VOLPI PUO' CORRERE SQUALIFICA SOSPESA


di EUGENIO CAPODACQUA, la Repubblica.it
18 settembre 1993

NETTUNO ­- Condannato per doping, cacciato dalla nazionale e adesso riammesso alle gare in attesa di essere (probabilmente) assolto grazie a un cavillo procedurale. Quella di Alberto Volpi, azzurro di ciclismo, è una vicenda emblematica della confusione che regna nel mondo delle due ruote in fatto di leggi e regolamenti contro il doping. Una brutta storia. Il corridore di Saronno ha ottenuto ieri dal Collegio d'Appello dell'Uci (la Federazione internazionale) una sospensiva della condanna per doping comminatagli dopo che analisi e contro-analisi avevano segnalato la sua positività (per gonadotropina, un ormone che ha un ruolo importante nelle prestazioni sportive di forza e resistenza) dopo la Leeds Classic, gara di Coppa del Mondo, disputata a metà agosto. Sarà, dunque, in gara già oggi nel Giro del Lazio con Chiappucci e Bugno. 

La squalifica gli era costata la convocazione in nazionale, per i mondiali di Oslo. Ma il ricorso al Collegio d'Appello dell'Uci, gli consente di tornare tranquillamente in mezzo al plotone attraverso una sospensiva della pena che, probabilmente, prelude ad una assoluzione completa. Volpi avrebbe dovuto scontare tre mesi di squalifica con la condizionale (in quanto alla prima infrazione). Tre mesi che sarebbero diventati due anni, secondo le norme della Fci, la Federciclismo italiana. E già questa disparità di trattamento fra Federazione internazionale e italiana la dice lunga sulla confusione che regna nella lotta al doping nel ciclismo mondiale e sull'effettiva volontà dei dirigenti di debellarne la piaga. Basti pensare che è fuori dal controllo ogni possibile manipolazione del sangue, pratica proprio per questo diffusissima. E che i regolamenti internazionali non prevedono esami e test a sorpresa come in altri sport (atletica). "C'è un problema di procedure da risolvere, un problema di attendibilità scientifica dei metodi adottati dal laboratorio inglese", spiega il segretario della Fci, Renato Di Rocco. Gli analisti inglesi non avrebbero seguito le procedure indicate dalla Federazione internazionale e avrebbero fatto ricorso, per rintracciare la gonadotropina, a un procedimento ritenuto non affidabile dal punto di vista scientifico. Inoltre, esistono pareri discordi sulla quantità di gonadotropina oltre la quale si sconfina nel doping. Come per altre sostanze ormonali, prodotte dal fisico umano in via endogena, il limite è convenzionale (e non matematico) ed è stabilito valutando un' ampia media di casi. Bisogna vedere in cosa consiste la "normalità", cosa non facile da definire con certezza assoluta. Gli inglesi avrebbero posto questo limite troppo in basso, attorno al 10, mentre, secondo alcuni esperti, tassi pari a 23­24 sarebbero da considerarsi normalissimi. 

A Volpi sarebbe stata trovata gonadotropina per un valore attorno al 16­17. Il condizionale è d'obbligo vista la confusione che c' è in materia, specie in relazione ai diversi metodi di analisi adottabili. E quello usato dal laboratorio inglese (radioimmunologico: attraverso cui si riconoscono solo parti della molecola della sostanza doping attraverso l' uso di anticorpi) ­ secondo fonti della Fci, ­ non sarebbe riconosciuto né dal Cio, né dall'Uci. Si tratterebbe di un metodo troppo empirico, quindi poco affidabile. Una brutta storia, dalla quale il corridore di Saronno, compagno di squadra di Argentin (oggi assente nel 'Lazio' per problemi a un ginocchio), esce male. Qualora dovesse avere ragione lui, infatti, chi mai potrà restituirgli l' onore, dopo essere stato condannato, svergognato davanti all' opinione pubblica e cacciato dalla nazionale? E che affidabilità ha un sistema antidoping in cui metodi e sistemi sono facilmente opinabili e possono essere messi in discussione con estrema facilità?

dal nostro inviato EUGENIO CAPODACQUA

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