Cyrille Guimard, tra Eddy Merckx e Bernard Hinault



Cyrille Guimard ha consacrato una vita intera alla sua passione più grande.

di FRANCESCO BELTRAMI
Suiveur, 15 gennaio 2020

Cyrille Guimard nasce nel 1947 a Bouguenais, un paese del dipartimento Loira-Atlantico che contava allora meno di cinquemila abitanti. Figlio di un muratore, frequenta un istituto professionale, diviene meccanico e, diciassettenne, trova lavoro presso i Cantieri Navali Dubigeons di Nantes.

Col ciclismo aveva iniziato solo due anni prima, nel 1962, mettendosi subito in luce conquistando già nel 1963 un terzo posto al campionato di Francia dei cadetti, seguito nel 1964 dal secondo posto nella prova juniores. È l’inizio di una brillante carriera: tra i dilettanti fino al 1967, poi tra i professionisti dal 1968 al 1976, stagione in cui passò direttamente dalla bicicletta all’ammiraglia.

Diventato professionista con la Mercier, Cyrille vincerà 94 corse, tra cui sette tappe al Tour e due alla Vuelta, due bronzi ai mondiali su strada e due titoli nazionali francesi in discipline molto diverse tra loro: la velocità su pista nel 1970 e il ciclocross nel 1976, mentre su strada il campionato di Francia lo aveva vinto nel 1967 tra i dilettanti.

Guimard era un sprinter di razza, e come quasi tutti i corridori della sua epoca ebbe qualche problema col doping, che però, considerando le regole in vigore negli anni Settanta, non danneggiò più di tanto la sua carriera. Fu trovato positivo due volte: nel 1972 al Giro del Lussemburgo e nel 1974 al Tour. In entrambe le occasioni aveva vinto delle tappe, che non gli furono tolte.

L’essere una ruota veloce, tuttavia, non gli impedì di ben figurare nella generale del Tour 1971,che concluse al settimo posto. In quello stesso anno fu terzo al Fiandre e al mondiale di Mendrisio.

È nel 1972 che Guimard vive il suo anno d’oro, conquistando 4 tappe al Tour, altri 5 successi – in frazioni di corse a tappe -, il Delfinato, la Settimana Catalana e il Tour d’Indre et Loire; confermando il terzo posto al mondiale, stavolta a Gap, e chiudendo secondo, risultato insolito per uno sprinter, il Lombardia. Vinse anche una decina di Criteria, quelli che da noi si chiamano Circuiti degli Assi.

Nel Tour del 1972 Guimard si issò addirittura fino al secondo posto della classifica generale, sia pure a oltre sei minuti da Merckx, e nella quindicesima tappa, un paio di giorni prima di ritirarsi, si tolse anche la soddisfazione di vincere una frazione con arrivo in salita, la breve e devastante scalata da Aix-les-Bains alla vetta del Mont Revard, ventotto chilometri che il gruppo affrontò a tutta: le minitappe esistevano anche allora.

In cima arrivarono in sette nello spazio di cinque secondi, ma fu un quartetto a reggere fino alla volata: Eddy Merckx, in maglia gialla, si era avvantaggiato subito e aveva tagliato il traguardo col braccio alzato, ma non si era accorto che alla sua destra un determinatissimo Guimard, già vincitore sui traguardi di St. Brieuc, Royane e Aix-les-Bains il giorno prima, avanzava a gran velocità e la tappa andò per pochi centimetri al francese, nonostante il ricorso del clan del belga che chiese il controllo del fotofinish che i giudici di arrivo avevano ritenuto di non dover guardare. Terzo fu Van Impe e quarto Poulidor.

Guimard in Italia corse raramente: non fu mai al via del Giro e due sole volte prese parte sia alla Sanremo sia al Lombardia. Nel Lombardia del 1972, la sua prima monumento corsa in Italia, Cyrille ebbe modo di mettersi in luce, chiudendo al secondo posto alle spalle del solito Merckx una corsa durissima: furono solo 17 i corridori a tagliare il traguardo a Como, quando da Milano erano partiti in 158.

Guimard era già staccato dal gruppo dei migliori di circa un minuto e mezzo, quando dalle parti di Rezzonico due pullman di turisti si incastrarono, incrociandosi sulla strada da cui dovevano passare i corridori e bloccando tutte le auto che precedevano la corsa. I ciclisti si ingegnarono per passare, non ci fu nessun ammortamento del tempo e i gruppi si ricongiunsero. Merckx se ne andò sulla salita di Castiglione d’Intelvi e dietro si trattava di tirare. Gimondi mise davanti il compagno Houbrechts, ricevendo poca collaborazione dagli altri rimasti nel ristretto gruppo degli inseguitori: Verbeeck, Zoetemelk e appunto Guimard. Il Cannibale rimase irraggiungibile là davanti e nello sprint per il secondo posto fu proprio Cyrille a vincere regolando Gimondi, che non gliele mandò a dire dopo l’arrivo:

“Senza l’intoppo di quel pullman, Guimard non ci avrebbe più raggiunti per beffarci come ha fatto dopo essere stato sempre a guardare!”.

Quel Lombardia di sabato 7 ottobre 1972 fu anche quello dell’addio alle corse di due nomi molto importanti del panorama ciclistico nazionale: Dino Zandegù e Franco Balmamion. Il primo salutò alla sua maniera, andando in fuga da solo e poi fermandosi lungo la strada quando aveva oltre tre minuti di vantaggio per annunciare a gran voce ai tifosi:

“Addio ciclismo! Qui finiscono le fatiche! Io torno a casa”.

L’arrivo del suo direttore sportivo, Vigna, che lo apostrofò con un: “Va' avanti, lazzarone!”, lo costrinse a ripartire; ma durò solo pochi chilometri: si fermò una volta raggiunto dal gruppo a Barni. Alle spalle, più di quaranta vittorie da professionista e in tasca già un contratto da direttore sportivo alla GBC. L’altro addio importante fu quello di Franco Balmamion, anch'egli classe 1940 come Zandegù, vincitore dei Giri d’Italia del 1962 e ’63, entrambi senza aggiudicarsi nemmeno una tappa.

La carriera di Guimard, invece, dopo quel grande 1972 proseguì fino al 1976 senza particolari acuti, ma con ancora belle vittorie: la Roubaix–Reims, terza tappa del Tour 1973, e la Châlons-sur-Marne–Chaumont, ottava di quello del 1974; una tappa al Delfinato nel 1973, una alla Parigi-Nizza 1974, il GP di Plouay 1975, qualche altra tappa in corse meno note e una ventina dei suoi amati Criteria.

Nel 1976 fece in tempo a vincere il titolo nazionale di ciclocross e a chiudere al quarto posto i mondiali della specialità, prima di spostarsi già a febbraio in ammiraglia diventando, a soli ventinove anni, direttore sportivo della Gitane al posto di Jean Stablinski.

Bernard Hinault, che stava per lasciare la squadra per gravi contrasti proprio con Stablinski, decise così di rimanere e avviò la leggendaria carriera che tutti conosciamo.

Guimard, dopo Hinault, guiderà anche tanti altri campioni, su tutti Greg LeMond e Laurent Fignon. Dalla Gitane, che chiude alla fine del 1977, passa alla Renault, poi nel 1986 alla Système U, nel 1989 alla Super U-Raleigh, poi alla Castorama dal 1990 al 1995 e alla Cofidis nel 1997 dopo un anno di pausa. Un’indagine della magistratura per abuso di beni sociali, bancarotta fraudolenta e altri reati finanziari minori legati a una società, la Siclor, che aveva fondato nel 1996 per produrre telai di biciclette e che era fallita nel giro di un anno, metterà fine alla sua attività. In vent’anni, i corridori da lui guidati hanno vinto 7 Tour, 3 Giri d’Italia e 2 Vuelta di Spagna.

Tornò in ammiraglia tra i professionisti nel 2007, per altre nove stagioni nella Roubaix Lille Metropole, formazione Continental con cui lavorava dal 2003, quando la squadra si chiamava Velo Club Roubaix e gareggiava tra i dilettanti.

Dal 2017 allo scorso 30 giugno, a coronamento di una lunghissima carriera, ha guidato la nazionale francese. Nel 2012, per le edizioni Grasset&Fasquelle di Parigi, aveva anche pubblicato, insieme al giornalista Jean Emmanuel Ducoin, un libro dal titolo Dans les secrets du Tour de France, in cui raccontava vicende e retroscena dei suoi Tour in ammiraglia.

Nemmeno si è fatto mancare esperienze alla radio e alla televisione, essendo stato per molti anni consulente di Europe1 e RMC in audio, e di parecchie importanti emittenti, tra cui Canal+ e AB Sports in video. Nel 2018 ha commentato anche il Giro d’Italia per il canale televisivo dell’Équipe.

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