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Visualizzazione dei post da 2019

Cycling's 2010s - An Unpredictable Journey

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by EDWARD PICKERING -- EDITOR ProCycling UK, January 2020 A lot can happen in a decade. This time 10 years ago, Team Sky were just about to start and, let’s be honest, they were a bit average initially . Lance Armstrong was unretired and undisgraced . Fabian Cancellara had yet to win his first Tour of Flanders . And a British rider was probably not going to win the Tour de France any time soon, notwithstanding the fourth place that Bradley Wiggins had just achieved in the race . On the other hand, Marianne Vos was winning a lot of races, just as she is 10 years later. In a fast-changing world, some things remain reassuringly stable. Pedants will rightly point out that the decade technically ends in December 2020 , but pedants didn’t have as good a time as the rest of us on December 31, 1999. We’re celebrating the cycling teens, and what a decade it was. The last 10 years have seen the domination of Sky, the peak years of Cancellara, Peter Sagan, Philippe Gilbert, Vos a

MAESTRI DI CALCIO - Lattek, il re è Udo

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https://www.amazon.it/Maestri-calcio-allenatori-stranieri-Portraits-ebook/dp/B01ARVU5JC di CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo «Da giocatore sviluppi una specie di sesto senso per i vincenti. Lattek lo è». Parola di Franz Beckenbauer, la bandiera che al Bayern Monaco l’ha voluto per cominciare a vincere e l’ha cacciato per ricominciare a farlo. Stavolta senza nessuno a fargli ombra. Udo Lattek nasce il 13 gennaio 1935 a Bosemb, oggi Polonia, allora Prussia orientale. Primi passi da calciatore vero nel 1953-54 al Marienheide. Dopo un anno è al Bayer Leverkusen, tre stagioni ai “farmacisti”, quattro al Wipperfürth e tre da riserva all’Osnabrück. In biancoviola, 3 presenze e un gol nel 1963-64, l’apice della onesta carriera di ex attaccante scalato centrocampista: il sesto posto in Regionalliga Nord. Già dal campionato successivo, l’ultimo prima del ritiro ma trascorso senza giocare, mette a frutto gli studi in pedagogia. Allena part-time i ragazzini del vivaio e in prim

Le Buone feste della Virtus Bologna

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+32 nel derby di Basket City, +13 in quello d'Italia: le feste perfette della Virtus Bologna, capolista in campionato e pure in Eurocup. C'erano tutti al ritorno della Grande Classica. I novemila a palazzo, l'inno nazionale cantato dal Coro di Finale Emilia; i grandi in campo (Teodosic e Rodriguez) e gli ex in panchina: Sasha vestito da Achille contro Ettore, applauditissimo dal popolo bianconero per (e con) cui ha vinto tutto. C'erano tutti alla Virtus Arena, è mancata solo Milano: ancora sfasata per la sconfitta di Mosca col CSKA in Euroleague, e con 24 ore di riposo in meno rispetto alla "passeggiata" di Natale della Virtus sui "cugini" Fortitudo. Bologna sempre avanti, in ogni quarto: di quattro, due, uno e sei. Nel primo, due triple di Teodosic (che chiuderà con 15 punti e sei assist). Nel secondo, minisorpasso Olimpia firmato Cinciarini, ma all'intervallo Virtus avanti di sei. Markovic (8 punti e 12 assist) e ancor

MAESTRI DI CALCIO - Happel, il Tiranno

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https://www.amazon.it/Maestri-calcio-grandi-allenatori-stranieri-ebook/dp/B01ARVU5JC «Guardo un giocatore allenarsi per dieci minuti e capisco subito se è un parassita o uno di cui fidarsi. E persino se ha bevuto o fumato» - Ernst Happel di CHRISTIAN GIORDANO ©, Guerin Sportivo © Rainbow Sports Books © A volte un aneddoto (vero) vale più di mille parole, per descrivere personaggi e situazioni. Quello che segue lo ha raccontato Wolfgang Rolff, mastino dell’Amburgo che ad Atene ’83, finale di Coppa dei Campioni, Ernst Happel attaccò alle calcagna dello juventino Michel Platini. Premessa: al tecnico austriaco piaceva seguire gli allenamenti da bordocampo, seduto su una sedia da regista. Da lì impartiva istruzioni al vice, che le riferiva alla truppa. Una volta Happel ordinò all’assistente di far uscire anzitempo il giocatore X. Questi chiese spiegazioni al vice, che a sua volta rivolse la domanda al capo. Happel si tolse gli occhiali da sole, fece cenno a X di avvicinarsi e

A junk wins a new day on court

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By PETER VECSEY -- Daily News Thursday, September 2, 1971 Earl Manigault, although only 25, is referred to with reverence and regarded as a legend in his Harlem neighborhood. Anyone in Manigault’s section, who isn’t well acquainted with his basketball heroics, obviously has been living in a bubble. When Manigault wanders along Eight Ave, around 114th St., both old and young shout out greetings. The younger teenagers devotedly shadow his every move, showering him with questions. The children, however, are not Manigault’s only street shadows. His journey through the ghetto is saturated with morbid memories and bitter torment. …With hallways and alleys. …With addicts and pushers. …With thieves and fences. All these things played a major part of his life after he began smoking dope in the 11th grade. “I see them wherever I go,” says Manigault reflectively, as though he could see them right at that moment. Waiting. Always there. Always waiting. “I see the addicts nodd

MAESTRI DI CALCIO - Guttmann, la vita è Béla

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https://www.amazon.it/Maestri-calcio-allenatori-stranieri-Portraits-ebook/dp/B01ARVU5JC di CHRISTIAN GIORDANO ©,  Guerin Sportivo  © Rainbow Sports Books  © Se è vero che le cose d’oltreoceano sbarcano in Europa una decina d’anni dopo, al Benfica possono rassegnarsi: la Champions League non tornerà cosa loro ancora per molte stagioni. Nel 1918 a Boston scattò, implacabile, “The Curse of the Bambino”, la Maledizione che Herman Ruth lanciò ai Red Sox, franchigia locale del baseball professionistico, quando il boss Harry H. Frazee lo cedette ai New York Yankees. Senza di me non vincerete più le World Series, disse "The Babe", e per 86 anni - ottantasei! - le Calzette Rosse non conquisteranno più il titolo, sfumato per quattro volte su quattro in Gara7, e sempre in circostanze a dir poco rocambolesche. Nel 1962 analogo anatema lo lanciò ai rossi di Lisbona l’allenatore che li aveva appena portati alla seconda Coppa dei Campioni consecutiva. Senza di me non la riv

EARL "GOAT" MANIGAULT - L’uomo che voleva sedersi sul ferro

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di FEDERICO BUFFA Black Jesus Un giorno della prima decade del maggio ’98 l’America s’è dovuta fermare un attimo. Le radio e le televisioni le avevano appena raccontato che il cuore di Frank Sinatra aveva appena cessato di battere in una stanza della lussuosa clinica Cedars Sinai. Due ore prima s’era mozzato il respiro di una zona intera di New York City, quella conosciuta come Harlem.  Il sistema di comunicazione della città - lo stesso che aveva annunciato negli anni Sessanta che Lew Alcindor era il più grande di sempre, allertato che Kenny Anderson e il penultimo dei Marbury erano materiale da NBA anche quando erano alle scuole medie e proclamato nei primi anni Novanta che nessun caraibico aveva mai mostrato quel che stava sciorinando un cerbiatto meticcio di nome Felipe dal Bronx - le aveva appena raccontato che il cuore di Earl Manigault, detto “THE GOAT” ovvero la capretta, il “Re Buono”, l’unico uomo che poteva girare per Harlem senza un penny in tasca ed av

Valdano y Cruyff: «Tráteme de usted»

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https://alaves.elcorreo.com/memoria-albiazul/valdano-cruyff-trateme-20181128172715-nt.html Cruyff y Valdano durante el encuentro entre Alavés y Barcelona.  Memoria albiazul Los cuartos de final de la Copa del Rey ante el Barcelona en 1978 se convirtieron en uno de los momentos culminantes de una época donde el Alavés (1974-1983) buscó sin éxito el retorno a la Primera División FERNANDO RUIZ DE ESQUIDE Jueves, 29 noviembre 2018, 10:24 «Increíblemente y cuando ya el tiempo hábil de la primera parte ha transcurrido el señor Gallardo señala un penalti al Alavés por 'caída' de Cruyff dentro del área, engañoso y listo el holandés. Lanza la máxima pena Zuviría marcando el 1-0. Hasta el público catalán se enfada con el árbitro por su parcialidad». Es parte de la crónica que este periódico publicó el 23 de febrero de 1978. Tras una noche donde al equipo albiazul, que militaba en la Segunda División, se le escapó el sueño de alcanzar las semifinales de la Copa del Re