Degenkolb rinasce a Roubaix, Porte e il maledetto 9


Lacrime e sangue, la Roubaix. Anche nella versione ridotta per la Grande Boucle.

Lacrime di gioia per John Degenkolb dato per finito dopo quel maledetto incidente a Calpe, dove nel gennaio 2016 con cinque compagni fu investito in allenamento da un'auto che procedeva contromano. 

Degenkolb, che su quelle pietre nel 2015 centrò la doppietta con la Sanremo, ha battuto nella volata a tre la maglia gialla Van Avermaet (primo all'Inferno del nord nel 2017) e il campione nazionale belga Lampaert. All'arrivo è scoppiato a piangere perché lo scorso gennaio - mese in cui Degenkolb ha compito 29 anni - si è portato via l'amico Jörg, per lui "come un fratello".


Il sangue è quello delle troppe cadute. La più grave, prima ancora di entrarci sui quei 21,5 km totali di pavé, quella di Richie Porte. Per lui lacrime di dolore, clavicola rotta dopo dieci km, e addio al Tour proprio alla nona tappa come nello spaventoso volo in discesa su Daniel Martin di un anno fa.

L'ecatombe ha colpito un po' tutti, più di ottanta corridori fra big della generale, gregari e specialisti delle classiche: Froome, Moscon e Bernal del Team Sky, Colbrelli della Bahrain-Merida e Van Garderen della BMC, Landa della Movistar e Urán Urán della Education First (due volte). Per non palare delle tre-forature-tre dello sfortunatissimo Bardet (AG2R La Mondiale).

Alla vigilia del primo riposo classifica quindi rivoluzionata: Van Avermaet, al decimo giorno in giallo, ha ora 43" su Thomas e 44" su Gilbert. Distacchi che saranno riscritti già da martedì con le Alpi. 
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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