Scusate il riTourdo


De Wolf, Delgado, Roche: i grandi ritardatari alla Grande Boucle

di CHRISTIAN GIORDANO ©
IN ESCLUSIVA per © Panache magazine

Nell’èra moderna il primo gran ritardatario fu il Fonzie belga, al secolo Alfons (Fons) De Wolf, uno forse troppo bello per essere, oltre che puntuale, pure un vincente. Almeno nel senso più Cannibale del termine. Dal Tour 1985 fu buttato fuori per essersi presentato con cinque minuti di ritardo al via del prologo di Plumelec, e nonostante la prestazione che lo aveva portato a concludere i 6,8 km a “soli” due minuti dal vincitore (di giornata e poi finale) Bernard Hinault.

Ma nella specialità del far tardi il più grande di tutti è stato lo spagnolo Perico “Pedro” Delgado. Il campione uscente del Tour ’88 che, nonostante la positività al Probenecid, poté tenersi il titolo grazie a un non trascurabile cavillo legale: la sostanza, un diuretico capace di nascondere l’assunzione di steroidi anabolizzanti, era nella lista vietata dal CIO ma non in quella dell’UCI. L’anno successivo Delgado sarà scagionato, e il prodotto bandito anche dall’UCI un mese dopo la fine della corsa. 

“Non mi sono accorto di quanto tempo era passato”, dirà il primo luglio 1989 in Lussemburgo dopo averne trascorso troppo a firmare autografi ed essere partito, da favorito per il successo finale, 2’40” dopo l’orario previsto per il cronoprologo. Terminò i 7,8 km a soli 14” dai 9’54” del primo (e unico sotto i 10’), l’olandese Erik Breukink, vincitore con 6” su Laurent Fignon, Sean Kelly e Greg LeMond. Ma ultimo a quasi tre minuti (2’54”) in classifica generale, quasi lo stesso ritardo (3’34”) con cui chiuderà terzo in quello storico Tour vinto dallo statunitense Greg LeMond con otto secondi sul francese Laurent Fignon. È stata la prima (e sin qui unica) volta che il vincitore dell’anno precedente si sia ritrovato ultimo in quello successivo. 

Diverso, e per certi versi molto… “irlandese”, il ritardo di Stephen Roche al via della cronosquadre al Tour 1991. Era la seconda semitappa, 36,5 km pomeridiani da Bron a Chassieu dopo i 114,5 km in linea del mattino con partenza e arrivo a Lione vinti da Abdu; e Greg LeMond che aveva strappato la maglia gialla a Thierry Marie, vincitore del cronoprologo il giorno prima sempre a Lione. Partito, si sosterrà poi, causa un imprevisto e irresistibile richiamo della natura, a oltre 7’ dai compagni, finisce fuori tempo massimo a oltre 14’ dall’Ariostea, vincitrice in 41’23” nonostante una caduta all’ultimo chilometro. 

«Tutti credevamo che saremmo partiti più tardi – dirà a frittata fatta – Io ho le mie colpe, ma quando mi sono presentato al via, il giudice mi ha fatto perdere due minuti». «Non potevo farlo partire – la contro-spiegazione del presidente di giuria, Paolo Ramazza – poiché in quel momento toccava a un’altra squadra». Tour finito, e fine della storia d’amore, mai nata, con Roger De Vlaeminck. Da corridore, gran fuoriclasse il belga: nelle classiche, l’anti-Merckx. Da diesse (non solo alla Tonton Tapis), l’anti e basta: Turner il casinaro.

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