Rooney ritorna a Old Trafford - Un tributo tra le difficoltà

di STEFANO BOLDRINI, La Gazzetta dello Sport, 17 settembre 2014

Le parole di José Mourinho sono il miglior tributo ai 13 anni vissuti da Wayne Rooney al Manchester United e al suo primo ritorno da ex all’Old Trafford, il teatro dove il sogno di uno degli ultimi prodotti di calcio da strada è diventato realtà: «Mi auguro che riceva il tributo che merita. Rooney non è solo il miglior marcatore della storia dello United: è uno dei (suoi) giocatori più importanti di sempre».

RICORDI 
Il portoghese ha detto molto con 48 ore di anticipo, ma non poteva raccontare tutto. Non poteva certo mettersi a fare il contabile e ricordare i 253 gol del centravanti di Liverpool in 559 partite, i successi di squadra – 5 Premier, una Champions, un Mondiale per club, una Europa League, 4 Coppe di Lega, una FA Cup, 6 Community Shield – e quelli personali, gli stipendi da favola che hanno fatto di Rooney il calciatore inglese più ricco nel pianeta. E neppure poteva accennare al trasferimento al City, passaggio sfumato nell’autunno del 2010 per la "rivolta" dei tifosi e neppure agli scontri con un’altra leggenda dei Red Devils, Sir Alex Ferguson.


ATTUALITA’ 
Oggi è il giorno dei buoni sentimenti, anche se alla sfida l’Everton e Rooney arrivano con il magone. Lo 0-3 contro l’Atalanta ha dato un ulteriore colpo di piccone a un club partito come aspirante settima potenza della Premier League. Ronald Koeman ha ammesso di essere il principale responsabile dei recenti disastri, ma anche Rooney ha colpe non trascurabili. Le vicende private – l’arresto in guida di stato di ebbrezza, la presenza di una modella al suo fianco al momento del fermo, la fuga di qualche giorno della moglie, l’invito della stessa Coleen a staccare la spina dal calcio per salvare il matrimonio – hanno lasciato il segno. 
Rooney doveva essere il simbolo del nuovo Everton e, dopo un avvio incoraggiante, ha segnato il passo. I problemi di alcool sono tornati d’attualità: se la moglie gli ha detto di piantarla di bere, significa che la faccenda è seria. Ed è forse questa la chiave delle ultime stagioni in penombra del centravanti. Wayne ha salutato lo United e, a ruota, la nazionale. Una discesa precoce, all’età di 31 anni. Forse anche per questo, oltre che per ragioni affettive, è tornato all’Everton: lo United stava diventando troppo grande per lui.

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