Il ciclismo a Brescia - le origini


Difficile precisare l'anno in cui fu introdotto il velocipede a Brescia. I velocipedi, di legno, erano tuttavia già abbastanza diffusi a Brescia nel 1869, tanto da allarmare le autorità cittadine che il 21 luglio ne proibirono l'uso nelle vie interne della città e negli spazi adiacenti, fatta eccezione dei bastioni di S. Nazaro. 

Tra i più accaniti velocipedisti fu Angelo Canossi che intorno al 1870 si fece spesso vedere sulle traballanti ruote di legno cerchiate. L'esempio suo e di altri coraggiosi fu ancor più imitato, così che, nel 1875, venne fondato il "Veloce Club" di Brescia (di cui fu presidente l'avvocato Tito Baresani), che però si sciolse l'anno dopo. 

Sulle sue rovine sorse però, sempre sotto la presidenza dello stesso Baresani, e presso la Società Ginnastica "Forza e Costanza", una forte sezione ciclistica, i cui soci ebbero come istruttore e animatore Alfonso Pastori, che trasformò la Crocera di S. Luca in una scuola di "velocipedistica". Pastori aveva già compiuto, con tre compagni e su un velocipede di legno con le ruote alte un metro, un viaggio a Roma. 

Nel 1879 comunque lo sport velocipedistico si era ancora più diffuso e le autorità cittadine si videro costrette di nuovo a limitare l'uso delle strade cittadine, riservando loro solo gli stradoni di Porta Venezia. Fra le prime manifestazioni organizzate dal Pastori con l'alto biciclo però più leggero e scorrevole, vi fu una gita sociale a Rovato (8 aprile 1888) in occasione della quale fu ammirato un partecipante in "bicicletta". 

A questa prima manifestazione seguirono corse su strada e anche su pista, tenute queste in piazza d'armi, dove già fin dal 1893 entrò in funzione un ciclodromo. Fra i soci più attivi e benemeriti della sezione ciclistica della Forza e Costanza si segnalarono l'avvocato Luigi Pedrotti, l'avvocato Carlo Bonardi, Luigi Buffoli e due bravi corridori Giuseppe Moreschi e Gian Ferdinando Tommaselli. 

La sezione si andò ancor più sviluppando con la diffusione del "bicicletto" e l'invenzione del pneumatico smontabile. Ad essa, tuttavia, si contrappose, per iniziativa dell'avvocato Ercole Paroli, il "Veloce Club Victoria" che costruì nel 1894 una pista fuori porta Milano mentre la sezione della Forza e Costanza ne allestì un'altra a Porta Venezia inaugurata il 27 agosto 1894. 

Iniziò così una vivace competizione tra i "victoriani" (che amavano chiamarsi anche scamiciati e preferirono le corse al turismo) e i "costanzini" che propugnavano quasi soltanto il ciclismo turistico. 

Nel 1894 l'avvocato Paroli fondava anche un settimanale dal titolo "Il Ciclo" mentre l'animatore della sezione ciclistica della Forza e Costanza Enrico Minetti (poi fra i migliori elementi della fabbrica d'automobili "Lancia") pubblicò a sue spese, un altro settimanale "Il Velocipede". 

Fu del resto proprio in seno alla Forza e Costanza che nella seconda metà del 1893 nacque l'idea di una Federazione Ciclistica Italiana che preparò la nascita, tra molte polemiche, del Touring Club Italiano. 

Dal 1905 al 1910 l'attività ciclistica divenne rilevante. A Tommaselli e Moreschi si aggiunse Tonoli in via Dilda, i due Bianchi, Alberini, Baroni, Favalli, Tironi, Capra, Montanari, Maestri (il futuro deputato), Zilioli, Girelli, Legari, Zelini, Gelmetti, Malanca, Valotti, Torri, Tonolini, Miglioli, Renzo Castagneto. Quest'ultimo fu il primo fra i bresciani a portar a termine un giro della Lombardia. Nel 1905 sorgeva l' "Unione Sportiva Bresciana", cui seguirono nel 1903 la "Leonessa" e nel 1911 "Vis et Patria" e la "Libertas". Il 17 aprile, organizzato da un comitato presieduto dal conte Orazio Oldofredi, si corse a Brescia il I circuito ciclistico internazionale con allenatore (oggi dietro motori) sul percorso Brescia, Castenedolo, Montichiari, Lonato, Rezzato, Brescia, vinto dall'équipe francese Alcyon. Ma molte furono le corse programmate a Brescia sul piano nazionale.


Dopo la prima guerra mondiale il ciclismo riprese ancora più intensamente, registrando tra i migliori corridori bresciani Busi, Marioli, Benaglia, vittoriosi in campo regionale, e i tre fratelli Mainetti di Manerbio, di cui Luigi fu lo stradista più completo che per decenni abbia potuto vantare il ciclismo bresciano. Ad essi seguirono Meschini, Codenotti, Ravelli, Zanca, Valotti, Bignotto. 

Nel 1933 ebbe grande prestigio il velocista Benedetto Pola di Borgosatollo che nel 1934 a Lipsia assicurò all'Italia il titolo di campione del mondo su pista dei dilettanti. Divenuto in seguito campione d'Italia, vide declinare presto la sua fortuna. Lo stesso titolo fu poi conquistato per tre volte, nella stessa specialità della pista, da Lorenzo Nervi di Cignano. Pur non raggiungendo per anni titoli brillanti, il ciclismo bresciano annoverò un bravo corridore nel valtrumplino Montini. 

Un rilancio organizzativo del ciclismo a Brescia si ebbe nel secondo dopoguerra. Un gruppo di sportivi cittadini, della "Vis et Patria" di S. Eufemia, assicurò a Brescia l'arrivo e partenza di tappe del Giro d'Italia che in seguito vennero ottenute dal sindaco Boni e da Giuseppe Orsi, i quali nel 1962 riuscirono ad assicurare a Brescia l'organizzazione, sul circuito di Salò, dei campionati del mondo su strada che videro la presenza di trecentomila spettatori. 

Sempre nel dopoguerra, dal 1947 al 1962 si andarono affermando in campo dilettantistico: Molinari, Filippini, Serena, Rivetta, Martinelli, Olmi, Kazianka. Serena vinse anche un giro di Catalogna mentre Giuseppe Ogna di Rezzato nell'agosto 1955 conquistò al velodromo Vigorelli il titolo mondiale dei dilettanti su pista, ripetendo poi meno importanti vittorie sulle piste d'Europa e d'America. Imprese minori ma significative compirono poi Ratti, Cressari, Medani, Manenti, Nicelli, Bongioni, Tagliani, Porteri, Rubagotti, Ernesto Bono. Questi nel 1961 oltre che distinguersi nel giro d'Italia, vinceva il trofeo U.V.I. Nei campionati del mondo del 1962 poi Antonio Tagliani di Bedizzole fece parte del quartetto vincitore il 30 agosto del campionato del mondo mentre Renato Bongioni di Ome, vinceva lo stesso titolo nella gara individuale dilettanti dell' 1 settembre. Nell'ultima decina di anni si sono segnalati in modo particolare: Michele Dancelli due volte campione italiano dei professionisti, vincitore, fra l'altro, della Milano-San Remo del 1970, dopo parecchi anni di egemonia straniera, Pierfranco Vianelli, che alle Olimpiadi del Messico (1968) ha conquistato la medaglia d'oro su strada per dilettanti, raccogliendo anche nella breve carriera professionistica, buoni piazzamenti. Mario Anni, è stato uno dei gregari di lusso dei campioni del momento. Tra i corridori che sono ancora in attività sono da segnalare Fausto Bertoglio, vincitore nel 1975 del Giro d'Italia e del Giro di Catalogna. 

Davide Boifava, campione italiano di inseguimento professionista e protagonista di diverse competizioni su strada, Pierino Gavazzi, che ha vinto diverse gare, Alessio Antonini, Aldo Parecchini campione d'Italia dilettanti ecc. 

Bisogna inoltre segnalare l'intensa attività di alcune società ciclistiche che hanno dato al ciclismo italiano ottimi corridori. Tra questo ricordiamo l'"Erbitter" di Gavardo, lo "Sport club" di Brescia, la "Libertas 1911", la "S. Eustacchio" il "Pedale Bresciano" (dalle file del quale sono usciti Bongioni e Vianelli). E bisogna ancora tenere presente che nel Bresciano hanno sempre attinto e attingono corridori anche società sportive di altre province.

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