Da Tardelli a Desailly, cambiare serve




di Christian Giordano ©
la Repubblica © - sez. Bologna

Bombardini terzino? Se nessuno ha chiamato il 118 non è solo per il KO di Rodríguez, per non arretrare Valiani o perché mister Arrigoni gode dell'immunità da promozione. È che Bologna, per sperimentare, è l'humus ideale. Lo scudetto del '64 arrivò, nello spareggio contro l'Inter, col terzino Capra (71 anni oggi, auguroni) ala sinistra su Corso. Genialata di Bernardini, già portiere (nell'Esquila) poi centr'half tutto fosforo. 

Recidivo, il "Dottore": nella Fiorentina tricolore nel '56, sull'out mancino schierava Prini. Bizzarri, il terzo attaccante, si era fatto male. Mazza, una mezzapunta, rientrava poco e così, proprio contro il Bologna, "Fuffo" lo fece tornante alla Armano. Scelte contestuali, però. Non cambi di pelle per rigenerare carriere o farle svoltare. 

Senza pretese di esaustività, ecco alcuni cui è andata grassa. In porta il mini-saltimbanco messicano Campos, una vita da opportunista d'area e un'altra, pittoresca come le sue coloratissime divise, a difendere pali. 

In difesa, Tardelli, Rijkaard, Chiellini e Maldini. 
Splendido terzino d'assalto agli esordi di Como, "Schizzo" diverrà interno totale: meglio di lui solo l'olandese Neeskens. 
Discorsi opposti per i centrali: lo juventino, che del fluidificante ha il fondo ma non il passo, all'Europeo è stato il migliore dei Donadoni boys. 
L'ex milanista non gradiva la retroguardia, toccatagli più in oranje che al Milan. Là, di uno stopper normale, Desailly, Capello fece l'archetipo del frangiflutti davanti la difesa: il mediano "alla Desailly", appunto. Non potevano esserlo Baresi (provato da Bearzot davanti al collega "libero" Scirea) e Daino, pazza idea che il presidentissimo Cazzola mai perdonò a Ulivieri: 3-0 in 45' a Marassi contro l'uragano Genoa. 

Un incontrista nato, senza saperlo, era Salvatore Bagni. Prolifica e grintosa ala destra del Perugia, fu inventato interditore da Marchesi all'Inter e toccò l'apice nel Napoli scudettato di Maradona. 
Iter simile per Berti e opposto per Massaro. L'uno, da arruffone in viola a guastatore d'assalto nell'Inter dei record del Trap. Di quel cavallo pazzo e di bomber Signori (tre volte sul trono dei marcatori in A), Sacchi volle fare dei laterali tutto senno. Missioni impossibili, specie nell'afa di USA '94. Fu allora che l'Ayatollah di Fusignano proclamò: «La prima finale dell'Italia senza libero». Bearzot, che Massaro lo portò da imberbe senza ruolo a Spagna '82, entrò duro: «E la prima senza punte». 
L'unica, accanto a Baggio rotto, era "Bip bip" che imprendibile lo era già a Monza e a Firenze. Al Milan, fra mille infortuni, si ritrovò davanti e si scoprì cecchino. 

Come Vialli, improbabile centrocampista nella Juve-bis del Trap, e Henry, plasmato due volte da Wenger: ala destra al Monaco e punta unica all'Arsenal. 
In controtendenza, Totti: da "10" moderno a unica punta nel 4-2-3-1 che Spalletti gli ha cucito su misura. 

Con la maturità, una volta i campioni arretravano: Giampiero Boniperti e Sandrino Mazzola docet. Oggi avanzano. Non a caso il miglior play è un ex rifinitore: Pirlo. Nel 2002, chiuso da Rui Costa, chiese ad Ancelotti: «Mi provi davanti la difesa, l'ho fatto con Mazzone a Brescia». Anche là, questione di humus.

CHRISTIAN GIORDANO ©
la Repubblica © - 13 agosto 2008 sez. Bologna

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