Londra 1963 - Rocco e i suoi figliocci


1963, la Coppa arriva in Italia

di CHRISTIAN GIORDANO © - Guerin Sportivo n.1 7-13 gennaio 2003
© Rainbow Sports Books

Per la prima vittoria italiana bisogna aspettare il 1963 quando è il Milan, guidato da Rocco e Viani, ad iscrivere il suo nome nell’albo d’oro. I rossoneri eliminano l’US Luxembourg (8-0/6-0), l’Ipswich Town (3-0/1-2), il Galatasaray (3-1/5-0) e il Dundee (5-1/0-1). Alla finale di Wembley, in programma il 22 maggio 1963, i rossoneri affrontano il Benfica campione in carica.

Il primo tempo è di marca portoghese. Il Benfica, grazie alle trame tessute da fini palleggiatori come Santana e Coluña (sul quale si immola in marcatura Pivatelli), mantiene il controllo del centrocampo e il Milan gira a vuoto. E al 18’ va sotto. Torres intercetta il pallone e lancia sulla destra Eusébio che nello scatto si «mangia» David e Trapattoni, accorso in raddoppio, e conclude in gol.

Nel secondo tempo, la maggior determinazione del Milan prevale sulla maestria tecnica degli artisti lusitani. Decisivi anche i correttivi tattici che i veterani (Cesarone Maldini in testa) impongono, verso la mezz’ora, alla panchina: Trapattoni, a disagio sul più prestante Torres, poi preso in consegna da Benitez, va su Eusebio e Mora torna all’ala destra. Dettagli non trascurabili le parate di Ghezzi e l’entrataccia da dietro rifilata (sull’1-1) da Pivatelli a Coluña che, non essendo ammesse le sostituzioni, resterà in campo con un piede fratturato.

Al 58’, su un traversone di Trapattoni dalla destra, Altafini lascia partire dal limite un rasoterra che infila Costa Pereira. Dodici minuti dopo, la gara si chiude. Un pasticcio della difesa avversaria permette a Rivera di lanciare Altafini, appena oltre la linea di centrocampo. Il «coniglio» rossonero – così ribattezzato dall’ingeneroso Viani, dopo la terza battaglia Intercontinentale col Santos, per la spiccata propensione a girare al largo dalle infuocate aree di rigore – si invola per quasi metà campo e batte a rete incurante dei crampi. Costa Pereira ribatte sui piedi del rossonero, che proprio non può esimersi dal depositarla alla destra del portiere portoghese. Due a uno per il Milan del recordman Altafini (14 reti nel torneo) e la Coppa vola in Italia, dove resterà per altre due stagioni.


La tattica/Il contropiede che uccide: due scuole a confronto

Rispetto alla squadra Campione d’Europa l’anno prima, la formazione che il nuovo tecnico Fernando Riera eredita dal grande Bela Guttman presenta diversi volti nuovi. In prima linea, accanto alla superstar Eusébio, il centravanti Aguas viene rimpiazzato dallo spilungone Torres, micidiale nel gioco aereo. La presenza di due punte pure comporta il frequente ripiegamento delle ali, José Augusto (autentico centrocampista aggiunto) e Simoes, che con i suoi traversoni dal fondo funge da rifinitore esterno. Assente per infortunio il regista difensivo Germano, ogni manovra passa per Coluña mentre i mediani Cavem e Cruz rimangono arretrati a protezione della retroguardia.

Non avendo più Liedholm né Schiaffino il Milan schiera invece un centrocampo più aggressivo nei mediani difensivi, Benitez (sostituto dell’eterno infortunato Radice) e Trapattoni, senza rinunciare ai piedi buoni di Dino Sani e di Rivera. E scusate se è poco. In attacco, con Altafini centravanti e Pivatelli finta ala (una vittoria di Viani su Rocco) con conseguente spostamento di Mora a sinistra, il «Paron» può dare libero sfogo allo schema che predilige, il contropiede veloce. Non sarà ancora ripartenza ma è gioia per gli occhi. E vince.


Il tabellino della finale
Wembley (Londra), «Imperial Stadium», 22 maggio 1963
Milan-Benfica 2-1 (1-0)
Milan: Ghezzi; David, Trebbi; Benitez, C. Maldini, Trapattoni; Pivatelli, Sani, Altafini, Rivera, Mora. Allenatore: Nereo Rocco.
Benfica: Costa Pereira; Cavem, Cruz; Humberto, Raul, Coluña; Augusto, Santana, Torres, Eusébio, Simoes. Allenatore: Fernando Riera.
Arbitro: Holland (Inghilterra).
Marcatori: Eusébio (B) al 18’, Altafini (M) al 58’ e al 66’.
Spettatori: 45.000 circa.

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