HOOPS PORTRAITS - Danny Ainge, bostoniano dentro
Talentuoso, scaltro, duro. Durissimo. Danny Ainge era l’epitome del giocatore da Beantown prima ancora di diventarlo, nel 1981, dopo quattro stellari stagioni universitarie a 20.9 punti di media a Brigham Young. Guardia tiratrice e feroce ma soprattutto agonista feroce, fu essenziale nei titoli bostoniani del 1984 e del 1986.
Pur giocando sempre all’ombra dei Big Three (Larry Bird, Kevin McHale e Robert Parish) e di Dennis Johnson, Ainge – un bianco nella waspissima Boston – si conquistò il cuore del Garden non soltanto per la capacità di mettere triple pesanti quando più contava ma anche per l’innata capacità di andare muso contro muso contro ogni avversario, di entrargli sottopelle con una mentalità guerriera che non faceva prigionieri. Le arene NBA lo detestavano al punto che furono stampate magliette con il numero 44 cerchiato e barrato in rosso stile Ghostbusters e la scritta «I hate Fanny Ainge!». Lui, con humour e ironia tipicamente irlandesi, se la rideva indossandola in allenamento.
Don Nelson, uno che il biancoverde l’aveva indossato per undici stagioni ai tempi d’oro della Dynasty, una volta lo definì «a cheap-shot artist», un artista dei colpi bassi. Mai etichetta fu più azzeccata. Nella serie di playoff 1983, contro Atlanta, Ainge, guardietta di 1,92 x 78 kg si azzuffò con il centro Tree Rollins, un albero d’uomo di 2.14 per 108 kg. Il bello è che a finire multato fu Rollins, reo di aver morso – lui – il piccolo guerriero. «Mi ha quasi staccato un dito – dirà Danny Boy – Mi è arrivato fino al tendine».
Ainge si ritirerà nel 1995 dopo 193 partite di postseason fra Boston, Portland e Phoenix, e da detentore dei record di playoff per triple tentate (433) e realizzate (172).
Dal punto di vista realizzativo la sua annata migliore fu la 1988-89, chiusa a 17.5 punti di media fra Boston e Sacramento, e quella successiva (17.9). Come prima di lui Dave DeBusschere, bicampione NBA con i New York Knicks dopo aver giocato due stagioni ai Chicago White Sox della MLB, anche Ainge ha avuto un passato nel baseball professionistico: tre stagioni part-time tra il 1979 e il 1981 da infielder dei Toronto Blue Jays.
Simile a quello di Joe Dumars ai Pistons, la mente dei Bad Boys II, invece, il post carriera da dirigente dei Celtics. Alla scrivania tanti errori, ma anche un meraviglioso trifoglio all’occhiello: lo squadrone de The New Big Three (Kevin Garnett, Paul Pierce e Kevin Garnett) che nel 2008 portò a Boston il 17esimo stendardo. Il primo e sin qui ultimo dopo l’indimenticabile stagione del 1986, e vinto sui rivali di sempre, i Los Angeles Lakers. Per un bostoniano dentro, impossibile chiedere di meglio.
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