GIRO 1987 - Applaudite il campione
di MARIO FOSSATI
la Repubblica © - 13 giugno 1987
la Repubblica © - 13 giugno 1987
PILA (Aosta) - Stephen Roche ha vinto il suo primo Giro ciclistico d'Italia, sulla salita di Pila. Millar lo avrebbe dovuto attaccare, a fondo, sul terreno preferito, la montagna. Il ventitreenne Breukink, che è co-équipier di Millar, avrebbe dovuto rinnovare la carica, oggi, nell'ultima tappa, la Aosta-St. Vincent, a cronometro. Fra Roche e Breukink correvano 33": Breukink, che ha un fresca fama di cronoman, poteva anche, secondo la competenza, giocare Roche, definitivamente, oggi, nell'estrema mezz'ora del Giro, nella Aosta-St. Vincent, appunto.
Ebbene, questo irlandese ha praticamente posto fuori causa e Millar e Breukink. Quando la corsa ha affrontato il piano inclinato del colle, Roche si è adeguato all'andatura del suo compagno Schepers, senza mai assumerla, con una facilità di stile molto promettente. La maglia rosa, non bisogna scordarlo, è il vertice di un triangolo, la cui base è il plotone. Infiniti oneri gli poggiano sopra, pure, esagero, l'onere cerebrale. Credo che il solo amico che Roche avesse, ieri, nel gruppotto, fosse Schepers.
I malevoli sostengono che Millar, in questo Giro, gli abbia fatto da apripista. Io scrivo di ciò che ho veduto, segnatamente alla televisione (perché il Giro gli inviati lo decifrano sul teleschermo, proprio come ogni lettore di Repubblica) e non ho prova alcuna che Millar, in forza alla Panasonic dei vecchi lupi Post e De Bruyne abbia avuto collusioni con Roche.
Non sono neppure un ingenuo, dopo tanti anni consumati al seguito del ciclismo, per non sapere che esistono accordi e corse parallele (nel ciclismo, sosteneva un umorista, si consumano sempre e unicamente delitti d'onore). Non si poteva né si può assolutamente dire che Stephen Roche abbia tradito Roberto Visentini, quando era maglia rosa: si può serenamente scrivere che nella Lido di Jesolo-Sappada, Roche si è comportato come la morale ambigua dell'antico sport gli concedeva. Quel giorno non gli riusciva di capire perché mai - anche se Visentini era in difficoltà - avrebbe dovuto addolcire una pedalata, che trovava enormemente redditizia.
Visentini, dunque, faceva parte del gruppetto scelto che, dopo il Col de Joux, aveva affrontato il crinale del colle di Pila, nell'immediata scia di Ghirotto, De Rooy, Winnen, Nilson, Finazzi. Annientati i cinque, a dodici chilometri dal traguardo, il drappello-Roche si assottigliava a sette unità: Lejarreta, Millar, Schepers, Roche, Visentini, Breukink, Giupponi. Li vedevo salire i sette, nella giornata assoluta, con rapporti lunghi: una specie di supermoltiplica ciclistica per arrampicatori.
Indovinavo anche l'ammiraglia della Carrera, di Davide Boifava: e pensavo: la Carrera ha tre uomini davanti: Roche, Visentini, Schepers; la Panasonic, due: Millar e Breukink. Due (su tre) della Carrera, sono chiusi in se stessi come un pugno: Roche e Visentini appena si salutano. Il direttore tecnico, nel ciclismo, ha una parte, a volte essenziale: assicura il legame fra il fine e i mezzi, la coscienza e il pragmatismo. E nella situazione che era nata in casa Carrera (due fratelli-nemici) Boifava si era comportato benissimo. Morale del sacrificio (Visentini), diceva e dura legge del successo (Roche). Ho veduto Boifava accostare Visentini, che andava su agile, elegante. E poi affiancare Roche. Al suo occhio esperto non era sfuggita una vicenda importantissima: Breukink, a ruota di Visentini, aveva diminuito di un dente il rapporto. E di ciò Boifava aveva avvertito Roche. Era l'informazione che Roche si attendeva da sempre: una serie di scatti con Lejarreta e Millar e Roche si era liberato in avanti. Boifava ha avuto giusto il tempo di sfilarsi all'indietro con l'ammiraglia, che Visentini era sull'asfalto. Scattando, all'impiedi sui pedali, Millar ha accusato lo stop di una frazione di secondo e Visentini, che gli era ai mozzi, ha pizzicato la gomma posteriore dello scozzese. Una caduta diritta, tremenda. "Tonfi a secco" li chiamano i corridori. Visentini ha picchiato la mano destra, il polso già fratturato lo scorso anno. Un dolore acutissimo. E' risalito in sella, ha tentato il recupero. Il polso martoriato non gli consentiva di stringere il manubrio. Con il cuore in tumulto, Visentini ha chiesto la vettura del medico: il professor Tredici non poteva escludere la frattura. I rimedi erano eroici - il ghiaccio... eccetera eccetera - non servivano a nulla.
Mentre Roche, che del capitombolo di Visentini non si è neanche accorto, si involava con Millar e Lejarreta: Breukink, controllato da Schepers, perdeva secondi a manciate. Visentini calava tremendamente di quota. Roche scatenato faceva l'andatura. La folla lo incitava (il perseguitato in Italia diventa sempre una persona simpatica) e Roche, che ha un magnifico temperamento di lottatore, capiva che la pesante solitudine, che lo circondava in équipe, era ormai finita. Più niente, pur nella trepidazione che si accompagna alla vigilia di una giornata finale, gli era minaccia. Sul rettilineo del traguardo, a Pila, Millar ha sprintato. Squagliasse pure. A Roche bastava di contenere Lejarreta.
Il dopo-corsa. Nel cerchio degli inviati, Roche ha dichiarato, per la gioia di Ginettaccio Bartali che la sua cattolicissima fede - una fede medievale, tutta irlandese - gli ha permesso di conservare, in una atmosfera difficile, la massima serenità. «Gli italiani avranno capito, ha detto, che io ho fatto il mio lavoro, non ho rubato nulla a nessuno: che sono un piccolo campione che non ha ancora vinto il Giro. Il Giro finisce domani (leggi oggi) a St. Vincent».
Il dopo-corsa. Nel cerchio degli inviati, Roche ha dichiarato, per la gioia di Ginettaccio Bartali che la sua cattolicissima fede - una fede medievale, tutta irlandese - gli ha permesso di conservare, in una atmosfera difficile, la massima serenità. «Gli italiani avranno capito, ha detto, che io ho fatto il mio lavoro, non ho rubato nulla a nessuno: che sono un piccolo campione che non ha ancora vinto il Giro. Il Giro finisce domani (leggi oggi) a St. Vincent».
I distacchi all'arrivo hanno assunto proporzioni da ciclismo da pionieri: dai 2' e 9" di Breukink ai 6' e 23" sofferti da Visentini: ai 25' e 32" toccati ad Argentin, che ha raggiunto Pila al piccolo trotto. Il professor Tredici ha escluso che Visentini possa oggi prendere il via. «La radiografia denuncia una lima di frattura, allo scafoide del polso destro. Ancora non si legge se della vecchia saldatura si tratta o di una nuova lima». Boifava ha assicurato che Visentini non partirà.
ORDINE D' ARRIVO
1. R. Millar (Gbr) in 7h 22' 01" alla media . di 34,206 km/h, abbuono 20";
2. Roche (Irl) a 3" abb. 15";
3. Lejarreta (Spa) a 7" abb. 10"
4. Giupponi a 2' 03" abb. 5";
5. Breukink (Ola) a 2'09";
6. Schepers (Bel) a 2'21";
7. Savini a 2'39";
13. Giovannetti a 3'12";
27. Visentini a 6'23".
CLASSIFICA GENERALE:
1. Roche (Irl) in 104h55'39" alla media di 37,001 km7h;
2. Millar (Gbr) a 1'27";
3. Breukink (Ola) a 2'54";
4. M. Lejarreta (Spa) a 2'55";
5. Giupponi a 5' 13";
6. Giovannetti a 8' ;
7. Winnen (Ola) a 9'40";
8. Visentini a 9'59";
9. Anderson (Aus) a 10'11";
10. Van der Velde (Ola) a 10'30";
11. Mujica (Spa) a 10'30"; 12. Bauer (Can) a 12' 52"; 13. Schepers (Bel) a 13'27"; 14. Conti a 15'56"; 17. Beccia a 17'11"; 20. Bombini a 21'40"; 33. Argentin a 40'45".
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