BONTEMPI, BELLA FUGA NELLA FATICA


la Repubblica © - 21 luglio 1990

LIMOGES - Partenza da Castillon la Bataille, non lontano dai pregiati vigneti del St-Emilion: per una volta, il taciturno Gianni Bugno si permette d'essere spiritoso. Spiega in termini enologici la vittoria del giorno prima: Chateau d'Ax, il miglior cru. S'intende, dei vini di Bordeaux, traguardo magico. Gli è accanto Giovanni Fidanza, il velocista: osserva la planimetria della diciannovesima tappa, 182 chilometri e mezzo direzione Limoges, dove l'anno scorso aveva vinto proprio Bugno. Si consiglia col capitano: fino al St. Pardoux la Rivière non succederà nulla, poi si va in quota. Scoppierà là la bagarre. Passa in quel momento Guido Bontempi, altro velocista a digiuno di volate, ha ascoltato la battuta dell'amico e avversario: chilometro 114; ma oggi vinco io, azzarda lo sprinter della Carrera, la squadra di Chiappucci. Una battuta? Macché: una promessa. Una promessa mantenuta. Bontempi, infatti, è stato di parola. Ha vinto alla grande, dopo trentadue chilometri di fuga solitaria, superando d'impeto persino due o tre strappetti più adatti agli agili scalatori che non a lui, 89 chili per un metro e novanta di statura. Ciò che fa di lui il ciclista più pesante del Tour. Non per nulla vien chiamato Ciclone: quando si getta nella mischia, si crea il vuoto attorno e le volate diventano dei tornado. Ma i tempi son cambiati: "Ormai noialtri velocisti ce le sogniamo quelle belle volate d' una volta. Siamo costretti a cambiar tattica. Guardate me: quando mai sono arrivato da solo a un traguardo? L'ho dovuto fare a trent'anni suonati. Devo dire che correre davanti a tutti e da solo è stato meraviglioso. Ho avuto nel finale un cedimento: gli ultimi due chilometri sono stati una sofferenza. La strada mi voleva ricacciare indietro. Mi pareva di morire soffocato, con tutto questo caldo". 

Beve avidamente due borracce intere, l'assetato Bontempi: "Perché ho cercato con tanta tenacia questo successo? O vincevo qui o dovevo sperare nell' ultima tappa, quella che arriva a Parigi. Così son sempre stato all'erta. Jesus Rosado, uno spagnolo della Kelme, è partito per primo, lasciando il gruppo. Al chilometro 114 siamo scattati in quattordici e l'abbiamo raggiunto. Sulla discesa dopo Chalus ho visto allungare Adrie Van der Poel, l'ho seguito, l'ho superato e ho insistito nell'azione. Ho usato un rapporto molto duro: voli che è un piacere, ma poi paghi la fatica. A trent'anni suonati, quanti ne ho io, è sempre più dura". Parola di finisseur, mestiere difficile, dove la concorrenza te la puoi ritrovare persino a casa. 

Già: Guidone Bontempi è di Gussago, un paese della provincia di Brescia che ha dato i natali anche a un altro illustre velocista tricolore, Paolo Rosola, fulminator di traguardi al Giro d'Italia. Correre più veloci di tutti, è un'arte. Il ciclismo non è solo sport di traspirazione, di sudori. E' anche sport d'ispirazione: lo sprint è un colpo di reni in più, un attimo in meno a tradurre in violenta accelerazione il giro di pedali. Occorre sensibilità, occhio, e nessuna paura. Se un velocista decide di scappar via e anticipare la concorrenza, vuol dire che forse comincia a temerla. 

Bontempi, un anno fa, pareva spacciato: aveva preso una polmonite dopo le classiche del Nord (è uno che ha vinto due Gand-Wevelgem, scusate se è poco). E' tornato in sella, ha ripreso a correre, a sprintare, a rivincere, sia pure in gare a tappe di scarsa importanza (in Spagna, al Giro di Puglia). E adesso, eccolo lì: schiantato dallo sforzo e dal caldo, a malapena riesce a sollevare il braccio, sotto lo striscione azzurro dell'arrivo di Limoges, mentre Daniel Mangaes, l'eccellente speaker della corsa, spiega alla folla che il gigantesco velocista bresciano aveva vinto tre tappe nel Tour dell'86, nonché il prologo dell'88: "Questi italiani continuano a vincere: ieri Gianni Bugno, oggi un uomo della Carrera, la squadra della maglia gialla". 

Com'è strana la vita dei ciclisti: Guido Bontempi era il capitano di Claudio Chiappucci, oggi ne è lo scudiero fedele, sia pure il più rapido. Con questa, sono cinque le tappe conquistate dalle tre squadre italiane. Il match fra la Carrera di Chiappucci e la Chateau d'Ax di Bugno, per ora, è finito pari: due a due. (lc)

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