Con Roche nel giorno della resa

Diario di viaggio di Tony Lo Schiavo, Ilario Biondi, Henri Besson
Bicisport, n. 5 maggio 1988

15 aprile – E se il campione del mondo salta anche il Tour? 

BAVIKHOVE – Stephen Roche è seduto sul paraurti posteriore della sua ammiraglia. Sta ultimando i preparativi per l’ennesima corsa che lui già sa di non poter concludere. Il suo volto, sempre tanto espressivo, tradisce la tensione. Intorno a lui c’è Pierre Bazzo, nuovo direttore sportivo, i suoi compagni di squadra, il massaggiatore che cerca di restituire a quelle gambe la fiducia che va piano piano smarrendosi. Il piccolo clan è fuori dal centro abitato. 

La corsa di Bavikhove ha una lunga tradizione in Belgio e vede al via tutte le grandi star del ciclismo internazionale, da Kelly a Vanderaerden, da Criquielion a Fignon, da van der Poel a Mottet. LA circostanza vuole anche che sia il paese natale dell’ultimo vincitore della Parigi-Roubaix: Demol. 

Stephen ci vede, ci saluta. Gli chiediamo come va, lui spiega cose che ormai ha raccontato mille volte, ma sembra che il ripeterle aiuti anche se stesso nel tentativo di capire qualcosa che riesce incomprensibile anche ai più grandi specialisti internazionali. “Vedi – ci dice mostrandoci il ginocchio sinistro che rimane scoperto grazie al taglio che è stato appositamente fatto nel gambale per lasciare scoperta la zona dell’operazione – questa è la cicatrice della seconda operazione [da non confondersi con la seconda del 1986, fatta a Parigi, a fine stagione, dal dottor Jean-Baptiste Courroy e al ginocchio destro, già operato alla cartilagine in Italia dal professor Tagliabue nell’aprile 86, nda], queste ai lati sono il ricordo della prima [a novembre 1987, nda]. Mi è stato asportato un fibroma, ma le cose ancora non vanno bene, non riesco a spingere sui pedali, se spingo avverto delle fitte lancinanti. Oggi come due mesi fa. L’operazione non ha cambiato nulla. 

“Oggi – continua – avrei voluto fare centottanta chilometri, ma ho visto che dopo cento c’è una salita. Quasi certamente dovrò fermarmi perché finché si tratta di tenere il passo riesco a stare in mezzo al gruppo, se devo spingere non ce la faccio proprio”. 

- Ma cosa dicono i medici che ti hanno visitato? 

“Non ci capiscono molto nemmeno loro. Proprio per questo Mondragon, il titolare della Fagor, mi porterà adesso a Barcellona da un grandissimo specialista, lo stesso che ha curato Ben Johnson e mAradona, per cercare di fare luce su quanto succede in questo ginocchio”. 

È visibilmente scosso. Parla in continuazione cercando di convincere se stesso e chi lo ascolta che in fondo tutto non è così grave e che la situazione non è disperata. 

Poi ci dice che in famiglia tutto va bene. La moglie gli sta molto vicina, i bimbi crescono serenamente. “È la cosa più importante di tutte, questa”. E quindi insiste: “Io quando va tutto bene in famiglia, sono un uomo felice”. 

Si muove. Comincia a prepararsi per la partenza. Il massaggiatore ha finito di accarezzargli le gambe. Si slaccia la giacca della tuta. Il suo sguardo rimane duro. Intorno a lui tutti parlano poco. Solo lo stretto indispensabile. Tutti sono consapevoli del dramma che il loro capitano sta vivendo. Gli chiediamo che cosa è cambiato rispetto a due anni fa: allora era fermo a causa del ginocchio ed era stato accantonato da tutti, oggi, dopo un anno di trionfi, è ancora fermo a causa del ginocchio, ma tutti lo cercano per sapere e capire. E tutte le belle vittorie dello scorso anno, rendono meno difficile questo momento? 

“L’unica differenza vera è che due anni fa non potevo nemmeno andare in biciletta, adesso invece posso farlo. È già un buon aiuto per il morale”. E pedalando si avvia verso la partenza. 

La strada ha cominciato a salire dolcemente quando radio-corsa annuncia il ritiro di Roche. Ci fermiamo subito con lui. Ci guarda e scuote il capo. Vorrebbe apparire sereno, accenna tra i denti: “Come avevo previsto”. Si nette il sudore mentre intorno a lui si forma un piccolo capannello di curiosi. 

Si ripete alla rovescia il cerimoniale della mattina. L’ammiraglia della sua squadra è lì vicina. Con Roche si sono fermati Millar ed altri due compagni di squadra perché poi insieme torneranno in bicicletta all’albergo. 

Mi piace tornare in gruppo, ritrovare tutti gli amici. Vedo che pedalo senza disturbi se la strada è piatta e non ho la necessità di spingere rapporti impegnativi. La voglia di pedalare e di fare fatica non è calata, anzi c’è sempre ed è tanta. Sono convinto che appena il ginocchio sarà guarito tornerò quello dello scorso anno perché nella mia testa non è cambiato nulla”. 

Proviamo a chiedergli, aspettandoci una risposta decisamente negativa, se crede ancora possibile una sua presenza al Giro d’Italia. Lui risponde che dipende solo dai medici. Appena il ginocchio smetterà di fargli male lui tornerà quello di prima. Ci spera ancora ma forse non ci crede nemmeno lui. In effetti la sua affermazione circa l’operazione che non ha cambiato assolutamente nulla rende ancora più drammatica la sua posizione: siamo ancora al punto di partenza. Molti addetti ai lavori escludono ormai anche la possibilità che partecipi al Tour de France. 

Aspettiamo che le persone intorno si allontanino e cogliamo l’attimo di intimità per chiedergli notizie di Patrick Valcke senza che lui debba avere imbarazzo. Ci risponde con decisione: “Roba da matti, non ci si deve mai finire di stupire. Gli hanno fatto una brutta azione e lui ne ha sofferto molto. È rimasto tanto male. Continua a starmi vicino, ma non ha più un incarico ufficiale. Comunque per il momento tutti questi sono problemi secondari, la cosa che conta di più è il recupero del ginocchio. Dopo potrò affrontare anche questi altri problemi”. 

- L’hanno licenziato perché aveva contattato altri sponsor per la prossima stagione? 

“Sì, ma è normale che un direttore sportivo si preoccupi del futuro della squadra. Se FAgor alla fine dell’anno dice che non vuole più fare la squadra, noi che fine facciamo? È necessario dunque che il direttore sportivo si preoccupi del futuro”. 

- Ma la Fagor non ha firmato con tutti voi dei contratti fino alla fine del 1989? 

“Sì, abbiamo tutti dei contratti biennali fino alla fine del prossimo anno”. 







Bavikhove 1988 

Omloop van het Leiedal 



Belgique – 15-4-1988 

Départ: Bavikhove (West-Vlaanderen), Belgique 

Arrivée: Bavikhove (West-Vlaanderen), Belgique 

Résultat 

1 NED Jacques Hanegraaf NED En 

2 BEL Johan Museeuw BEL A 

3 POR Acácio Mora Da Silva POR A

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