Perché Merckx

di Christian Giordano

Che cosa si può scrivere, ancora, su Eddy Merckx? E soprattutto, perché? 
Si può scrivere, o perlomeno provare a farlo, per spiegare che cosa è stato, Eddy Merckx. E perché. 

Per provare a spiegarlo, con gli occhi e con gli strumenti di oggi, a chi magari ne ha solo sentito parlare, ne ha visto qualche filmato, e magari ne ha letto qualcosa ma solo sul web. No, amici: il web non basta.

Perché Eddy Merckx è stato più che il Cannibale del ciclismo moderno. 
È stato il Michael Jordan e il Wilt Chamberlain della pedivella, il Pelé della strada: il ciclista più forte e il più vincente, il più completo. Non solo della sua epoca, di sempre.

Giù di sella, non è stato mai un Muhammad Ali, un Maradona, un Jackie Robinson. Non poteva, e forse nemmeno lo voleva. 
Ha smesso presto, alla Platini, quando sentì di non aver più niente dentro.

Sull'impossibile paragone fra campionissimi di epoche diverse, Bruno Raschi se la cavava così: «Merckx il più forte, Coppi il più grande». 

Ecco che cosa si può scrivere, ancora, su Eddy Merckx. E soprattutto, perché.
Christian Giordano, 1º gennaio 2014

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