L' ESPERIMENTO DEL DOTTOR BRAUN



di Mario Fossati
la Repubblica, 28 dicembre 1985

GREGOR BRAUN, tedesco occidentale, tenterà lunedì, in altura, sulla pista di Città del Messico, il primato dell'ora assoluto (km. 51,151) detenuto da Francesco Moser. E' convintissimo di farcela e non soltanto perché come tutti i nordici è portato a credere in ciò che spera, ma anche perché i suoi meriti fisici sono, a dir poco, principeschi. 

Braun compirà trent'anni il 31 dicembre: alto, ben fatto, lo diresti un atleta olimpico. Un'infanzia amara l'ha indotto al ciclismo. Già campione del mondo nell'inseguimento, Braun sfoggia uno stile di... sobria eleganza ossia naturale: mi ricorda Sidney Patterson e Hugo Koblet, che incantavano i raffinati accarezzando o sollecitando i pedali. Il gregariato su strada, a cui l'aveva indirizzato un animo da mercenario, lo ha un poco sconciato, non tanto, però, da comprometterne il corredo tecnico. Sull'esempio di Moser, Braun, dunque, ci prova. 

Il ciclismo d'oggi, è risaputo, poco concede all'avventura. La scienza se ne è impadronita, non so quanto disinteressatamente: il mestiere del furbo non ha confini. (A volte ho la sensazione che le bandiere del ciclismo continuino a sventolare, ma che lo spirito sia spento). L'ultimo tentativo improvvisato è da ascrivere a Eddy Merckx che, dopo un Giro di Lombardia trionfale e un Trofeo Baracchi vinto nonostante un leggero, ma netto calo di forma, aveva stabilito al Velodromo Olimpico di Città del Messico, nell' anno 1972, un rispettabilissimo km. 49,431. 

Nel 1984 un'équipe medica, intitolata all'Enervit, comandata da Paolo Sorbini, persuase - stavo per scrivere convertì - Francesco Moser alla missione. Un'équipe di medici fece toccare con mano a un campione, che si riteneva finito, di essere, invece, miracolosamente intatto. Erano costoro: Enrico Arcelli, che aveva bussato, invano, alla porta di Gisiger: i professori Conconi, scienziato del sangue, e Tredici, un docente universitario, al seguito del Giro d'Italia, l'ingegnere medico (sic! computer più laurea in medicina) Ferrario; il preparatore atletico Sassi; il professor Dal Monte (la tecnologia al servizio della bicicletta, le ruote lenticolari che evitano il frappè dell'aria, il manubrio a corna di vacca eccetera). 

La pista, non già quella del velodromo olimpico ma l'ellisse in cemento del quartiere d' allenamento del villaggio olimpico, venne rivestita, alla corda, da una resina di fondamentale importanza. Moser, il protagonista, ci mise la sua classe, la sua capacità di sofferenza, la cocciutaggine, la tremenda volontà del montanaro che cerca da fare. La storia è nota: sfruttando, al pari di Ritter e di Merckx, la maggiore penetrabilità dell'aria, Moser, il 19 gennaio 1984, batté, con 50 km e 808 metri, Merckx di un chilometro e 378 metri eppoi, tre giorni dopo, il 23 gennaio, con km. 51,151 se stesso, di 343 metri. 

Braun ha seguito la falsariga di Moser. Tecnologia e preparazione scientifica avanzate. Il Centro Marathon di Brescia (prof. Di Prampero, dottor Rosa) e il costruttore Colnago che lo assistono, hanno fatto tesoro anche dell'esperienza negativa di un dilettante, l'azzurro Manenti, spedito un anno fa allo sbaraglio. 

Per ottenere le massime prestazioni assolute su veicoli a propulsione umana, esiste una formula, che volgarizzeremo in tre punti: 
1) utilizzare veicoli che combinino il minimo valore possibile sia dell' area frontale sia di Cx (che è poi la posizione dell'atleta completamente abbassata sul manubrio); 
2) effettuare la prova all' altitudine più elevata ancora compatibile con l' erogazione di un' adeguata potenza muscolare; 
3) scegliere l'atleta più adatto al tipo di prova in oggetto. 

La formula sfiora addirittura l' ovvietà. Moser e l'équipe di Moser hanno risolto i tre fondamentali, di cui sopra, egregiamente e scientificamente in maniera corretta. 

I test di Braun sarebbero promettenti. Braun tenta ai 2350 metri di quota di Città del Messico. Il 31 dicembre, Braun dovrebbe riprovare. Quindi il 3 gennaio, a conferma di una tesi cara al professor Di Prampero (secondo la quale esiste un'altitudine ideale, valutabile in circa 3500 metri, a cui l' incremento netto di velocità per atleti di élite, a parità di altre condizioni, dovrebbe essere dell'8% circa rispetto al livello del mare) la comitiva si trasferirà a La Paz, in Bolivia. 

Qui, Braun e i dilettanti Minello e Paoletti (per i record della loro categoria) si rimetteranno nuovamente all'opera, sull'anello "vetrificato" del velodromo alto Irpavi. 

Il record dell'ora indice da portare più su o una sfida? E' diventato una sfida. Hanno chiesto a Moser della possibilità di un suo terzo tentativo se mai Braun dovesse fare meglio dei suoi 51,151. Ha risposto: "Non ci voglio pensare". Un record, Moser l'ha in fondo realizzato e difficilmente superabile: è stato e rimarrà il primo al mondo ad avere valicato i 50 orari, nell'ora in bicicletta. 

Quanto a Braun, atleta di nobile lignaggio, dovrà dirci ciò che sarà capace di cavare dalle sue lunghe gambe, nell' ultimo quarto d' ora, allorché lentamente si muore e il tocco della campana giunge fievole e doloroso (diritti d' autore a Fausto Coppi!) e bisogna ricorrere alle virtù del fachiro, che soffre e non si dà vinto. Buona fortuna, Gregor Braun!
MARIO FOSSATI

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