports/2012/07/24/usa-basketball-game-nobody-saw SI Staff - July 24, 2012 You have a tape?" Michael Jordan asks. "Of that game?" "I do," I say. "Man, everybody asks me about that game," he says. "It was the most fun I ever had on a basketball court." It befits the enduring legend of the Dream Team, arguably the most dominant squad ever assembled in any sport, that we're referring not to a real game but to an intrasquad scrimmage in Monaco three days before the start of the 1992 Olympics. The Dreamers played 14 games that summer two decades gone, and their smallest victory margin was 32 points, over a fine Croatia team in the Olympic final. The common matrices of statistical comparison, you see, are simply not relevant in the case of the Dream Team, whose members could be evaluated only when they played each other. The video of that scrimmage, therefore, is the holy grail of basketball.