FOOTBALL PORTRAITS - L'Inter di Orrico? Una gabbia di matti
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lunedì, agosto 04, 2008
Venne, vide, perse. Da signore. All’Inter, Corrado Orrico (Massa, 1940) aprì il post-Trap con dichiarazioni acchiappagonzi («voglio il WM, ma a zona») e chiuse rinunciando alla grana. «Se il problema sono io, me ne vado».
Sfiorata la A col miracolo-Lucchese, la risposta a Sacchi, «ma con uno stipendio da operaio specializzato, per sentirmi in sintonia col partito che ho sempre votato», sbarca all’Inter tedesca (i declinanti Matthäus e Brehme, più Klinsmann) e fresca di Coppa Uefa. Non funzionerà. La gabbia fatta costruire ad Appiano imprigionò lui in primis. «L’Inter detentrice eliminata dal Boavista al primo turno? Più facile crolli il Duomo di Milano». Appunto. Salutò all’ultima di andata (1-0 dall’Atalanta), venne Suarez. Inter ottava, niente coppe.
I flop dopo il ritorno a Carrara (Avellino, Alessandria e Empoli retrocesse, poi Treviso, Massese e ancora Carrarese) non fanno storia. Il Maestro aveva perso la voglia. Ora, da pensionato, rinuncia alla tenuta di Volpara: «Non ho debiti ma costava troppo».
CHRISTIAN GIORDANO ©
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