Rudisha, e i più grandi Ottocento della storia


1'40" e 91.

Non c'è stato solo l'uomo-leggenda Usain Bolt nella magica notte londinese. C'è stato anche David Rudisha, il primo uomo a rompere il muro del minuto e quarantuno sugli Ottocento. 

E quell'uomo non poteva che essere keniano, anche se con la fortuna di essere figlio d'arte. Suo padre Daniel a Messico '68 vinse la staffetta 4x400. Il figlio, a Londra 2012, la correrà in omaggio al papà.

Ma la sua specialità è il "doppio giro della morte". 

Il primato del mondo, 1'41"01, era già suo. Lo aveva fatto segnare al meeting di Rieti nel 2010. L'anno scorso ha dominato al mondiale sudcoreano di Daegu, la sera del 9 agosto 2012 s'è divorato - da lepre di se stesso - i più grandi ottocento della storia: 49"28 nel primo giro, addirittura 51"63 nel secondo. Con l'evidente sensazione che quasi ne avesse ancora.

Runner di regale eleganza, falcata impossibile per tutti, Rudisha è l'evoluzione della specie dei grandi mezzofondisti nati e cresciuti correndo scalzi sugli altipiani. A Iten, nel cuore della Rift Valley, a 2400 metri di altitudine, alla scuola del missionario irlandese Colm O'Connell, ma non alla leggendaria St Patrick's, la fabbrica dei campioni, perché fra i Masai il matrimonio dei suoi genitori non era ben visto.

Conosce la storia dei grandi campioni, ma non ne ripeterà gli errori. Rudisha junior non ha la loro stessa fame ma non corre gli stessi rischi. Non corre per comprarsi il bestiame, necessario in Kenya per guadagnarsi uno status nella comunità. Ha il dna dei grandissimi e nessuno sa dove potrà arrivare. A ventitré anni ha appena cominciato.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
9-10 agosto 2012

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