Sappada, dove Roche scippò il Giro a Visentini: «Non ho mai perdonato»


"Avevo capito tutto già dalla partenza: 
era stato deciso che avrebbe vinto 'quell’altro'"
   - Visentini e la Carrera

"Due giorni dopo lo presi a calci in galleria. 
Se lo incontrassi oggi? Non c’è niente da chiarire"
   - Visentini e Roche

di Alessandra Giardini
24 May 2024 - La Gazzetta dello Sport - Verona
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Il suo nome è legato al tradimento più feroce nella storia del Giro d’Italia, quello di Sappada. Quel giorno, il 6 giugno 1987, Roberto Visentini era in maglia rosa e voleva vincere il secondo Giro in fila. Fu un compagno di squadra a portarglielo via. «L’avevo capito prima di partire che tirava un’aria strana. Avevano già deciso che avrebbe vinto quell’ altro, volevano fare un’operazione di marketing nel suo Paese». Quell’altro, che Visentini non nomina mai, è Stephen Roche, e il Paese è l’Irlanda. E quelli che avevano già deciso sono i fratelli Tacchella, i fondatori della Carrera. «Ci metto anche Boifava, che era sull’ammiraglia. La squadra era spaccata a metà, qualcuno per me, qualcuno per lui. Corridori ma anche meccanici e massaggiatori. Era già tutto deciso. Fin dalla prima tappa quell’altro correva sempre sulla mia ruota, mi giravo ed era lì. Quando gli diedi più di due minuti e mezzo nella crono di San Marino, scoppiò il finimondo. Arrivai in albergo e l’unico che mi disse bravo fu un massaggiatore mio amico. Sentivo puzza di bruciato. E avevo ragione».

L’attacco 

Il tradimento si consuma nella tappa che va da Lido di Jesolo a Sappada. «Mi attaccò quello che doveva essere un mio compagno, in gruppo tutti mi guardavano con compassione mista a pena. Arrivò Moser: guarda che ti fanno perdere il Giro. Dall’ammiraglia mi dicevano che davanti non tiravano, invece il vantaggio aumentava. Dei miei compagni due erano in fuga, gli altri staccati. E io lì in mezzo come un pirla. La maglia rosa si rispetta, si protegge. Ma avevano già deciso tutto, doveva vincere quell’altro. E c’erano rimasti male perché io andavo forte, in salita andavo come uno scooter, ho rischiato di fargli saltare il piano». Visentini urlò, bestemmiò, poi si arrese: andò prima in crisi di fame poi alla deriva. «Fu bravo il massaggiatore la sera in albergo a tenermi lontano da quell’altro, sarei finito in galera, non valeva la pena rovinarsi la vita. E lui si nascondeva. Due giorni dopo in galleria lo presi a calci, ma chissà come mai avevo sempre la giuria dietro il sedere. No, non c’è niente da chiarire. Se lo incontrassi domani l’istinto sarebbe sempre quello».

Vergogna 

Prima di Sappada Visentini aveva vinto tanto, sempre. Campione del mondo juniores, maglia bianca al primo Giro, secondo dietro a Saronni nel 1983, e l’anno prima in trionfo davanti a Saronni, Moser e LeMond. Dopo Sappada, più niente. «Non volevo più vedere nessuno, mi vergognavo di uno sport dove potevano succedere robe così». Smise ufficialmente nel '90, ma erano tre anni che aveva perso il senso. Bello, elegante, benestante, era sempre stato una mosca bianca nello sport dove la fame ti muove e la fatica ti sfigura. «Uno sport che non mi è mai piaciuto: passione zero, ma volontà tanta e grinta al cento per cento, non mollavo mai. A me piacevano le moto, andavo a fare enduro con i miei amici, e ogni quindici giorni andavo a sciare. I direttori sportivi? Sapevano e tacevano. Perché vincevo». In bici ci va ancora: con quella elettrica, in montagna. Ma in Irlanda non c’è mai stato. «È un posto triste. In vacanza vado a Ibiza, a Formentera». Un giorno ha smesso sul serio, e il ciclismo è qualcosa che segue sul televideo. «Vado a vedere chi ha vinto la tappa. Se mi capita guardo gli ultimi chilometri. Lo sport è una parentesi, dieci, dodici anni. Poi c’è la vita vera, quelli che vivono di ricordi non mi piacciono. Ho una bella famiglia, da casa vedo tutto il lago di Garda, i figli sono sistemati, e ho tanti amici che si farebbero in quattro per me». Quelli che non ti tradiscono.


IDENTIKIT
Roberto Visentini è nato a Gardone Riviera il 2 giugno 1957. Professionista dal 1978 al 1990, ha vinto il Giro d’Italia nel 1986.

Vittorie
In carriera ha collezionato 18 successi. Tra queste ci sono 5 tappe al Giro d’Italia (una nel 1983, una nel 1984, una nel 1986 e due nel 1987) e 2 alla Vuelta di Spagna (nel 1980) più la Tirreno-Adriatico del 1983.

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