CHE COSA ASPETTARSI DALLA STRADE BIANCHE
per Alvento magazine - Alessandro Autieri
Foto: Paolo Penni Martelli
Chiamatela attesa, bramosia o speranza, quella di vedere Van Aert, Alaphilippe e van der Poel (scritti in ordine casuale) giocarsi fino all'ultima stilla di sudore la Strade Bianche.
Magari con un attacco sulle Sante Marie (non prima eh, sennò ce lo perdiamo: inizio diretta tv o streaming ore 13.45 circa), intanto, per vedere che effetto fa sulle gambe degli altri. Fin dove lasciano il segno.
Vedremo chi emerge dalla polvere - o dal fango, se il tempo volge al brutto - e poi, se proprio non ci si vuole giocare tutto salendo verso Piazza del Campo, ecco che tra Colle Pinzuto e Le Tolfe, con quei nomi allegorici che solo in Toscana, il terreno c'è per il colpo risolutivo, e il contorno a ispirare non manca.
Mancherà solo la gente che non è poco, anche se ci stiamo facendo la brutta abitudine. E poi: vogliamo riappropriarci del finale più degno e che solo una disattenzione generale - di corridori, di moto e di pianeti male allineati - ci ha tolto al Fiandre 2020? La risposta è una ed è ovvia.
Nel 2019 a Siena vinse Alaphilippe, lo scorso anno toccò a Van Aert, mentre van der Poel ottenne un quindicesimo posto al termine di una giornata tutt'altro che da van der Poel.
In Belgio, pochi giorni fa, ha sgasato, si è testato, un paio delle follie delle sue, attacchi da lontano, poi piccole scaramucce con gli avversari, scelte strategiche forse non brillantissime nel finale della Kuurne-Brussels-Kuurne e persino un manubrio rotto a Le Samyn, ma, pioggia o sole, caldo o freddo, strada bianca ben battuta – come si è visto dalle ricognizioni di questi giorni – oppure più carrareccia, beh, è il favorito (assoluto) con qualche punto di margine sul francese e soprattutto sul belga, che ancora in strada non si è visto in questo scorcio di stagione. Ma dicono che in allenamento abbia fatto paura.
Poi, certo, la gara non si ferma a loro tre: il cast è stellare e con Pogačar e Pidcock "rischia" di essere corale. Loro i favoriti a cinque, quattro e tre stelle e poi ci sono gli altri: Van Avermaet, Štybar, Wellens, Kwiatkowski, Fuglsang, Bardet, Madouas eccetera.
E gli italiani? Generazione di corridori che hanno maturato una sorta di intolleranza a ghiaia, balze e biancane senesi. Unico vincitore Moreno Moser, ultimo rampollo di un'intera discendenza e che poi ha preferito fare altro.
Pochi pure i podi, anche quando la corsa era appena nata (era il 2007, vinse Kolobnev) e i nomi alla partenza non erano quelli dei migliori come accade oggi, o meglio domani.
Lo scorso anno gran bella gara di Formolo e Bettiol, ma non bastò: d'altronde come si poteva battere Van Aert? E andare forte a loro potrebbe non bastare nemmeno domani.
Gli altri: Ballerini potrà tenere i migliori sugli strappi? Difficile. Brambilla può essere un nome spendibile per un piazzamento a ridosso del podio; da Rosa, Conca e De Marchi ci si aspetta più un attacco da lontano, come i due fratelli Bais che vederli in fuga assieme sarebbe come una saga familiare.
Assenti per diversi motivi possibili protagonisti: Nibali, Ulissi, Moscon, Bagioli e Trentin – come Sagan e Schachmann. Complesso immaginarsi il tricolore sventolare in alto, salvo un miracolo che di questi tempi è meglio riservare per altro.
Da Siena a Siena, 184 chilometri, circa. 63 di sterrato suddivisi in 11 settori e finale sullo strappo che porta in Piazza del Campo. Primo punto-chiave Sante Marie (o Settore Fabian Cancellara) e il lungo tratto in su e giù, una volta scollinati, con ancora diverso sterrato e qualche curva difficile.
Per dare alla corsa un credito ulteriormente leggendario di quello che si è costruito in sole 14 edizioni ci vorrebbero quei 50 chilometri in più. A dividere ulteriormente quelli forti da quelli ancora più bravi. Corsa che, tuttavia, premia corridori completi, che siano grangiristi o classicomani, pietraioli o ardennisti: non fa differenza, qui negli anni sempre - più o meno – vincitori ben attrezzati.
I FAVORITI DI ALVENTO















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