Man derby: vicini rumorosi sì, amici mai
E pensare che in principio - 1881: centoquarant'anni fa - Utd e City erano amici, meglio: amichevoli. Non solo i rapporti, ma anche i loro Manchester derby.
Il professionismo nel calcio non esisteva ancora, e anzi quando arrivò cominciarono i problemi.
E con essi una rivalità destinata a fare Storia.
A volte anche di solidarietà.
Nel secondo dopoguerra, con l'Old Trafford inagibile dal '41 al '49 per via dei bombardamenti nazisti, il vecchio Maine Road - per cinquemila sterline annue fu casa - anche - del Manchester United.
Oggi, dopo lustri di proprietà straniere, non si può parlare di "vicini rumorosi" o di prima o seconda squadra di Manchester: sono due superpotenze.
Troppo multinazionali per perdersi in provincialismi.
Oltre alla rivalità per gli stessi obiettivi - in campo e sui mercati - resta però l'orgoglio tutto UK dell'appartenenza.
Lo si è visto anche in tempi recenti con l'affaire-Tevez/Gary Neville;
il mancato salto in skyblue di Rooney (con 11 gol top scorer all-time nella stracittadina);
per non parlare della vendetta - quella sì personalissima di Keane, per fattacci che però risalivano a quattro anni addietro, quando Haaland padre era al Leeds.
Al Mancunian Derby ufficiale numero 185 si arriva con il City capolista a +14 sui cugini; e in striscia di 21 vittorie.
A proposito di storia: 22 c'è il Real Madrid di Ancelotti, a 23 il Bayern di Flick, a 26 l'Ajax di Michels.
Immediato quindi pensare a un'altra striscia dei Citizens, imbattuti in 37 partite prima del 3-2 di Van Persie al 91', cinque minuti dopo l'illusorio pareggio di Zabaleta.
Quel derby, all'Etihad il 9 dicembre 2012, finì in vergogna con Hart che stoppò un'invasione di campo e Ferdinand tagliato in faccia da una monetina.
Vicini rumorosi sì, amici mai.
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