Più Forte di Chamberlain


di CHRISTIAN GIORDANO

Come producer-regista del Monday Night Football alla ABC ha conquistato undici Emmy Awards, ma in pochi però sanno che Chet Forte al college è stato un signor giocatore e pure Player of the Year del 1957.

Figlio di un medico di Hackensack, New Jersey, Fulvio Chester Forte Jr entrò alla Columbia University di New Yorkcome pre-med major. Non gli ci volle molto prima di rivaleggiare in popolarità nazionale con un compagno di studi destinato a far parlare di sé: il cantante Pat Boone, uno così malato di basket da comprarsi due squadre.

Alto appena 1,74 per 65 kg, Forte era una macchina da punti, capace di condurre il contropiede o di liberarsi per il suo instoppabile jump shot dopo una serie di finte e controfinte, e di entrare a canestro sfruttando un discreto primo passo. Veloce e imprevedibile, col suo caratteristico piazzato a due mani era spesso letale. E sapeva colpire anche col jumper. 

Le prime quattro partite nella varsity (la prima squadra) le chiuse a 31 punti di media, cifra che già spiega perché tanti coach avversari sceglievano di sacrificarlo su di lui un uomo, in genere un seipiedi (1,82), per garantirsi un minimo mismatch di centimetri, e lasciare a zona gli altri quattro. Neanche quella tattica però poteva contenere Chet "The Jet", che chiuse la carriera universitaria alla media di 14,8 punti a partita, tuttora record d'istituto a Columbia.

Noto anche per il suo continuo "parlare" (eufemismo) con gli avversari, Forte era uno che conquistava il cuore dei tifosi, specie i più piccoli di statura. Da senior (quarto e ultimo anno), infatti, se ne stava là a battagliare in mezzo ai giganti (in ogni senso) del college basketball.

Nella stagione 1956-57, era in corsa per il titolo di capocannoniere con colossi come Wilt Chamberlain, 2,14 di Kansas, e Grady Wallace, 2,04 di South Carolina. Forte fece il suo, mettendone 45 - altro record individuale per Columbia - contro Pennsylvania, ma a spuntarla, a 31,2 di media, fu Wallace.

Chet aveva chiuso l'anno da senior con 694 punti in 24 partite, quindi a 28.9 di media, e da College Player of the Year nel quintetto di All-American con Chamberlain, Lenny Rosenbluth (North Carolina), Rod Hundley (West Virginia) e Gary Thompson (Iowa State). Certo, Wilt aveva portato Kansas in finale, ma aveva pur sempre perso il confronto diretto con uno alto mezzo metro meno di lui. Come non bastasse vinse l'Haggerty Award come miglior giocatore dell'area metropolitana di New York e fu nominato sia nell'All-Ivy League sia nell'All-Metropolitan. E in un All-Star Game di college nazionale segnò la cifra-record di 32 punti.

Prima di approdare a Columbia, però, aveva sempre giocato in squadre mediocri. In tre stagioni con la varsity però compilò un record di 50-23, comprensivo del 18-6 dell'annata 1956-57. La sua importanza in quel contesto emerse con l'inequivocabile dirompenza dei numeri nell'Orange Bowl Tournament di Miami, dove si aggiudicò (34 punti a 28) il confronto diretto con l'All-American Hot Rod Hundley. Columbia perse 70-60 contro West Virginia ma Forte fu comunque MVP.

Ben prima che i giocatori avessero sulla canotta il proprio il cognome, a Columbia la 40 di Chet virtualmente lo aveva già. Nelle gare in casa lo speaker, che solitamente i giocatori li annunciava per nome e numero di maglia, con lui dovette cambiare abitudini dopo troppi quarantelli salutati col cacofonico refrain «canestro del numero forty (quaranta), Forte». Le pronunce di nome e numero erano infatti pressoché identiche.

Tra le tante imprese di Forte, spicca il record NCAA, tuttora imbattuto, per tiri liberi realizzati consecutivamente (38). Al termine della sua stagione da senior, Chet fu il primo giocatore della cosiddetta Ivy League (gli otto college più elitari del nord-est, quelli con l'edera, ivy, sugli edifici storici del campus) a firmare un contratto professionistico prima ancora di essersi laureato. Forte però fu reclutato dall'esercito e nei pro', tranne una breve esperienza in minor league, non giocò mai.

Entrò invece, nel 1963, alla ABC Sports, dove vinse – per la regia sportiva – il suo primo Emmy Award in 17 anni di direzione del seguitissimo Monday Night Football. Alla ABC resterà per 25 anni, poi avrà un suo popolare talk show radiofonico alla XTRA di San Diego. Fino alla sua scomparsa però, avvenuta a 60 anni il 18 maggio 1996, pochi sapranno che quel fenomeno capace sempre di staccare sull'inquadratura giusta nel football o nella copertura di due Olimpiadi, era stato, in quella magica stagione di basket, più Forte di Chamberlain.

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