Lo sport non si ferma neanche col Terrore

Monacosettantadue. Settembrenero. Blitz. Testedicuoio. Lo sport, profanato in diretta dal terrorismo, aveva perso l'innocenza. E 17 vite: 11 atleti israeliani presi in ostaggio, 5 feddayin palestinesi e un poliziotto tedesco. L'Olimpiade s'interruppe per 24 ore, ma non si fermò. Come ad Atlanta 96, dopo la bomba antiabortista di Erich Rudolph al villaggio olimpico.

Dal "Massacro di Monaco '72" è però cambiata la percezione stessa dell'evento sportivo, diventato obiettivo sensibile della guerra globale.

Nel 1920 a Dublino, ci fu la prima Bloody Sunday. 
L'esercito britannico aprì il fuoco sulla folla che al Croke Park assisteva a una partita di football gaelico.

Morirono 14 spettatori e un giocatore, Michael Hogan, cui oggi è dedicata una tribuna, per rappresaglia ai 19 agenti segreti britannici della "Cairo Gang" uccisi la mattina dalla frangia dell'IRA comandata da Michael Collins.

Nel calcio a Euro 96, 206 feriti per un camion pieno di esplosivo fatto saltare dall'IRA il 15 giugno a Manchester; e il 5 aprile '97 al Grand National, la corsa di cavalli forse più famosa al mondo, rimandata di due giorni per un duplice allarme-bomba.

Il primo maggio 2002, esplose un'autobomba nei pressi del Bernabéu tre ore prima del Clàsico di semifinale-Champions: 17 feriti.

E la memoria non poté che tornare al primo Real Madrid-Barcellona (0-5) del dopo-Carrero Blanco, il delfino di Franco assassinato dall'ETA il 20 dicembre '73.

L'Undici settembre 2001 la Champions non si fermò: ma lo fece l'indomani.

L'8 maggio 2002, a Karchai in Pakistan, ci fu l'attentato-suicida nell'hotel dove alloggiava la nazionale neozelandese di cricket: 14 le vittime.

Il 12 novembre 2003 ci fu Nassirya, ma quella sera Cassano segnò a Varsavia il suo primo gol con la nazionale A.

Non si fermò la Liga, dopo Madrid 2004, perché Aznar non volle darla vinta al Terrore. E non si fermò lo sport a Londra, che nel 2007 non poté festeggiare la fresca assegnazione olimpica del 2012.

Nel maggio 2006, 13 nazionali iracheni di taekwondo diretti in Giordania furono sequestrati e assassinati, e i loro resti furono ritrovati un mese dopo; in quello stesso mese, a Baghdad, l'allenatore e due tennisti della nazionale di Davis furono uccisi da un gruppo estremista sunnita perché giocavano in calzoncini.

Il 6 aprile 2008, un militante delle Tigri Tamil si fece esplodere: 90 feriti e 14 morti, tra cui il ministro dei trasporti e dello sviluppo, che doveva dare il via alla tradizionale maratona del capodanno cingalese.

Il 3 marzo 2009 un gruppo armato attacca a Lahore in Pakistan la nazionale dello Sri Lanka: 6 i giocatori feriti.

Tre gli attentati del 2010: 90 morti a capodanno durante una partita di pallavolo in Pakistan; l'assalto al pullman del Togo, l'8 gennaio nell'enclave di Cabinda, diretto in Angola per la Coppa d'Africa; 25 morti e un centinaio di feriti per un attacco-sucida in un campo di calcio a Tel Afar, nel nord dell'Iraq.

Due quelli del 2013: 7 morti e 6 feriti in Afghanistan il 13 marzo a una gara di buxkuchi, il polo locale; e i 3 morti e gli oltre 200 feriti per i due zainetti fatti esplodere sul traguardo della Maratona di Boston dai due fratelli di origine cecena Tsarnaev.

Ora, Francia-Germania a St Denis, Parigi. 
 
Lo sport non si può fermare. Ecco perché non smettono di colpirlo: prima, dopo e durante.
 PER SKY SPéORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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