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'Nobody, but nobody, is going to hurt my teammates'

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http://www.si.com/vault/1977/10/31/626402/nobody-but-nobody-is-going-to-hurt-my-teammates By John Papanek SPORTS ILLUSTRATED, 31 ottobre 1977 Five very large men—and one little guy—were approached gingerly recently and asked this question: "Do you consider yourself an NBA enforcer?"  Without exception, the six initially replied, in as many words, "No, I wouldn't call myself an enforcer." "Well, um, how do you think the rumors got started?" "Yeah, well, we all know where the words come from," says 6'9", 215-pound Maurice Lucas, the quintessential power forward and enforcer of the Portland Trail Blazers. In Lucas' case, the word got out and around three years ago when, as an ABA rookie, he decked 7'2" Artis Gilmore and dared to duke it with Julius Erving, which is roughly akin to spitting on the flag. "A lot of people think I'm just one of these mean guys," he says indignantly. "W

Per avere Roberto Visentini c'è già bagarre tra Scic e Vibor

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Un corridore con notevoli mezzi, 80 gare vinte sino ad oggi: ha 20 anni, la stagione più bella è stata il 1975 . Passista-scalatore pieno di risorse anche se qualche volta (dicono i maligni) alterna momenti di inquietante assenteismo. Un elogio a Mino Denti che si rivela sempre di più un intelligente amministratore di corridori L'uomo in vetrina Bicisport n. 9, settembre 1977 Roberto Visentini, bresciano del Garda, è nato a Gardone Riviera il 2 giugno del 1957 ed ha cominciato a correre a quindici anni, così, per caso, classificandosi al quindicesimo posto nella prima gara. Poi, a Broni (Pavia), il successo per distacco che lo ha spinto a continuare. Difende i colori del Gruppo Sportivo Inoxpran di Concesio sotto la guida di Angelo Prandelli . Questo è il biglietto da visita di uno dei più promettenti elementi del vivaio lombardo. «Ho cominciato così per scherzo ed ho chiuso nel gruppo, poi la settimana dopo ho vinto per distacco e ho trovato che era molto fa

Donadio vince a Cascia e conquista il tricolore

Il campionato italiano di ciclismo dilettanti di Ilario Corea l'Unità, lunedì 15 agosto 1977 CASCIA — Dalla « corsa tombola» dei campionati italiani è uscito il numero 110 (fuori tabellone per la tombola ma non per la gara « tricolore») portato al successo da Corrado Donadio, ex ragazzo prodigio del nostro ciclismo giovanile. Corrado Donadio, dunque, è risorto indossando sulla maglia verde della Essebi quella tricolore e quella azzurra per i mondiali in programma in Venezuela. Il commissario tecnico Edoardo Gregori ha distribuito le altre a Corti, Maccali, Bettoni, Santeroni. Noris (quest'ultimo dovrebbe essere riserva). Scelta migliore non poteva essere fatta. Corrado Donadio è entrato in azione quando per lui tutto sembrava compromesso. La corsa aveva già assunto una sua fisionomia ben definita all'inizio della seconda tornata (delle tre in programma) con l'attacco di Amadori , Solfrini, Visentini . Crespi, Magnani, Bettoni e Marchiorato cui si acco

Parliamo di doping senza paura di essere fraintesi!

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Il sistema repressivo dei controlli è un peso che graverà sul ciclismo sempre di più. I corridori non vogliono l'abolizione del servizio ma una regolamentazione più umana e soprattutto una più «umana» compilazione del calendario di MARIO FOSSATI BICISPORT, anno 2, n. 6, giugno 1977 Doping! Un flagello dello sport moderno che i puristi vedono imperversare soltanto nel settore del ciclismo. Un giorno i poteri pubblici decisero di combattere il doping. Questa autentica crociata contro le ombre venne compiuta con ostinazione, con tenacia, con furori calvinisti nel nostro sport. I puristi scattarono nel tardo dopoguerra. I «super» della bicicletta sono campioni di eccezione. Ebbene i «surhommes» si sono trovati alle prese con i problemi del doping, sotto ogni aspetto, il più anodino come il più pericoloso, il più criticabile come il più comprensibile. Le risultanze, gli esiti dell'antidoping, positivi o negativi che fossero, hanno avuto sempre (o quasi) le car

Sentite un po' cosa combinano questi pazzi scatenati tifosi di Moser

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Tutti i club intitolati a Francesco radunano tanta gente  quanta ne basterebbe per fondare un partito politico Diecimila iscritti, venti sezioni periferiche e una direzione nazionale. Le allucinazioni di Franz del Menghen. Polenta e salsiccia in cambio di un "Viva Moser".  Un tipo che da Milano sbaglia strada e finisce in Svizzera, sempre per colpa del campione. Per fermare la volata di Maertens ai mondiali di Ostuni, un socio lancia una bottiglia contro il televisore. Quello che è successo nelle valli dopo Monteroni. I vantaggi economici della comunità trentina di GIACOMO SANTINI Bicisport n. 6, giugno 1977 Ernest Franzelin, detto Franz del Menghen, quel giorno credeva di sognare. Gli avevano detto, è vero, che il Giro d'Italia sarebbe transitato dal "suo" passo, davanti al "suo rifugio", ma fino all'ultimo aveva pensato ad uno scherzo. Lui, lassù, da anni conta soltanto il sonnolento vagabondare di capre e mucche al pascolo e q