ROUBAIX - Una pietra per tre


VAN DER POEL, VAN AERT E GANNA MISSIONE SPECIALE... ALL’INFERNO

Crudele e affascinante, con 6 milioni di blocchi di pavé è la corsa più vista al mondo. L’olandese, il belga e Pippo già insieme sul podio a Sanremo

"Negli ultimi giorni ho trovato il sole in allenamento e mi ha fatto bene, il mio umore è influenzato dal meteo. L’idea resta quella di cercare di giocarsela fino alla fine: poi quello che sarà, sarà" 
   - Filippo Ganna

9 Apr 2023 - La Gazzetta dello Sport 
Ciro Scognamiglio INVIATO A COMPIEGNE (FRANCIA)

Il primo fremito ti raggiunge già al sentirla nominare. Quando arriva quel giorno – IL giorno – te la vuoi godere in ogni istante. La Parigi-Roubaix è un miracolo sportivo, una fusione mirabile tra Inferno (del Nord, incarnato dal suo pavé terribile) e paradiso, la gara in bici di un giorno più vista – in 200 Paesi – e conosciuta al mondo. Non è un caso che sia la Regina delle Classiche: oggi a Pasqua – prima era sempre così, da qui ‘La Pascale’ – l’edizione 120. La sintesi numerica: 256,6 km da Compiegne a Roubaix, 54,5 km sulle pietre divise in 29 settori. Quella sportiva è ben più ardua, ma in assenza di Pogacar – re del Fiandre – il pensiero corre al podio della Milano-Sanremo: Van der Poel-Ganna-Van Aert. Oggi il primo e il terzo sono i favoriti, il secondo un outsider di lusso. E se la trama fosse proprio ‘una pietra per tre’, nel senso di quella che riceve il trionfatore? Ecco le 5 chiavi per entrare nell’Inferno. in più: cinque anni fa alla Roubaix era compagno di squadra di Michael Goolaerts, morto in corsa per un attacco cardiaco. «La dedica è pronta», ha ammesso il belga. «Vorrei vincere da solo, così avrò più tempo di pensare a Michael negli ultimi metri».

Van contro Van
Sanremo e dedica

La Sanremo per Mathieu Van der Poel è come il mondo per 007: non basta. «Se avrò le gambe del Fiandre, quando mi ha battuto solo un Pogacar stellare – ha detto l’olandese –, allora non posso che puntare al successo». Quanto all’arcirivale Wout Van Aert, che anche alla presentazione dei team di Compiègne ha detto di soffrire ancora un po’ per la caduta al Fiandre, avrà una motivazione in più: cinque anni fa alla Roubaix era compagno di squadra di Michael Goolaerts, morto in corsa per un attacco cardiaco. «La dedica è pronta», ha ammesso il belga. «Vorrei vincere da solo, così avrò più tempo di pensare a Michael negli ultimi metri».

Top Ganna
C’è pure il velodromo

Pochi ieri pomeriggio sono stati più applauditi di Ganna, che di Ineos-Grenadiers è stato l’unico a mantenere gli occhiali scuri sul podio: «Dopo l’operazione (agli occhi per non portare più le lenti, ndr) il sole dà un po’ fastidio ma ora li tiro via», ha scherzato nel video con Gazzetta.it il piemontese: «Dopo il secondo posto alla Sanremo, la fiducia mia e della squadra è cresciuta. Qui servirà anche fortuna, ma mi sento pronto». Bello, dal suo punto di vista di fuoriclasse della pista, che si chiuda in un velodromo: da percorrere 800 metri circa, 300 più un giro completo da 500. Lui qui ha vinto la Roubaix Under 23 nel 2016, e a fianco c’è l’impianto coperto dove nel 2021 Filippo ha trascinato la Nazionale all’oro iridato nel quartetto.

Il percorso
La Foresta e il ring


Se parliamo di percorso, LA parola è Arenberg: primo, e più iconico, dei tre tratti di pavé a cinque stelle di difficoltà. Settore 19, 2300 metri da affrontare attorno alle 15 in cui si può entrare anche a 60 all’ora (oggi non è prevista pioggia). Per Moser, 3 volte re dell’Inferno, «Non esiste niente di peggio della Foresta». Ma resta mirabile pure la frase Tchmil, vincitore nel 1994: «Arenberg è come l’alzarsi dei sipario a teatro. La prima scena della tragedia davanti a noi». Tattica? Sopravvivere, come dice Ganna che ha paragonato il tutto a un ring di pugilato. Nella Roubaix non c’è dislivello, ma le sei milioni di pietre possono scavare distacchi da tappone di montagna: e chi riesce a entrare presto in fuga se resiste si può giocare le sue carte. Mons-en-Pévèle e Carrefour de l’Arbre gli altri tratti da paura.

Gli outsider
Fanno anche la storia

Avete detto outsider? Sette anni fa sembrava tutto apparecchiato per la cinquina di Tom Boonen ma il belga fu battuto in volata da Hayman. Ed è solo un esempio. Per la Roubaix serve esperienza, è un ritornello noto e non sbagliato, ma non più tardi di due anni fa tra pioggia e fango in autunno (per il Covid) trionfò un debuttante, il nostro immenso Sonny Colbrelli. Oggi gente come Pedersen, Küng e il vincitore uscente van Baarle (out però dal Fiandre per infortunio) può coltivare più di una ambizione.

L’altra Italia
Il sogno di Ballerini

Ganna a parte, chi gli altri azzurri? Moscon era in testa nel 2021 prima che la sfortuna si abbattesse su di lui, oggi si rivede ma è difficile che abbia la forma giusta. Trentin è reduce dal miglior Fiandre della vita a 33 anni (decimo) e ha i gradi di capitano. Ma chi sta pensando da un bel pezzo a questa Roubaix è Davide Ballerini, che non è parente dell’indimenticabile Franco (re 1995 e 1998) ma che sfortuna a parte – al Fiandre è caduto tre volte – sente di essere arrivato al top. Ieri a Compiègne aveva gli occhi colmi di speranza: anche per lui IL giorno è arrivato. È oggi. È la Roubaix.

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