Gran sabato italiano

Che sabato, il sabato italiano all'estero. Chissà in quale delle sei lingue che Pep padroneggia l'avrà pensato: l'Italian Connection funziona. Pure troppo.

Prima il rigenerato Chelsea di Antonio Conte. Ora il risorto Leicester City di Claudio Ranieri. E magari, al prossimo turno, forse il Watford di Walter Mazzarri e del redivivo Stefano Okaka, ai primi due gol nella sua nuova sqaudra inglese nel 3-2 sull'Everton.

Il primo, di tacco, maledettamente simile al 2-1 di Roma-Siena del 31 gennaio 2010. Il giorno prima di partire per Londra per sei mesi in prestito al Fulham. Roba di ormai sette anni fa.

Sotto il diluvio al King Power stadium si assisteva invece al remake del film visto quasi un anno fa, il 6 febbraio all'Etihad, dove il Leicester vinse 3-1 e capì di poter ambire allo storico titolo poi conquistato.

Anche stavolta, City sotto già al terzo minuto. Allora fu doppietta di Huth, stavolta tripletta di Vardy, sbloccatosi due volte in venti minuti e tre in settantotto dopo i 741 di astinenza in Premier.
 
E dire che Pep prima della gara col Chelsea aveva ammesso di aver imparato tanto, da noi, specie da Mazzone, sull'arte di difendersi.

Invece, Mahrez che sotto la pioggia manda così in porta Vardy su lancio di Fuchs dalla difesa, o Vardy alla Ravanelli '96 (sull'errore di Stones), fotografano meglio di qualsiasi dato la sterilità di un calcio di solo possesso palla e grandi nomi.

Nel grande sabato italiano, lo conferma mastro Ancelotti in Bundesliga: col 5-0 sul Wolfsburg il suo Bayern è tornato in testa, seppure per differenza reti sulla rivelazione Lipsia. E non a caso abbina al solito miglior attacco, la miglior difesa. L'unica sotto la doppia cifra. 
 
Non avranno lo stile del Pep, ma quando diluvia meglio coprirsi come quei due. E vestire italiano.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

Commenti

Post popolari in questo blog

PATRIZIA, OTTO ANNI, SEQUESTRATA

Allen "Skip" Wise - The greatest who never made it

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?