MONDIALE - Lisbona 2001



Campionato del Mondo su strada 2001. Lisbona, 14 ottobre.

Gilberto Simoni (1971) all'attacco a pochi chilometri dal traguardo. Uno scatto secco in salita, bello, efficace, da campione. E subito, quindici secondi di margine sul gruppo, che tentenna, si allarga, resta indeciso sul da farsi. Sembra fatta per il trentino. Poi, invece, accade quello che mai avresti immaginato...

E' il primo Mondiale con Franco Ballerini (1964-2010) in veste di commissario tecnico, incarico avuto solo all'ultimo momento e con ancora il grande Alfredo Martini (1921-2014) al suo fianco a fungere da vecchio saggio e supervisore. La squadra italiana è forte, è fatta di gente capace di correre da protagonista e vincere grandi giri e grandi classiche, con molti capitani. Forse troppi... Ci sono Michele Bartoli (1970) e Paolo Bettini (1974), Danilo Di Luca (1976) e Francesco Casagrande (1970), e poi ancora Davide Rebellin (1971) e Daniele Nardello (1972), oltre a Ivan Basso (1977), Giuliano Figueras (1976), Eddy Mazzoleni (1973), Gianni Faresin (1965) e i due protagonisti di questa storia, Gilberto Simoni e Paolo Lanfranchi (1968). 

La Squadra, come nell'ambiente è chiamata la nazionale azzurra, fa corsa dura tutto il giorno e manda all’attacco a ripetizione i suoi capitani: il carico finale, sull’ascesa che domina Lisbona, lo mette sul tavolo Gilberto Simoni. A sette chilometri dall’arrivo. Jan Ullrich (1973), fresco campione del mondo a cronometro e grande favorito per la corsa, prova a condurre l'inseguimento, ma niente da fare. Rebellin e Figueras fan buona guardia ma, soprattutto, lo scatto di Simoni è stato di quelli che fanno male. Provano ancora Richard Virenque (1969) e Santiago Botero (1972); Joseba Beloki (1973) si danna l'anima. Sono solo fuochi di paglia.

E per qualche centinaio di metri nessuno tira: il momento è magico, di quelli che fanno la Storia, Simoni può farcela davvero. Ma ecco arrivare in testa al plotone, come una furia, Paolo Lanfranchi. Una vita da gregario, buon scalatore, vincitore a Briançon al Giro 2000 più altre otto volte in carriera, mette lì due tirate alla morte, fino a quando non arriva Gianni Faresin, regista in corsa della nazionale a fermarlo. Ma è tardi ormai, il vantaggio di Gibo è dimezzato, il gruppo lo vede di nuovo e in un amen lo risucchia. 

Sarà arrivo allo sprint, allora, con Paolo Bettini che, costretto a far volata da solo, sarà secondo alle spalle dello scaltro come pochi e micidiale Oscar Freire (1976).

Al fattaccio seguirono inevitabili polemiche, con tanto di processi sommari al "traditore" Lanfranchi - "il Gano del ciclismo mondiale; una barzelletta per il mondo delle due ruote", lo provocò sintetizzandogli quel che di lui si diceva Eugenio Capodacqua (1946) in un'intervista pochi giorni dopo il mondiale - e una domanda semplice semplice: perché? 

Paolo Lanfranchi aveva chiesto subito scusa, ammettendo di essersi comportato da vero pivello. Non sapeva che Gibo fosse ancora là davanti e aveva voluto dare una scossa all'andatura molle del gruppo, combinando il patatrac. E perché non credergli? Un conto è sbagliare, un conto è tradire. Ma i complottisti proponevano e sostennero un'altra teoria, mai definitivamente accantonata, come le scie chimiche: secondo questi, e Simoni si unì al coro, Lanfranchi aveva agito per gli interessi del suo club, la Mapei, dove lui all'epoca militava insieme con Freire e Bettini, guarda caso primo e secondo all'arrivo. Illazioni? Fake news d'antan? Lanfranchi smentì risolutamente, reclamando la propria buona fede: stava tra l'altro cambiando casacca e non aveva grandi debiti di riconoscenza con la propria squadra. O perlomeno non sufficienti a valere la figuraccia mondiale in mondovisione dell'essere per sempre bollato come l'italiano che guida l'inseguimento all'italiano...

A parte tutto, e lascio a ciascuno il diritto di schierarsi per l'una o l'altra teoria, vero è che la Squadra quel giorno gestì male, per colpa soprattutto, ma non solo, di Lanfranchi, la protezione alla fuga di Simoni, che giustamente ancor oggi schiuma livore e rimpianti. Ma non cessò di sbagliare, una volta ripreso Gibo, perché anche la conduzione della volata fu pessima, con tanti a far corsa per sé e pochi, giusto Nardello e Faresin, a sbattersi fino alla fine e a sacrificarsi per la causa e per il compagno più veloce...

Ballerini quel giorno capì tante cose e fece tesoro dell'esperienza. Non avrebbe da allora più sbagliato un colpo. Fino a quella maledetta curva... 
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Campionato del Mondo su strada 2001. Lisbona, 14 ottobre. 254,1 km

1. Oscar Freire (Spagna) - Mapei in 6h07'21"
2. Paolo Bettini (Italia) - Mapei s.t.
3. Andrej Hauptmann (Slovenia) - Tacconi Sport s.t.
4. Erik Dekker (Olanda) - Rabobank s.t.
5. Erik Zabel (Germania) - Deutsche Telekom s.t.
6. Piotr Wadecki (Polonia) - Domo-Farm Frites s.t.
7. Giuliano Figueras (Italia) - Panaria s.t.
8. Guennadi Mikhailov (Russia) - Lotto-Adecco s.t.
9. Tomas Konecny (Repubblica Ceca) - Domo-Farm Frites s.t.
10. Beat Zberg (Svizzera) - Rabobank s.t.

12. Paolo Lanfranchi (Italia) - Mapei s.t.
38. Gilberto Simoni (Italia) - Lampre s.t.

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