Lukaku e Origi, com'è strano sfidarsi a Milano
Così vicini, così lontani: Romelu Lukaku e Divock Origi. Sapessi com'è strano, vederli sfidarsi, a Milano. Una città per due, più simili e con più cose in comune di quanto si possa immaginare.
Compagni di nazionale nel Belgio, prossimi avversari nel derby della Madonnina dopo esserlo stati in Everton-Liverpool e d'Inghilterra fra Man United e gli stessi reds.
In passato era già successo agli azzurri Vieri e Inzaghi (Filippo) e ai brasiliani Adriano e Pato.
Entrambi di origini africane e figli d'arte anche nel ruolo - Roger Lukaku è stato centravanti dello Zaire; Mike Origi del Kenya - hanno avuto però idoli diversi: Didier Drogba per l'interista di ritorno, il papà campione belga col Genk nell'88 e poi Ronaldo il fenomeno (ma solo ai tempi dell'Inter) per il neomilanista.
Condividono invece la religione cristiana e una naturale attitudine per le lingue: Romelu ne parla correntemente sei, e capisce il tedesco; Divock - versione riveduta del serbo Vlade Divac, l'ex centro NBA che tanto piaceva ai genitori - si ferma a quattro. Ma è quella internazionale del gol quella in cui meglio sanno esprimersi.
Tutti e due non arrivano certo dalla miglior stagione in carriera. E sono in cerca della corona perduta.
Lukaku per tornare, a dispetto di Ibra, l'autoprocalamatosi "re di Milano". Origi per tornare l'idolo che la Kop aveva ribattezzato King of the Comeback, per la storica doppietta nella rimonta col Barca in semifinale nella Champions 2019. Così lontani, così vicini.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
Martedì 28 giugno 2022
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