Visentini su Gazzoli: «Gli auguro di superarmi ma deve pedalare tanto»



Il tempo passa, i corridori iniziano e concludono l'attività, ma il primato di vittorie nelle categorie giovanili nel Bresciano e forse anche in Italia è sempre suo: Roberto Visentini vincitore del Giro d'Italia il 2 giugno 1986 il giorno in cui festeggiò il 29° compleanno nel 1973 centrò 22 vittorie al secondo anno nella categoria allievi. 

Dopo aver iniziato l'attività con la Polisportiva Padenghe insieme con l'amico Duilio Negri, passò poi alla Mariani & Calì dove vinse tutto: titolo italiano e mondiale compresi nel 1975 tra gli juniores a Montecatini Terme e Losanna.

Nonostante una lunga e importante carriera, la maglia rosa del 1986 una volta sceso di bicicletta ci è risalito poco e raramente lo si vede ad assistere a qualche gara. «Erano troppe le cose che non mi andavano bene - dice sorridente e sereno come quando salì sul gradino più alto al Giro 1986 in riva al Passirio -. Quando ho terminato l'attività ho preferito staccare anche se il ciclismo mi ha dato tanto. Anch'io però credo di aver dato molto. Ogni tanto seguo le tappe più interessanti di Giro e Tour, lavoro ovviamente permettendo». 

SEGUE POCO, ma sa che l'allievo ospitalettese Michele Gazzoli sta cercando di battere il suo primato di vittorie stabilito nel 1973: «Di questo ragazzo ne ho sentito parlare ma non sono in grado di affermare se è bravo e può battere il mio primato. A Gazzoli auguro ogni bene, anche se le vittorie che contano sono quelle che si ottengono tra i professionisti. Tutti i successi precedenti pur essendo importanti vengono cancellati se nella categoria maggiore non si taglia per primo il traguardo. Il ciclismo da quando ero giovane è cambiato e con esso anche gli altri sport. Quando un ragazzino vince qualche corsa in bicicletta o qualche gara con gli sci, genitori e parenti lo applaudono come il nuovo Merckx o Thoeni. Invece bisognerebbe lasciarli crescere tranquilli senza coccolarli troppo come facevano i miei quando iniziai a correre. E un'altra cosa voglio sottolineare: occorre stare attenti a chi si affidano i nostri giovani perché ci sono dirigenti e tecnici che per vincere sono pronti a fare carte false. Basta leggere i giornali per rendersi conto del marcio che c'è. Fortunatamente, Brescia è un'isola felice e auguro pertanto a Michele Gazzoli di superarmi e di vincere anche quando sarà professionista. Anche se la strada è davvero lunga e insidiosa». (A. MAS.)

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