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Visualizzazione dei post da marzo 17, 2018

Philippe Brunel, «dalla parte del ciclismo»

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © Sala stampa Palafiori Sanremo (Imperia), sabato 17 marzo 2018 - Philippe Brunel, nel 1987 avevi ventun anni e sei stato testimone di un Giro storico. Se ti dico “Sappada”, che cosa ti viene in mente? «Mi viene in mente la trahison , come si dice in francese, tra Roche e Visentini. L’attacco di Roche in discesa e, dietro, Visentini, suo partner della Carrera in maglia rosa, che tira, che fa l’andatura per riprendere Roche: un momento, più che di crisi, di divisione dentro una squadra con due dei più grandi corridori del tempo».  - Vista da un osservatore francese, che cosa successe in quella tappa? «Roche ha tradito anche gli ordini del suo direttore sportivo Boifava, che cercava di far vincere Visentini, perché anche il patron della Carrera, Tacchella, voleva che un italiano vincesse quel Giro, perché sul piano commercial penso che era più forte, più interessante per lui. Roche era un corrido

Stephen Farrand: Roche un "guappo" coraggioso

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © Stephen Farrand, inglese di nascita e livornese di adozione, è European Editor di Cyclingnews e ha seguìto tutte le edizioni del Giro dal 1994 in poi.  Ama l'Italia al punto d'averla scelta per viverci. Dilettante di modesto talento, sognava di fare come Stephen Roche - l'epitome del corridore anglosassone passato professionista dopo la gavetta nella "Legione straniera" della francese ACBB - e invece ha finito per emulare un altro  ex pro' irlandese  con quel curriculum:   Paul Kimmage .  Giornalista più per caso che per vocazione, è oggi fra i più competenti, autorevoli e rispettati suiveur della carovana.  Lo incontro nel giorno della Milano-Sanremo stravinta da Vincenzo Nibali. Sala stampa  del Palafiori Sanremo (Imperia), 17 marzo 2018 - Stephen Farrand, perché sei venuto a fare il giornalista di ciclismo in Italia? Avevi studiato qui? «Mia cugina stava qui. Lei è insegnante di

Claudio Ghisalberti: «Visentini tradito, Roche strepitoso»

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © Sala stampa del Palafiori Sanremo (Imperia), sabato 17 marzo 2018 - Claudio Ghisalberti, se ti dico Sappada ’87: il tuo primo ricordo? «Il tradimento, se così si può dire. È passato come tradimento, di Roche ai danni di Visentini. Io ne ho parlato spesso. Ho chiesto a Davide Cassani, che era compagno di Roberto, lui sorride e svicola. E quindi rimane questo grande dubbio su quello che può essere successo. Roche stava bene. Di Visentini ne abbiamo parlato anche qualche mese fa, perché c’è stato l’anniversario, organizzato alla Carrera, e Visentini non è voluto venire. Io l’avevo chiamato per chiedergli come mai. Lui è ancora adesso ferito. Questo gli fa onore perché è anche un segno di grande coerenza. Visenta è un personaggio abbastanza deciso, un carattere abbastanza forte. All’epoca qualcuno sosteneva che in corsa proprio il carattere non fortissimo fosse magari proprio un suo punto debole. Inve

Baronchelli: «Contro Hinault io il primo dei comuni mortali»

L'Eco di Bergamo sabato 17 marzo 2018 Chi ricordava il Baronchelli corridore non avrà creduto ai propri occhi, soprattutto ai propri orecchi, nel ritrovarselo tanto cambiato l’altra sera alla Casa del Giovane in occasione della presentazione del libro «Dodici secondi», una documentatissima biografia scritta da un suo grande tifoso, Gian-Carlo Iannella («mi hanno colpito la sua umanità e modestia, non mi son mai piaciuti i campioni perfetti»), e pubblicata da Lyasis Edizioni di Luca Merisio. Del Tista timido, un po’ musone, spigoloso, riservato sino alla reticenza, di quegli anni Settanta-Ottanta non è rimasto niente. Il Tista di oggi è un uomo maturo, disinvolto, sorridente, forbito nell’eloquio, sottilmente ironico, che col microfono sotto il naso non smetterebbe più di parlare. In una sala gremita, davanti a un pubblico attento e competente, Baronchelli, opportunamente sollecitato dal giornalista Ildo Serantoni, si è rivelato un libro aperto, un fiume di ricordi e di a

Sanremo 2018 - Classicissima da CanNibali

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A Sanremo non lo sentivamo da dodici anni, quell’inno. Da Pozzato 2006. E il podio ci mancava da una mezza dozzina, da Nibali 2012. E chi sennò?  Lo Squalo di Messina, il più forte corridore italiano di quest’epoca. Uno capace di far emozionare in tv persino sua maestà Eddy Merckx, che in via Roma ha alzato le braccia sette volte. Sette. Come lui nessuno mai. In una giornata a lungo da tregenda, in coda ai 297 km di pioggia e freddo da Milano fin quasi in Riviera, Vincenzo ha centrato una delle sue imprese più belle. In una corsa già storica per il debutto ufficiale del VAR.  È come se il tempo si fosse fermato al 7 ottobre, una giornata splendida come il suo bis al Lombardia. Ha ricominciato la stagione come l’aveva finita: con un “numero” dei suoi, e con questa fanno tre classiche-monumento, assieme a tutti e tre i grandi Giri. L’attacco, in salita sul Poggio, ai -6,5 km dall’arrivo e la picchiata in discesa verso Via Roma sono già leggenda. Undici secondi difesi