MAESTRI DI CALCIO - Batteux, chiedimi se sono felice



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«Io sono prigioniero del calcio.»
  – Albert Batteux

di CHRISTIAN GIORDANO ©, Guerin Sportivo ©
© Rainbow Sports Books

Ha segnato generazioni di allenatori francesi. E marchiato a fuoco le loro conquiste più grandi.

L’Épopée verte, l’epopea verde di Robert Herbin al Saint-Étienne, finalista di Coppa dei Campioni 1976. Il miracolo-Camerun di Jean Vincent al mondiale di Spagna 1982. I Bleus campioni d’Europa 1984 con Michel Hidalgo e del mondo 1998 con Aimé Jacquet, sempre in casa. La ricostruzione post-flop nippocoreano di Jacques Santini. Tutti figliocci del Predicatore, che all’autoritarismo preferiva l’eloquio. E al cupo difensivismo le football en joie, la gioia del calcio.

Albert Batteux nasce il 2 luglio 1919 nel nord-est della Francia, a Reims, nella pianura della Champagne, regione del dipartimento Marne che produce e dà il nome allo spumante più pregiato al mondo. 

In famiglia sono tredici figli, ventisei braccia utili per lavorare una terra, un tempo ricca, devastata da quattro anni di bombardamenti nazisti: per i tedeschi era il Westfront, il fronte occidentale. 

Ovvio che quel background ne segni carattere e personalità: e anche da allenatore, professione assai incline al nevrastenico abuso dell’ugola, di rado alzerà la voce. 

E conosciuta la miseria vera, nelle campagne ferite a crateri dagli obici e nei cuori dei poilus (i “pelosi”, i fanti francesi in congedo della Grande Guerra), parlando di calcio eviterà il ricorso a espressioni belliche ancora oggi tanto in voga come battaglia, duello, scontro eccetera.

Il calcio è la sua passione. Lo pratica sin da ragazzino e ci costruisce una carriera, nello Stade Reims, nella cui prima squadra entra nel 1937. 

Non è un campione, ma un discreto interno destro che con l’intelligenza, calcistica e no, conquista un campionato (1949) e una Coppa di Francia (2-0 al Racing Club Parigi nel 1950, gol di Méano e Petitfils) e un posto in nazionale. 

Vi debutta il 6 giugno 1948, a Bruxelles, perdendo 2-4 dal Belgio, prima delle sue 8 gare (tutte amichevoli, con un gol) con i tricolori. 

Prima della stagione 1950-51, l’allenatore Henri Roessler se ne va e così il presidente Henri Germain affida la squadra al 31-enne capitano, Batteux. 

Il futuro Mounsieur Albert si ritrova così a guidare ex compagni anche più anziani di lui – per sembrare più vecchio non si separava mai da un basco floscio che gli dava un’aria meno sbarazzina – che formavano l’ossatura di quelle formazioni vincenti: i fratelli Paul (portiere) e Pierre (attaccante) Sinibaldi, il grintoso terzino sinistro Roger Marche (il “Cinghiale delle Ardenne”), il centromediano Robert Jonquet e l’elegante mediano Armand Penverne. 

Nei primi due anni il rendimento dello Stade Reims è altalenante, specie in trasferta e arrivano altrettanti quarti posti. 

La stagione 1951-52 sarà però ricordata per l’acquisto, dall’Angers, di una minuscola e fenomenale ala destra di origine polacca: Raymond Kopaszewski, subito ribattezzato Kopà, alla francese.

Dalla stagione successiva, Batteux risolve la concorrenza interna nel ruolo (fra Kopa, Villanova e Templin) schierando l’ex minatore da centravanti tattico e spostando a destra l’olandese Abraham (Bram) Leonardus Appel. Il duo funziona a meraviglia. Come la diagonale formata da Penverne, Léon Glovacki (anch'egli di origine polacca) e Kopa. 

Così, nonostante il calo finale, arrivano subito due successi: il secondo titolo nella storia del club (miglior attacco e miglior difesa: 86-36) e la Coppa Latina, che, dopo la Mitropa Cup, è per importanza la seconda competizione per club d’Europa. 

Si disputa tra il 1949 e il 1957 (sparirà un anno dopo la nascita della Coppa dei Campioni) tra i campioni di Francia, Italia, Portogallo e Spagna. 

L’edizione del 1953 si gioca a Lisbona e a Porto e dopo aver eliminato in semifinale (2-1) il Valencia, il 7 giugno allo stadio Da Luz, lo Stade batte 3-0 (doppietta di Kopa e gol di Méano) il Milan del Gre-No-Li, a sua volta vincitore (4-3 ai supplementari) sullo Sporting padrone di casa anche se non nel suo stadio. 

La squadra di Batteux, che dal 1952 è diventato, sulla spinta popolare e della stampa specializzata, Ct della nazionale, vince e convince grazie a uno spettacolare calcio champagne (così ribattezzato per il prodotto che tanto ha reso celebre Reims) fatto di palla a terra, passaggi corti e folgoranti accelerazioni. 

E in campionato farebbe pure tris nel 1953-54, se non fosse per il rush finale del Lille in un torneo in cui il Reims era stato in testa fino a due giornate dalla fine.

Nel 1955 la Coppa Latina, non disputata l’anno prima, vede in semifinale la rivincita fra lo Stade e il Milan. Vincono di nuovo i francesi, stavolta per 3-2 con un golden gol ante-litteram al 138’ dopo il 2-2 dei 90’ regolamentari più i tempi supplementari. 

Nella finale di Parigi, il 26 giugno al Parco dei Principi, a spuntarla (2-0) è però il Real Madrid di Miguel Muñoz, Alfredo Di Stéfano, Héctor Rial (doppietta) e Francisco Gento. Un kolossal che avrà presto due grandi sequel sul massimo proscenio continentale.

Campione di Francia nel 1955, lo Stade Reims elimina nella neonata Coppa dei Campioni i danesi dell’Aarhus (0-2 fuori e 2-2), gli ungheresi del Voros Lobogo (4-2 al vecchio Auguste Delaune e 4-4) e gli scozzesi dell’Hibernian (2-0 in casa e 1-0) prima di arrendersi (3-4) al Real Madrid nella finale allestita dai delegati UEFA francesi, per il 13 giugno, nel teatro che l’anno prima aveva ospitato la Coppa Latina.

La delusione europea si unisce a quella per la perdita di Kopa, passato proprio alle merengues ma ben sostituito dall’iper-prolifico Just Fontaine. 

Batteux se lo porta anche ai Mondiali del 1958, il suo anno d’oro. Con il Reims doublé campionato-coppa (in finale allo stadio Colombes di Parigi, 3-1 all’Olympique Nîmes, doppietta del centravanti di fatto Bliard e acuto di quello di ruolo, Fontaine). Con i Bleus terzo posto in Svezia (miglior risultato dell’èra pre-Platini), battendo 6-3 nella finalina la Germania Ovest campione uscente.

La Francia rivelazione del torneo e del capocannoniere Fontaine (13 centri: record, per singola edizione, tuttora imbattuto), viene eliminata dal Brasile futuro campione e contro cui si era infortunato Jonquet, colonna difensiva e uno degli otto reimses convocati. Chissà come sarebbe finita «se non avessimo giocato buona parte della gara in dieci», si sarebbe poi sempre chiesto il Predicatore. 

Sognatore e innovatore, in campo e fuori, decenni avanti ai suoi tempi: dall'attacco a cinque punte (Kopa, Wisniewski, Fontaine, Piantoni e Vincent) ai seminaires, sorta di stage psico-atletici, durissimi, di dieci giorni di training pre-stagionale. Sistema di preparazione erroneamente attribuito a Helenio Herrera, e oggi elevato a scienza, che prima di Batteux, poteva al massimo ambire al prefisso “fanta”.

Il titolo del 1958 vale un nuovo assalto alla Coppa dei Campioni, che però finirà come il precedente: finale persa contro i blancos di Spagna, tra i quali, con il numero 7, figura un certo Kopa. 

Eliminati i nord-irlandesi dell’Ards (1-4 a Belfast, 2-6), i finlandesi dell’Helsinki Palloseura (4-0 in casa e 3-0), e i belgi dello Standard Liegi (0-2 poi ribaltato nel 3-0 casalingo), al Neckarstadion di Stoccarda il 3 giugno 1959 i sogni di gloria biancorossi sono infranti da Enrique Mateos e Di Stéfano. Per il Madrid è il quarto successo in quattro edizioni della manifestazione. 

Batteux e i suoi però si consolano riaccogliendo il Napoleone del calcio, Kopa, che a Madrid è chiuso da Di Stéfano. Sarà lui ad accendere la penultima fiammata del grande Stade Reims di Batteux: la vittoria nel campionato 1959-60. 

L’ultima arriva due anni dopo, anche se solo all’ultima giornata e per differenza-reti: 83-60 contro 86-63 del Racing. 

Il calcio sta cambiando, e rapidamente. Batteux capisce che per l’ingenua, genuina passione - sua del suo Stade Reims - ci sarà sempre meno posto.

In più deve metabolizzare il deludente Europeo 1960, nel quale la sua Francia padrona di casa, e gran favorita con l’Unione Sovietica poi campione, è beffata in semifinale a Parigi dalla fortissima Jugoslavia. 

A un quarto d’ora dalla fine, le coqs conducono per 4-2 (Jean Vincent, doppietta di François Heutte e gol di Wisnieski, futuro doriano), ma complice la serataccia del portiere Abbes stavolta la joie du football è tutta degli slavi, che rimontano e sorpassano (4-5) in una delle più grandi imprese nella storia dei grandi appuntamenti per nazionali. 

La batosta è bissata dalla sorprendente mancata qualificazione per il mondiale cileno, patita nel dicembre 1961 nello spareggio di Milano (0-1) contro la Bulgaria. Avversario-nemesi che tre decenni dopo, il 17 novembre 1993, colpirà un altro Ct transalpino, Gérard Houllier, nelle eliminatorie mondiali: quelle per USA 1994.

Apriti cielo. Gli strali della critica si sprecano, e addio Monsieur Albert. 

Nel 1963, in seguito all’eliminazione in Coppa dei Campioni per mano del Feyenoord, dopo 25 anni di onorato servizio e pur con la squadra seconda in campionato, identica sorte gli tocca al Reims, che senza di lui, l’anno dopo, retrocede. 

Batteux si ritira allora a Grenoble, dove guida il Foot 38, una modesta formazione locale. 

Nel 1967, l’amico e collega Jean Sella, suo assistente a Svezia 58, prima di andarsene al Servette di Ginevra suggerisce al suo ormai ex presidente, Roger Rocher, il nome di un ideale successore alla guida del Saint-Étienne fresco campione di Francia: Albert Batteux. 

Dopo aver dimostrato di saper costruire una squadra tutta fatta in casa, spesso scovando e allenando talenti locali agli albori di un professionismo ancora romantico, Batteux vive una seconda giovinezza. 

Una squadra già forte, costruita dal gm talent-scout Pierre Garonnaire, riuscito mix tra un Italo Allodi e un Luciano Moggi, con lui alla guida centra tre campionati consecutivi e due doublé (in finale di Coppa, 2-1 al Bordeaux nel 1968 e 5-0 al Nantes nel 1970). 

Batteux lancia giovani come il portiere George Carnus, il difensore centrale Bernard Bosquier, il regista Jean-Michel Larqué, l’ala sinistra Georges Bereta e “Monsieur venti gol a stagione” Hervé Revelli. 

E stavolta gli dà una mano anche la fortuna: “il nuovo Kopa”, fatte le debite proporzioni, è un giovane maliano, Salif Keïta, spettacolare goleador e assist-man acquistato a scatola chiusa e recapitatogli in taxi dall’aeroporto parigino di Orly. 

Batteux se ne andrà prima che si apra l'Épopée verte, ma la squadra che il suo pupillo e successore Robert Herbin, ex giocatore del club che da allenatore perderà (1-0 dal Bayern Monaco all’Hampden Park di Glasgow) la finale di Coppa dei Campioni '76, è anche figlia sua. 

La stagione del 1970 è il canto del cigno per l’idealista Batteux, che per due anni si scontra con il presidente Rocher – una sorta di Bernard Tapie dell’epoca – perché questi gli smantella la squadra. il portiere George Carnus e il difensore Bernard Bosquier vanno all’Olympique Marsiglia del patron Marcel Leclerc, poi se ne va Keïta. Batteux non capisce né si adegua. E dopo cinque stagioni di successi se ne torna a sud, nella Grenoble tanto amata anche da Henry Beyle, più noto come Stendhal. 

Le successive, brevi parentesi con Avignonnaise, OGC Nizza e Olympique Marsiglia aggiungono poco a una carriera, chiusa nel 1981, tanto grande quanto sottovalutata. 

Nel frattempo, in panchina al club del “Geoffroy Guichard” s’insedia uno dei tanti suoi luogotenenti: quel Robert Herbin che ad appena 33 anni, com’era accaduto (a 31) al suo Maestro, è il più giovane allenatore di Francia. 

Batteux sarà il primo a brindare, ovviamente a champagne, ai successi dei Verts, anche se quel calcio già non gli piaceva più.

Fino a quando una lunga malattia non lo ha estraniato dalla realtà, esprimeva nelle sempre più rare interviste tutto il suo disamore per il football moderno. Per il quale, auspicava, l’unica salvezza era nel calcio «ingenuo e libero» di africani e asiatici, che riteneva ormai gli unici depositari del gioco spensierato al quale aveva dedicato la vita.

Un'esistenza chiusa a 83 anni nella sua Grenoble il 28 febbraio 2003. E salutata, due settimane dopo, nella chiesa di Plaine Fleurie di Meylan, da esponenti di varie generazioni del calcio francese. 

A sollevarne il feretro non potevano non esserci gli ex Ct Jacquet e Hidalgo. Lì accanto, Santini, colonna delle sue squadre e all’epoca allenatore dei Bleus, il fedelissimo Herbin, Kopa, Fontaine, i più giovani Bernard Lacombe, Thierry Rolland, Alain Michel.

Tutti con le facce tristi. Per la prima volta e per sempre, l’ideatore del football en joie li aveva lasciati soli. Confusi e infelici.
CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo


La tattica / Stelle a 5 punte

Albert Batteux è stato un tecnico vincente e innovativo in tempi nei quali la figura dell’allenatore era ritenuta marginale.

La tattica e i sistemi di gioco sono di là da venire, e in Europa si gioca quasi esclusivamente o con il WM inglese – il Sistema ideato dal manager dell’Arsenal, Herbert Chapman, in seguito alla modifica (1925) della norma sul fuorigioco: ridotti da tre a due (portiere compreso) i difendenti necessari per tenere in gioco gli attaccanti – o con il Verrou dello svizzero Karl Rappan, che nel 1932 architettò una sorta di catenaccio ante-litteram. 

La “terza via” di Batteux non rivoluziona alcunché sul piano tattico, ma – udite udite – si adatta ai giocatori a sua disposizione.

Succede con le foot à la remoise, gioco di parole in omaggio al prodotto vinicolo “di Reims” (remois) e al calcio-champagne del Reims, che precorre di un decennio l’arioso e spettacolare gioco “di rimessa” (remise) senza però ispirarne, ed esasperarne, le alchimie difensive.

E si ripete al Saint-Étienne con il calcio, meno tecnico, più dinamico e altrettanto efficace, che per un lustro (1967-72) sarà definito à la stephanoise, “alla stefanese”, nel quale sono essenziali i tre giocatori offensivi: l’anziano Rachid Mekhloufi, il mancino Georges Bereta e il migliore dei fratelli Revelli, Hervé. 

Nel mezzo, la più grande Francia prima di Platini e di Zidane: quella delle cinque-punte-cinque (Wisnieski, Fontaine, Kopa, Piantoni, Vincent), terza (col miglior attacco: 23 gol in 6 gare) ai Mondiali svedesi del 1958.


La scheda di ALBERT BATTEUX

Nato: 2 luglio 1919, Reims (Francia); deceduto il 28 febbraio 2003, Grenoble (Francia)
Ruolo: mezzala 
Club da giocatore: Stade de Reims (1937-1950) 
Palmarès da giocatore: campionato francese (1949), Coppa di Francia (1950)
Esordio in Nazionale: Bruxelles, 6 giugno 1948, Belgio-Francia 4-2 
Ultima presenza in Nazionale: Parigi, 19 giugno 1949, Francia-Spagna 1-5 
Presenze (reti) in Nazionale: 8 (1) 
Club da allenatore: Stade de Reims (1950-1963), Grenoble Foot 38 (II div., 1963-67), Saint-Étienne (1967-1972), AS Avignonnaise, OGC Nizza, Olympique Marsiglia 
Palmarès da allenatore: Coppa Latina (Stade de Reims, 1953), 8 campionati francesi (Stade de Reims, 1953, 1955, 1958, 1960, 1962; Saint-Étienne, 1968, 1969, 1970), 3 Coppe di Francia (Stade de Reims, 1958; Saint-Étienne, 1968, 1970)
Panchine in prima divisione: 656
In nazionale da Ct: Francia (1954-62)


NOTA: 
Laurent Blanc è diventato il quarto allenatore a vincere il massimo campionato francese con due club, raggiungendo così Albert Batteux, Lucien Leduc e Gérard Houllier.




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