Sanremo 2018 - Classicissima da CanNibali


A Sanremo non lo sentivamo da dodici anni, quell’inno. Da Pozzato 2006. E il podio ci mancava da una mezza dozzina, da Nibali 2012. E chi sennò? 

Lo Squalo di Messina, il più forte corridore italiano di quest’epoca. Uno capace di far emozionare in tv persino sua maestà Eddy Merckx, che in via Roma ha alzato le braccia sette volte. Sette. Come lui nessuno mai.

In una giornata a lungo da tregenda, in coda ai 297 km di pioggia e freddo da Milano fin quasi in Riviera, Vincenzo ha centrato una delle sue imprese più belle. In una corsa già storica per il debutto ufficiale del VAR. 

È come se il tempo si fosse fermato al 7 ottobre, una giornata splendida come il suo bis al Lombardia. Ha ricominciato la stagione come l’aveva finita: con un “numero” dei suoi, e con questa fanno tre classiche-monumento, assieme a tutti e tre i grandi Giri.

L’attacco, in salita sul Poggio, ai -6,5 km dall’arrivo e la picchiata in discesa verso Via Roma sono già leggenda. Undici secondi difesi senza mai voltarsi, per anticipare la volata, poi regolata da Ewan su Demare, vincitore qui – con dubbi da VAR – nel 2016. L’abbraccio di gioia pura con il co-capitano Colbrelli, nono, è l’altra immagine di questa indimenticabile Sanremo.

L’arrivo in solitaria mancava dal 2008, l’ultimo fu Cancellara che fece il paio con la Tirreno. La doppietta la sognava pure Kiawtkowski ma contro questo Nibali non ce n’era per nessuno. Neanche per l’altro favorito, il tricampione del mondo Sagan, sesto.

E chissà che, a Innsbruck, dieci anni dopo Ballan a Varese, l’uomo dei sogni ci regali un altro inno di Mameli. Abbiamo un corridore magico, ne siamo tutti testimoni: all’estero se lo mangiano con gli occhi. Persino il Cannibale.

DA SANREMO, PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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