ITALO ZILIOLI, L’ETERNO PIAZZATO DEL GIRO D’ITALIA


Zilioli al Giro '69

https://sport660.wordpress.com/2019/05/26/italo-zilioli-leterno-piazzato-del-giro-ditalia/

di NICOLA PUCCI - 26 maggio 

Talvolta succede che alcuni corridori, pur dotati di classe certa, tentino in ogni modo di sedurre una corsa, senza poi riuscire mai a conquistarla. Succede, ad esempio, a Italo Zilioli, più volte prossimo a vincere il Giro d’Italia ma infine incapace di cogliere l’ultima Rosa, quella che ne avrebbe celebrato il trionfo.

Torinese classe 1941, Zilioli ha modo di mettersi in luce sin da ragazzo, denunciando doti non comuni che avrebbero dovuto, in prospettiva, innalzarlo al rango di fuoriclasse, come poi invece non avverrà. Già nel 1959, infatti, vince un titolo italiano allievi, confermandosi, per stile e facilità di pedalata, uno dei giovani più promettenti nel panorama ciclistico italiano, tanto che Vincenzo Giacotto, suo mentore, lo fa ben presto debuttare tra i professionisti nelle file della Carpano.

Corre l’anno 1962 e Zilioli, accompagnato dalla pesantissima etichetta di “nuovo Coppi“, si mette in luce subito, al Giro dell’Appennino, infiammando la corsa con un tentativo solitario sotto la pioggia sulla temibile salita della Bocchetta, che di quella corsa è totem e trampolino di lancio per chi la vuol vincere. E che sia destinato a vincerla, Zilioli, pare ormai certo, se una caduta non gli precludesse la possibilità di tagliare per primo il traguardo di Pontedecimo.

Malinconico, con un velo di tristezza sempre disegnato sul volto da gran signore qual è, Zilioli rimanda l’appuntamento con la vittoria all’anno successivo, quando si impone in successione in quattro classiche del ciclismo di casa nostra, ovvero Tre Valli Varesine (battendo Cribiori), Giro del Veneto (davanti a De Rosso), Giro dell’Emilia (lasciando Ciampi a tre minuti) e appunto Giro dell’Appennino (stavolta sotto il sole cocente e Diego Ronchini attardato di oltre due minuti), aggiungendo la prima tappa di un Giro di Svizzera disputato da protagonista con un confortante sesto posto finale in classifica.

Nel frattempo Italo ha modo di partecipare per la prima volta al Giro d’Italia, chiudendo 18esimo, ed è proprio sulle strade della Corsa Rosa che Zilioli segna la sua avventura professionistica con le stimmate dell’eterno piazzato. Tanto che nel 1964 il torinese punta il suo obiettivo, legittimamente ad onor del vero, sulla classifica generale del Giro.

Zilioli, che nel corso dell’anno si impone in altre tre corse di gran lignaggio quali Coppa Sabatini, Coppa Agostoni e Giro del Veneto confermando, caso mai ce ne fosse bisogno, che non solo è capace di azzardare l’azione risolutiva ma pure di portarla a termine, si trova a battagliare sulle strade del Giro d’Italia con quel Jacques Anquetil, già quattro volte vincitore al Tour de France e in trionfo nella Corsa Rosa del 1960. 

La sfida pare impari, vista la caratura dell’avversario, ma Zilioli non si arrende, mai, staccando il campione francese a Lavarone, Pedavena, Roccaraso e Santa Margherita Ligure, per poi tentare l’ultimo assalto nella Cuneo-Pinerolo, la tappa resa celebre nel 1949 dall’impresa di Fausto Coppi. Il colpaccio non riesce, complice anche una crisi di fame, ma infine Zilioli è secondo, staccato di 1’22”.

Non ancora 23enne, quindi giovanissimo, Zilioli avrebbe tutto il tempo per cogliere quell’affermazione “rosa” negata dal grande transalpino, ed in effetti per il 1965 Italo rinnova la sfida, motivato dal cambio di casacca, difendendo ora i colori della Sanson, a cui regala alcune perle come la vittoria nella corsa in salita Nizza-Mont Angel e nel Giro del Ticino. Al Giro d’Italia, però, ancora una volta il corridore piemontese si trova a dover fare i conti con un avversario più in forma e, in definitiva, più forte di lui, Vittorio Adorni, che si impossessa della maglia di leader al termine della cronometro di Taormina e, lui sì, domina la concorrenza, lasciando Zilioli, nuovamente secondo, a oltre 11 minuti di ritardo e con la parziale consolazione della vittoria di tappa a Saas-Fee.

Dodici mesi ancora, anno 1966, e Zilioli si stacca definitivamente di dosso l’etichetta di “nuovo Coppi” per calzare quello più veritiero, ed in parte beffardo, di eterno piazzato del Giro d’Italia. Già, perché se nel corso della stagione Italo coglie al Campionato di Zurigo la vittoria di maggior pregio in carriera, da aggiungere al Gran Premio Industria e Commercio di Prato, ecco che alla Corsa Rosa, ed è la terza volta consecutiva, si deve arrendere al mammasantissima di turno, questa volta quel Gianni Motta che ha classe da vendere quanto, se non di più, di lui e lo lascia con l’amaro in bocca di 3’57” di ritardo, togliendosi altresì lo sfizio, ironia della sorte, di precedere di soli 43″ proprio Anquetil.

Giro d’Italia maledetto, dunque, per Italo Zilioli, che se nel 1967 è costretto all’abbandono, torna competitivo ai massimi livelli nei tre anni successivi, collezionando un quarto posto nel 1968, a 9’17” da Eddy Merckx e vincendo la tappa di Sanremo, salendo sul terzo gradino del podio nel 1969, a 4’48” da Felice Gimondi e un nuovo successo parziale a Folgaria, e quinto nel 1970, a 8’14” dall’imbattibile Merckx ed una terza vittoria a Rivisondoli.

I bei tempi sono ormai andati, però, e se “il Cannibale” imprime il suo marchio al ciclismo mondiale lasciando men che le briciole ai rivali, Zilioli, che sta al Giro d’Italia come il Tour de France sta a Raymond Poulidor, ovvero eterno secondo senza neppure la soddisfazione di vestire almeno un giorno le insegne del primato, ecco che Italo nondimeno si toglie qualche altra soddisfazione importante, che se non ne legittima lo status di fuoriclasse, almeno danno lustro ad una carriera comunque di prima fascia.

Nel 1970, infatti, Zilioli vince la tappa di Angers al Tour de France vestendo a sera, e per altre cinque tappe, la maglia gialla, mettendo nella stessa stagione altresì la sua firma alla Settimana Catalana, al Giro delle Marche e al Giro del Piemonte, vincendo Trofeo Laigueglia e Tirreno-Adriatico nel 1971, infine collezionando un’altra tappa al Monte Argentario al Giro d’Italia nel 1972 e completando il palmares personale con Coppa Placci e Giro dell’Appenino nel 1973 e due ultima vittorie nella “Corsa dei Due Mari”, a Pescasseroli nel 1974 e a Monte Livata nel 1975.

Certo, Italo Zilioli corse, e corse bene, per almeno un decennio, ma il Giro d’Italia lo respinse, sempre, e quell’etichetta di eterno piazzato, se è difficile da digerire, comunque rende giustizia ai suoi meriti di ciclista di rango.

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