Caino delle Dolomiti
Roche attacca due volte Visentini. Inutili i tentativi di Boifava di fermarlo. L’irlandese è in rosa e inizia la guerra
di CLAUDIO GREGORI, Giro d’Italia – La grande storia
La Bibbia dei pascoli d’oriente trasloca sulle strade del Giro. Caino risorge sulle Dolomiti e Abele veste la maglia rosa. Roche e Visentini appartengono alla stessa famiglia, la Carrera. Un bresciano di Gardone e un irlandese di Dublino. Visentini, 30 anni, è al decimo Giro Roche 27, è al secondo. Quando Visentini ha vinto il Giro del 1986, Roche si è ritirato. Li divide una rivalità sommersa. Sono così diversi. Roche è un razionale, viveva a Parigi con la moglie Lydia, una ragazza di geni bergamaschi. Visentini è un impulsivo, produce casse da morto e scorrazza con la Porsche. Dopo quattordici tappe Visentini è in testa alla classifica con 2’42” su Roche, secondo. Il bis è vicino. Il Giro è saldamente nelle mani della Carrera. Mancano solo otto tappe alla fine. I progetti collettivi, però spesso collidono con le speranze individuali. Roche è saiyo sul podio nel Tour del 1985 dietro a Hinault e a LeMond, vincendo da solo la tappa dell’Aubisque. Nel palmarès ha la Parigi-Nizza e tre Giri di Romandia. Si sente maturo per una grande corsa a tapp
Ingaggiato dalla Carrera nel 1986, ha conosciuto una stagione senza vittorie per l’infortunio a un ginocchio, che si è prodotto a causa di una caduta alla Seigiorni di Parigi del novembre del 1985. Ma è rinato. Primo nella Vuelta Valenciana, nella crono della Parigi-Nizza, nel Giro di Romandia, nella crono-discesa del Poggio, ha preso la maglia rosa a Camaiore e l’ha portata per dieci giorni, finché Visentini non gliel’ha strappata nella cronometro di San Marino. Nella Carrera Roche può contare solo su Schepers, compagno di stanza e scudiero, e sul meccanico francese Valcke. I tre, nella squadra, formano un’isola difesa dagli scogli. Il 2 giugno Visentini compiva 30 anni e, al via della Giulianova-Osimo, si era fatto fotografare con la torta accanto a Roche in maglia rosa. Però lo aveva staccato sul Valico di Sasso Tetto e sulla rampa finale gli aveva preso 7”. Il titolo della Gazzettaera stato: “Visentini spaventa Roche”. Saronni aveva parlato di «guerra fredda». Poi, il 4 giugno, Visentini aveva asfaltato Roche nella crono di San Marino. I due corrono con il pugnale sotto la sella. Il direttore sportivo Boifava lo sa e vigila.
Il 6 giugno 1987 si disputa la quindicesima tappa del Giro, Lido di Jesolo-Sappada, 224 km. Nella discesa dalla Forcella di Monte Rest, Roche raggiunge l’attaccante Bagot. Quando questi fora, invece di rialzarsi, Roche fugge con Salvador. Boifava lo raggiunge e gli chiede: «Che stai facendo?!». Roche risponde: «Se gli altri non tirano, posso vincere il Giro». Boifava gli dice di attendere Visentini. Roche tira e guadagna 1’15”. Boifava ordina ai suoi di difendere la maglia rosa. Così, mentre un Carrera va all’attacco, gli altri Carrera lo inseguono. I rivali ne approfittano.
Quando Roche viene ripreso ad Arta Terme, attacca Bernard. Lo seguono avversari pericolosi come Millar, Lejarreta, Anderson, Roche si aggancia. Sulla Sella Valcalda i fuggitivi hanno 1’12” sul gruppo della maglia rosa. Quando anche la seconda fuga viene annullata, attacca van der Velde. Si vede Visentini in coda al gruppo gesticolare con Boifava. Furoi di sé. Altri uomini scappano. A -10,5 km la maglia rosa si stacca. Resta sola. Schepers preferisce seguire Roche invece che aiutarla. Visentini sprofonda.
Vince van der Velde con 46” su Rominger. Roche, affaticato, è dodicesimo a 56”, Visentini perde 6’26”. Roche veste la maglia rosa con 5” su Rominger e 38” su Breukink. Visentini, settimo a 3’17”, accusa, inveisce, minaccia. Chiede che Roche sia cacciato. Dice: «»Lo odioLo attaccherò con tutte le forze».
Il giorno dopo è guerra. «Ho avuto paura. La gente spingeva Visentini e a me dava pugni. Uno sul volto e uno sulla spalla sinistra sul Pordoi. Un altro pugno sul fianco sulla Marmolada. Mi sputavano in faccia e mi tiravano i giornali addosso», dirà Roche al traguardo. «Sul Sella Visentini ha cercato di buttare fuori strada Schepers. Ha attaccato quando mi faceva male la gamba e lo sapeva che mi faceva male», dirà Roche. In effetti Visentini attacca per quattro volte la maglia rosa. Sul Pordoi e sulla Marmolada, dove va Roche in persona a riprenderlo. Non si placa e ripete il forcing. Nella discesa verso il traguardo di Canazei l’ultimo attacco ha un retroscena piccante. Roche chiama l’ammiraglia. Visentini chiede cosa succede. Roche gli dice che qualcosa non funziona nella sua bicicletta. «E mentre io ero in coda al plotoncino, Visentini è scattato un’altra volta in discesa… Ho avuto paura, non riuscivo a controllare la bicicletta», racconterà Roche. In albergo, Valcke smonta la bicicletta, esamina la forcella e a mani nude la spezza senza sforzo come un grissino. Un boicottaggio? Battaglin, costruttore delle bici della Carrera, esclude il dolo. Il giorno dopo, sul Bondone, quando Giovannetti ha 14’30” di vantaggio ed è maglia rosa virtuale con 2’45” su Roche, Visentini non tira un metro. Poi al traguardo dichiara: «Roche? Lo attaccherò ancora». Non lo aiuta sulla salita di Madesimo, quando deve rispondere agli attacchi di Breukink, Millar, Lejarreta. Roche si sente circondato. A Madesimo arriva Lydia per fargli una sorpresa e sostenerlo nelle ultime tre tappe, Roche la sgrida arrabbiato: «Ti avevo detto di restare a Parigi. Qui è pericoloso per te».
A poco a poco, però, Visentini si placa. A Como Boifava riesce a fargli firmare una tregua. Prima della resa. A 9 km da Pila, infatti, in salita, Visentini cade e si fa male al polso che si era fratturato l’anno prima. Lejarreta scatta. Roche lo insegue. Per Visentini è la fine. Arriva in lacrime a 6’20” da Roche, che è secondo a 3” da Millar. Il polso gli viene ingessato. Non parte nella crono finale. Esce di scena vinto e ferito nel giorno dell’apoteosi del rivale. Roche vincerà anche il Tour, detronizzando Delgado nella penultima tappa. Il 6 settembre a Villach, in una squadra di cinque uomini, protetto da Kelly conquisterà la maglia iridata davanti ad Argentin. Caino vince.
CLAUDIO GREGORI
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