Il ritorno del "Colibrì" Chaves e anche oggi attacchiamo domani
Poco rumor per nulla.
Un po’ era nell’aria, neanche troppo rarefatta ai 1478 metri di San Martino di Castrozza, e infatti la 19esima tappa, 151 km con partenza da Treviso, si è rivelata quel che si temeva. Una frazione di trasferimento come vigilia de “el dia de la verdad”, il giorno della verità, come dicono, in questo Giro102 che parla sempre più spagnolo, la maglia rosa ecuadoriana Richard Carapaz, la maglia bianca colombiana Miguel Ángel López e il vincitore di giornata, un altro colombiano, Esteban Chaves, tornato, tre anni dopo il tappone di Corvara al Giro 2016, il Colibrì dal sorriso che uccide.
Andato subito fuori classifica e quindi lasciato libero dai big, Chaves è parso sempre il più brillante dei dodici in fuga. È stato però anche fortunato perché a Vendrame, secondo a dieci secondi, è saltata due volte la catena proprio sul più bello.
Dietro, Roglic e gli altri grossi nomi han fatto finta di darsele – soprattutto nel finale –, ma non è su queste salite che poteva esserci battaglia vera.
Quella ci sarà al penultimo atto: nei 194 km con 5 gpme 5500 metri di dislivello da Feltre al Croce d’Aune/Monte Avena. In mezzo, ma a quasi 120 km dal traguardo, il temibile passo Manghen – coi suoi 2047 metri la nuova Cima Coppi dopo l’annullamento del Gavia – e, ai -60 km, i 1980 metri del Passo Rolle.
L’1’54” di Carapaz su Nibali e i 2’16” su Roglic possono essere tanti, troppi o troppo pochi. Scordatevi imprese alla Froome 2018, ma di rumore ce ne sarà tanto: e non per nulla.
DA SAN MARTINO DI CASTROZZA, PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
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